I mercati emergenti sono i primi a essere penalizzati dai rialzi dei tassi della Fed. Ecco perché si tratta di un legame molto pericoloso.
La Fed ha alzato nuovamente i tassi e non di poco. Altri 0,75 punti in un colpo solo, che hanno portato il tasso di riferimento dal 2,50% al 3,25%.Questa mossa genera molte problematiche e difficoltà su varie classi di investimento.
Le obbligazioni sono sicuramente le prime a essere penalizzate. Se i tassi salgono, i prezzi dei bond scendono. Ma non va meglio per le azioni, perché l’aumento dei tassi fa salire il costo dei finanziamenti, colpendo quindi i profitti societari. Inoltre, sempre in ambito equity, l’aumento dei tassi tende a comprimere i multipli (ad esempio il rapporto prezzo/utili).
C’è comunque un comparto che soffre più degli altri l’aumento dei tassi della Fed e si tratta dei mercati emergenti, sia per quanto riguarda le azioni che le obbligazioni.
Cosa succede ai mercati emergenti quando la Fed alza i tassi?
Già lo scorso anno avevo scritto della relazione tra rafforzamento del dollaro e mercati emergenti. L’effetto sugli stessi mercati dell’aumento dei tassi da parte della Fed è simile ed è strettamente collegato con quello del rafforzamento della valuta Usa.
Quando la Fed alza i tassi, anche le obbligazioni americane rendono di più. Gli investitori di tutto il mondo, che considerano non a torto i Treasury americani come il «free-risk» per eccellenza, tenderanno quindi a spostare più fondi verso questi titoli sicuri man mano che i loro rendimenti salgono.
Questo perché quando i rendimenti Usa sono bassi ci si prende più rischi pur di avere un rendimento decente, ma quando questi salgono non c’è più motivo di prendersi tali rischi e i fondi possono spostarsi sui bond americani, facendo peraltro salire anche il dollaro.
Ora, però, il problema è per gli altri Paesi. Perché lo spostamento verso i bond americani genererà delle fughe di capitali dagli effetti tanto più devastanti quanto più il Paese da cui escono abbia un sistema finanziario non molto solido.
Il risultato è che molti Paesi Emergenti saranno costretti ad aumentare precipitosamente i tassi per tornare a essere competitivi con l’area dollaro. Tuttavia, l’aumento dei tassi finisce con il penalizzare tanto i bond quanto l’equity di questi Paesi, nonché la stessa economia reale.
Tassi Fed in rialzo, mercati emergenti in ribasso
Non ci deve quindi sorprendere se da gennaio 2022, cioè quando la Fed ha alzato i tassi per la prima volta dopo il periodo Covid, l’indice MSCI Emerging Market ha perso circa il 19%.
La situazione non è destinata a migliorare, perché è improbabile che la Fed abbia terminato con il suo ciclo di rialzo dei tassi. E i Paesi emergenti, dovendo seguire la Fed sulla strada del rialzo, dovranno alzare ancora il loro costo del denaro, il che avrà effetti molto pesanti sui Paesi più indebitati.
Infatti, il precedente ciclo di tassi bassi e prossimi allo zero ha spinto molte economie a indebitarsi facilmente e su livelli molto alti. Le misure anti-Covid hanno ulteriormente appesantito i bilanci pubblici. Questo è stato vero per tutti i Paesi del mondo, ma se gli Usa sono gli Usa, l’area euro ha comunque un sistema finanziario solido e una moneta seconda solo all’America, la Svizzera, l’UK o il Giappone hanno comunque una credibilità enorme, per molti Paesi emergenti tutto questo non vale. Per evitare deflussi di capitale, tali Paesi debbono alzare i tassi in modo repentino, con notevole aggravio per i bilanci pubblici qualora il debito sia eccessivamente elevato. E già oggi il Fondo Monetario Internazionale e la World Bank hanno dovuto aumentare notevolmente i loro interventi a supporto di varie economie.
Come finirà?
Non c’è dubbio che l’attuale repentino rialzo della Fed porterà qualche Paese emergente al default e molti altri a ristrettezze economiche e finanziarie almeno per alcuni anni a causa del maggior peso degli oneri finanziari.
Qualche Banca Centrale di tali Paesi sarà inevitabilmente tentata di espandere ulteriormente la liquidità per evitare le ricadute economiche del rialzo dei tassi della Fed. Il risultato sarà che in tali Paesi l’inflazione finirà fuori controllo.
Di certo, non si prospetta un 2022 e 2023 facile per equity e bond emergenti. E di questo ne dovremo tener conto anche noi investitori.
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