Con la politica monetaria del Giappone invariata aumenta il decoupling con le altre banche centrali ma i carry trade riprendono fiato. Colpite le banche, che non digeriscono la decisione.
Resta invariata la politica monetaria della Bank of Japan. Il governatore uscente, Kuroda, non ha ceduto alla tentazione di intervenire sulla strategia di controllo della curva dei rendimenti YCC per ripristinare la liquidità del mercato obbligazionario, né tantomeno ad alzare i tassi di interesse.
La banca del Giappone ha lasciato il costo del denaro al tasso negativo dello 0,1% e continuerà ad acquistare una quantità necessaria di titoli decennali Jgb senza fissare un limite massimo, in modo che i rendimenti rimangano intorno allo zero.
Rischia dunque di allargarsi il decoupling tra la BoJ ultra espansiva e le altre banche centrali che già si stanno preparando a nuove strette monetarie nel 2023.
Due gli effetti immediati sui mercati della decisione della Bank of Japan: il primo è stato il crollo dei rendimenti dei titoli decennali giapponesi (Jgb) allo 0,385% (dopo aver raggiunto un livello record di 0,54% lo scorso venerdì); il secondo, un dietro front dello yen in rapporto al dollaro, con Usd/Jpy passato da 127,98 a 131,57 per poi assestarsi a 129,75, e Eur/Jpy da 138,20 a 141,68.
Questi gli effetti sui mercati nel breve termine. Ma quali sono le prospettive in un orizzonte temporale più lungo?
La Bank of Japan vuole svalutare la valuta giapponese?
Con la sua decisione attendista, la BoJ non intende svalutare lo yen, ma punta piuttosto a stabilizzare i prezzi degli asset, tra cui il cambio, delegando al prossimo governatore che subentrerà a Kuroda ad aprile il copito di variare la strategia di controllo della curva dei rendimenti (yield curve control o YCC), introdotta nel 2016. Sebbene l’inflazione sia salita quasi al 4%, ben oltre il target del 2% della banca centrale, l’economia giapponese resta debole e necessita di ulteriore sostegno monetario.
Attualmente dunque la banca continuerà a difendere il limite superiore di tolleranza dello YCC, a +0,50%, acquistando bond. In ogni caso, secondo gli analisti di Sumitomo Mitsui Trust Bank e di SAV Markets, l’attuale impostazione di politica monetaria potrebbe favorire un indebolimento dello yen fino a quota 135, ridando fiato ai carry trade, l’operazione con cui ci si finanzia in yen per investire in valute con tassi più alti a monetizzando il differenziale.
Banche giapponesi in calo dopo la decisione della BoJ
Alla borsa di Tokyo le maggiori banche giapponesi sono crollate dopo la decisione della banca centrale di mantenere invariata la sua politica monetaria, smorzando le aspettative degli investitori per una fine anticipata dei tassi di interesse negativi.
L’indice Topix Banche è sceso fino al 3,8%, prima di recuperare la perdita suggerendo che gli investitori hanno mal digerito la decisione. A lungo penalizzate da tassi negativi, le banche giapponesi sono state comprate massicciamente a dicembre dopo la mossa della BoJ di allargare il range dei rendimenti dei Jgb a 10 anni tra il -0,50 e il +0,50%, una mossa considerata come un indizio anticipatore di un più ampio cambiamento di strategia. L’aumento dei tassi consente agli istituti di credito di addebitare di più per i prestiti, mentre i tassi sui depositi tendono ad aumentare lentamente, ampliando lo spread che possono intascare.
Quello delle banche è stato l’unico settore in calo alla borsa di Tokyo dopo l’annuncio. Le azioni di Mitsubishi UFJ Financial Group sono scese fino al 5,1% per poi terminare gli scambi in calo dello 0,8%. Sumitomo Mitsui Financial Group e Mizuho Financial Group sono arrivate a perdere circa il 4% salvo poi recuperare nel finale terminando a circa -0,2%.
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