Il contenuto della lettera inviata a Bruxelles. L’ultima parola spetterà alla nuova Commissione di Ursula von del Leyen.
Basta troppe e soprattutto nuove regole per le banche europee: è l’appello che Germania, Francia e Italia hanno lanciato all’Unione europea, invitando la Commissione a smettere di regolamentare in modo eccessivo il settore e di focalizzarsi piuttosto sugli strumenti atti a migliorarne la competitività. E’ quanto riporta Bloomberg, rendendo noto che i direttori generali del Tesoro di Roma, Parigi e Berlino hanno, con una lettera congiunta, chiesto all’UE di “astenersi dal lanciare nuove iniziative di larga scala” finalizzate a imporre ulteriori diktat agli istituti di credito nel breve-medio termine.
La scorsa settimana è stato lo stesso presidente francese Emmanuel Macron ad avvertire che imporre troppe regole alle banche rischia di rendere l’Europa intera meno competitiva, in un momento in cui la priorità, per Bruxelles, dovrebbe essere quella di sostenere e alimentare la crescita dell’economia, piuttosto che continuare a mettere paletti al sistema bancario.
Un certo grado di deregulation è già in atto in altre economie: gli Stati Uniti hanno deciso di mettere un freno all’applicazione delle nuove regole contenute nel Basel Endgame, piano concepito per evitare il ripetersi della crisi finanziaria esplosa nel marzo del 2023 con il fallimento di SVB-Silicon Valley Bank e per introdurre parametri più severi per le banche americane regionali e di media dimensione.
Idem ha fatto il Regno Unito, che ha deciso di essere più indulgente con gli istituti di credito britannici, evitando di imbrigliarne troppo il raggio di azione.
L’appello: UE ponga maggior enfasi sulla competitività delle banche
L’UE segua la stessa traiettoria: è, in sostanza, l’auspicio delle tre economie europee, affinché venga posta “maggior enfasi sulla competitività del settore finanziario, in modo particolare delle banche”, si legge nella missiva firmata congiuntamente dai tre paesi, che risale al 24 settembre.
I tre direttori generali del Tesoro hanno ricordato d’altronde all’Unione europea che, “di recente, sono state presentate diverse iniziative, che hanno condiviso tutte un obiettivo comune: invertire il processo di perdita di competitività dell’Europa” e far sì che “il settore finanziario non sia esentato da questa riflessione”.
Un portavoce della Commissione europea ha confermato di aver ricevuto la lettera, affermando che a questo punto la decisione spetterà ai nuovi commissari.
Destinatario della missiva è John Berrigan, direttore generale della divisione dei servizi finanziari della Commissione UE, che aveva ammesso il mese scorso come, nel contesto attuale di incertezza economica e di tensioni geopolitiche, fosse molto più complicato introdurre nuove norme volte a blindare ulteriormente la stabilità finanziaria dell’Europa.
In attesa che la nuova Commissione dica la sua, le banche europee hanno dalla loro parte sicuramente l’appoggio degli analisti finanziari, che condividono le loro preoccupazioni. Come di quelli di KBW che, in una nota diffusa all’inizio di questo mese, hanno scritto che la vigilanza europea sulle banche ha “ poco riguardo verso la crescita ”, e che il suo approccio di avversione al rischio, emerso a seguito della crisi finanziaria, sta mettendo sotto pressione la stessa erogazione del credito in Europa.
I tre Paesi europei potranno molto probabilmente contare anche sul sostegno di Mario Draghi, ex presidente della Bce ed ex presidente del Consiglio, che agli inizi di settembre ha annunciato il contenuto del suo rapporto sulla competitività UE, suonando la sveglia all’Europa, cercando di convincerla a emergere da una fase letargica che la sta lasciando fin troppo indietro rispetto a economie mondiali come Stati Uniti e Cina.
L’appello dell’Italia, della Francia e della Germania è chiaro: snellire l’impianto invasivo delle regole, avendo “come ultimo obiettivo quello di smorzare la zavorra burocratica che grava sull’industria bancaria e di aggiungere flessibilità al nostro processo decisionale”.
Tra le misure considerate eccessivamente gravose, c’è quella del “green asset ratio”, il rapporto che misura la sostenibilità dei portafogli delle banche, ovvero il livello di attenzione da parte alle stesse al problema dei cambiamenti climatici.
Si tratta, hanno scritto i direttori generali del Tesoro di Italia, Francia e Germania, di disposizioni troppo severe, che andrebbero riviste.
Anche nel sistema finanziario, insomma, come nell’industria automobilistica, inizia a insinuarsi una protesta contro le regole green dell’Unione europea.
La questione è, si legge nella missiva, che la Commissione dovrebbe adottare un approccio più “ coerente e realistico ” nell’affrontare temi come il clima e, di conseguenza, i rischi di transizione.
A tal proposito, la vigilanza della Bce definisce rischio di transizione “ la perdita finanziaria in cui può incorrere un ente , direttamente o indirettamente, a seguito del processo di aggiustamento verso un’economia a basse emissioni di carbonio e più sostenibile sotto il profilo ambientale. Tale situazione potrebbe essere causata, ad esempio, dall’adozione relativamente improvvisa di politiche climatiche e ambientali, dal progresso tecnologico o dal mutare della fiducia e delle preferenze dei mercati”.
Vedremo a questo punto se la nuova Commissione europea guidata ancora da Ursula von der Leyen deciderà di accogliere l’appello delle banche, che già scontano l’assenza di una vera Unione bancaria e di una vera Unione dei mercati dei capitali, che le penalizza rispetto ai grandi campioni finanziari degli Stati Uniti.
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