Addio all’attribuzione automatica del cognome paterno ai figli: cosa cambia dopo la sentenza della Consulta

Stefano Rizzuti

27 Aprile 2022 - 17:13

La Corte costituzionale ha stabilito che è illegittima l’attribuzione automatica del cognome paterno ai figli: vediamo cosa cambia, dopo la sentenza, sin da subito.

Addio all’attribuzione automatica del cognome paterno ai figli: cosa cambia dopo la sentenza della Consulta

La Corte costituzionale ha dichiarato come illegittima l’attribuzione automatica del cognome paterno ai figli. Entrambi i genitori dovranno condividere la scelta e non sarà più possibile attribuire automaticamente il cognome del padre né per i figli nati dal matrimonio né per quelli fuori dal matrimonio e neanche nei casi di adozione.

La Consulta ha messo così fine all’automatismo per cui, in caso di mancato accordo, il cognome attribuito al figlio era sempre - e in automatico - quello paterno. In particolare vengono dichiarate illegittime dal punto di vista costituzionale tutte le norme che prevedono l’attribuzione automatica del cognome paterno ai figli.

Secondo la Corte questa regola “è discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio”. La scelta spetta a entrambi i genitori, in quanto il cognome è “un elemento fondamentale dell’identità personale” e verrebbero quindi violati gli articoli 2, 3 e 117 della Costituzione. Cosa cambia, quindi, concretamente con questa sentenza?

Cognome paterno ai figli, cosa cambia

Secondo quanto stabilito dalla Corte da ora in poi cambiano le regole. Il figlioassume il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dai medesimi concordato”. Se, invece, i genitori decidono diversamente è possibile dare al figlio o alla figlia solo uno dei due cognomi.

In caso di mancato accordo sul cognome da scegliere o sull’ordine di attribuzione, “resta salvo l’intervento del giudice in conformità con quanto dispone l’ordinamento giuridico”. Il che vuol dire che, in caso di conflitto tra i genitori, non si attribuirà in automatico il cognome paterno ma sarà il giudice a disporre diversamente.

Servirà, comunque, una legge, in quanto, secondo la Corte, è “compito del legislatore regolare tutti gli aspetti connessi alla decisione assunta”. La novità rispetto al passato, però, è che la Consulta non ha lasciato al Parlamento il tempo di legiferare ma ha deciso di applicare sin da subito la nuova norma.

Non viene infatti previsto, come più volte avvenuto nel recente passato, un tempo massimo di 12 mesi per il Parlamento per legiferare sul tema e cambiare le regole. La Corte, di fatto, si assume la responsabilità di giudicare incostituzionale l’obbligo di cognome paterno, seguendo anche le indicazioni di Strasburgo.

La sentenza della Consulta sul cognome paterno

La decisione della Consulta è arrivata dopo l’esame in camera di consiglio delle questioni di legittimità costituzionale sulle norme che regolano l’attribuzione del cognome ai figli. La Corte si è concentrata sulla norma che non permette ai genitori di attribuire il solo cognome della madre in caso di accordo e su quella che in caso di mancato accordo attribuisce automaticamente il cognome paterno.

La questione era già stata affrontata a gennaio del 2021 dalla Consulta, dopo la richiesta del tribunale di Bolzano per un caso di una coppia che voleva dare al figlio il cognome materno. Una volta sollevata la questione di costituzionalità, la Corte ha preso così la decisione che va di fatto a modificare l’articolo 262 del codice civile, che finora bloccava la possibilità per la madre di dare il suo cognome al figlio.

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