Addio al vincolo di incompatibilità tra la professione forense e il lavoro subordinato: la Commissione Giustizia sta valutando un disegno di legge che consente l’assunzione di avvocati come dipendenti da parte degli studi legali.
Per gli avvocati a breve potrebbe esserci delle importanti novità: in Commissione Giustizia, infatti, è stato presentato un disegno di legge che punta all’abolizione dell’incompatibilità che c’è tra la professione forense e il rapporto di lavoro subordinato.
In poche parole, qualora il disegno di legge (n°428/2017) venisse approvato dal Parlamento, gli avvocati potranno essere regolarmente assunti come dipendenti dagli studi legali.
L’obiettivo di questa riforma è di regolarizzare la posizione lavorativa di quegli avvocati, pur non essendo inquadrati come “dipendenti” ,di fatto esercitano - all’interno di uno studio legale altrui - l’attività lavorativa in forma subordinata o parasubordinata. In tal caso, quindi, l’avvocato pur dovendo rispettare i doveri previsti per il lavoro subordinato, non ha diritto alle varie tutele riconosciute ai dipendenti.
Gli studi legali potranno assumere avvocati come dipendenti
Il disegno di legge vuole fare in modo che la posizione lavorativa di questi avvocati venga effettivamente riconosciuta. Quindi, in primo luogo ci sarà l’abolizione del vincolo di incompatibilità tra la professione forense e il lavoro subordinato, così da permettere agli studi legali di assumere regolarmente avvocati come dipendenti e non come semplici collaboratori - a Partita IVA - come avviene oggi.
D’altronde quello degli avvocati è un caso unico in Italia, visto che questa incompatibilità tra la professione e il lavoro subordinato non è prevista per altri professionisti come medici, architetti, commercialisti o ingegneri.
Quali conseguenze?
Naturalmente questa decisione farà sì che per gli avvocati venga realizzato un Contratto Collettivo Nazionale di categoria, nel quale dovrà essere stabilito l’orario di lavoro, la retribuzione minima prevista e l’inquadramento contrattuale.
Quindi, una volta ascoltati i sindacati, ci sarà la sottoscrizione di un CCNL anche per gli avvocati, nel quale saranno specificati doveri e tutele dei professionisti legali che saranno assunti come dipendenti dai vari studi.
Ciò sarà utile anche per rivedere il sistema delle retribuzioni che - come si legge nel disegno di legge - dovranno essere commisurate alla quantità e alla qualità del lavoro prestato.
Il lavoro con Partita IVA - spesso sottopagato - d’altronde, è uno dei motivi per cui anche quest’anno i guadagni degli avvocati risultano essere in calo; obiettivo del disegno di legge, quindi, è quello di prevedere chiaramente una paga minima per gli avvocati che lavorano come subordinati, stabilendo una retribuzione correlata all’orario di lavoro, alle competenze e alla propria esperienza.
Parimenti, con il passaggio da collaboratore con Partita IVA a dipendente, l’avvocato non dovrà più pagare di tasca propria per il versamento dei contributi previdenziali. Il disegno di legge, infatti, stabilisce che entro 90 giorni dalla sua entrata in vigore, la Cassa Forense avrà il compito di stabilire importi e modalità di versamento della contribuzione per questi avvocati.
Contribuzione che dovrà essere “nella misura minima dei 2/3” a carico del datore di lavoro, ossia del titolare dello studio legale in cui è impiegato, il quale in veste di sostituto d’imposta dovrà occuparsi delle operazioni di conguaglio fiscale e previdenziale.
Quando un avvocato può dirsi “dipendente”?
Infine, è necessario fare chiarezza sugli avvocati interessati da questo disegno di legge. Ci si chiede, a tal proposito, quali saranno i parametri sui quali si deciderà se un avvocato lavora effettivamente come dipendente, oppure se è a tutti gli effetti un collaboratore dello studio legale.
Anche in questo caso il disegno di legge stabilisce che i suddetti parametri dovranno essere definiti entro 90 giorni dalla sua entrata in vigore; ad occuparsene saranno il Ministero del Lavoro e quello della Giustizia dopo un confronto con il CNF, l’Organismo congressuale forense e le varie associazioni riconosciute.
Ad essere presi in considerazione, comunque, saranno fattori come la durata temporale del rapporto, o anche la presenza di una postazione fissa all’interno dello studio legale, nonché la previsione di un eventuale patto di non concorrenza tra le parti.
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