La rivalutazione delle pensioni può essere anticipata di qualche mese con il decreto Aiuti bis: così il governo tutela i pensionati italiani dagli effetti dell’inflazione.
L’aumento delle pensioni già annunciato per il 1° gennaio 2023 potrebbe essere anticipato a settembre (con decorrenza dall’1 luglio). A darne anticipazione sono i sindacati che hanno preso parte all’incontro con Mario Draghi utile per discutere di alcune misure da inserire nel prossimo decreto Aiuti bis, dove non ci sarà un nuovo bonus 200 euro ma piuttosto un ulteriore sgravio contributivo, dopo quello già introdotto con la legge di Bilancio 2022, utile per innalzare lo stipendio netto degli italiani.
Come raccontato da Luigi Sbarra, segretario della Cisl, come pure da Pierpaolo Bombardieri, Uil, il governo ha in mente non solo di contrastare la perdita del potere di acquisto degli stipendi, ma anche delle pensioni. E per farlo potrebbe anticipare la rivalutazione degli assegni, solitamente in programma al 1° gennaio di ogni anno tenendo conto del tasso d’inflazione registrato nei 12 mesi precedenti, già al prossimo settembre, così da adeguare fin da subito gli assegni al nuovo costo della vita.
Non abbiamo altre informazioni a riguardo, per le quali dovremo attendere il testo del decreto Aiuti bis che dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri la prossima settimana. Quel che sappiamo è che potrebbe trattarsi di un aumento considerevole, a meno che il governo non decida di attuare per il momento una rivalutazione parziale per poi procedere con un secondo aumento all’inizio del prossimo anno.
Cos’è la rivalutazione delle pensioni
Ogni inizio anno l’importo delle pensioni, come pure di altri trattamenti assistenziali come l’assegno sociale e gli assegni d’invalidità civile, viene adeguato all’andamento dell’inflazione registrato nell’anno precedente. Questa operazione è conosciuta con il termine di rivalutazione, o anche di perequazione.
In caso di aumento dei prezzi, dunque, cresce anche l’importo delle pensioni, così da mantenerne inalterato il potere d’acquisto con il passare degli anni.
Sull’importo percepito viene quindi applicato un aumento pari al tasso di rivalutazione registrato dall’Istat per i 12 mesi precedenti. Tuttavia, sopra una certa soglia la rivalutazione viene attuata in maniera parziale, così da ridurre i costi di una tale procedura.
Nel dettaglio, l’attuale meccanismo di rivalutazione prevede tre diverse fasce:
- gli assegni con importo annuo inferiore alle quattro volte il trattamento minimo (quindi sotto i 2.062,00€ lordi mensili, stando ai valori attuali) hanno diritto a una perequazione al 100%;
- gli assegni con importo compreso tra le quattro e le cinque volte il trattamento minimo (fascia tra 2.062,00€ e 2.577,90€ mensili) godono di una perequazione al 90%;
- sopra le cinque volte il minimo (quindi sopra i 2.577,90€ mensili) la perequazione è del 75%.
Stando agli attuali dati sull’inflazione, dunque, il 1° gennaio 2023 è previsto un aumento di circa l’8% dell’importo per le pensioni che non superano i 2.000 euro (circa); tra i 2.000 e i 2.500, invece, del 7,2%, mentre sopra tale soglia del 6%.
Un’operazione dal costo preventivato di circa 20 miliardi di euro, che il governo potrebbe decidere di anticipare di qualche mese così da contrastare fin da subito la perdita del potere d’acquisto sulle pensioni.
Le pensioni aumentano già a settembre? Sarà il decreto Aiuti bis a rispondere
Con il prossimo decreto Aiuti - che dovrebbe arrivare in consiglio dei Ministri la prossima settimana - il governo potrebbe decidere di anticipare l’indicizzazione per la rivalutazione delle pensioni prevista a gennaio 2023 al secondo semestre 2022.
Ciò significa che le pensioni potrebbero aumentare con decorrenza al 1° luglio, anche se di fatto - tenendo conto del tempo necessario per aggiornare gli importi - bisognerà attendere fino a settembre (con il riconoscimento degli arretrati).
Si tratterebbe di un aumento importante, basti pensare che su una pensione di 1.000 euro si tratterebbe di 80 euro in più al mese, mentre su un assegno di 1.500 euro di 120 euro. E incrementi ci sarebbero anche per l’assegno sociale (che potrebbe superare i 500 euro), come pure per gli assegni d’invalidità civile (che potrebbero salire a circa 315 euro).
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