La Bce è nel mirino di analisti e osservatori: fin dove può arrivare il rialzo dei tassi di quella che appare come la più aggressiva delle banche centrali al momento? Il dibattito si fa duro.
Bce: quanti altri aumenti dei tassi verranno decisi entro l’autunno? Questa è la domanda più gettonata tra analisti e osservatori, mentre i vari funzionari dell’Eurotower rilasciano dichiarazioni non sempre eterogenee sulla strategia di politica monetaria che bisognerebbe attuare fino alla fine dell’anno.
Sono due le linee guida: una suggerisce prudenza sull’inasprimento al credito, considerando che le stime sulla crescita in Eurozona si stanno incupendo e che mutui e prestiti sono già proibitivi per consumatori e imprese. D’altra parte, però, permane un tono da falco sulla lotta all’inflazione: le pressioni ci sono ancora, soprattutto nell’indice core e le prospettive sui prezzi non sono così chiare, anche se previste in miglioramento.
In questa cornice ancora piuttosto incerta e complessa, per la prima volta da marzo, i mercati monetari stanno scontando pienamente tassi al 4,50% entro ottobre, con un aumento di un quarto di punto alla riunione del mese prossimo visto come un affare quasi concluso, secondo gli swap legati alle date delle riunioni politiche.
Il dibattito sulle prossime mosse Bce è aperto e si intravede la possibilità di uno scontro tra i vari funzionari. Intanto, sale l’allarme tassi: possono arrivare al 4,50%.
Bce, allarme tassi: arriveranno al 4,50% entro l’autunno? Le previsioni
Gli operatori di mercato stanno rilanciando le scommesse su ulteriori aumenti dei tassi di interesse della Bce dopo che un’inflazione più alta del previsto nel Regno Unito ha rafforzato la tesi per un ulteriore inasprimento.
Anche se persistono differenze di politica monetaria e strutture economiche tra Eurozona e nazione britannica, il fatto che l’inflazione inglese abbia sorpreso al rialzo è un campanello di allarme in generale. Nello specifico, l’inflazione nel Regno Unito è stata più alta del previsto a maggio, poiché i prezzi al consumo sono aumentati dell′8,7% annuo, invariati rispetto al mese precedente. L’inflazione vischiosa e un mercato del lavoro persistentemente teso hanno portato gli economisti nelle ultime settimane ad aumentare le loro previsioni per i tassi di interesse massimi, e il ciclo di inasprimento della politica monetaria dovrebbe ora durare più a lungo di quanto previsto in precedenza. Giovedì 22 giugno si pronuncerà la Bank of England.
In Eurozona, intanto, avanzano critiche nei confronti di Lagarde e dei membri del board proprio sull’enfasi posta sull’andamento dei salari, piuttosto che su quello dei profitti aziendali in aumento, come spinta all’inflazione. Con l’avvertimento che le pressioni sulle buste paga potranno far aumentare ancora l’indice dei prezzi.
In questo complesso scenario, non c’è alcuna pausa in vista nel rialzo del costo del denaro da parte della Bce. Se un aumento di altri 25 punti base è dato per scontato a luglio, il sentore diffuso è che si prosegua ancora su questa strada anche a settembre. Se così fosse, il tasso di interesse Bce arriverebbe al 4,50% (ora è al 4,00%), con inevitabili conseguenze su rate dei mutui, oneri del debito, interessi sui prestiti.
Oltre ai mercati monetari, Goldman Sachs Group, UniCredit e BNP Paribas sono tra le banche che hanno cambiato le loro prospettive per prevedere un tasso terminale del 4% sulla scia dell’ultimo aumento di un quarto di punto al 3,5% (si tratta del tasso di deposito).
Scontro in Bce sui prossimi rialzi dei tassi?
L’attesa della riunione di luglio si fa già sentire, mentre i membri della Bce rilasciano dichiarazioni in ordine sparso su quale sarà la strategia dell’Eurotower. Pur rimarcando tutti la necessità di insistere contro l’inflazione, con il target fermo al 2,00%, i toni non sono proprio tutti uguali e lasciano presagire un’aria di scontro tra chi è più falco e chi più colomba.
Isabel Schnabel ha avvisato che i funzionari non possono permettersi di essere compiacenti con l’inflazione e non dovrebbero preoccuparsi di aumentare troppo i costi di prestito. Mentre l’inflazione complessiva nell’area dell’euro sta rallentando, continua a superare il doppio del mandato della banca centrale, pari al 2%, e i politici esprimono la loro determinazione a riportarla sotto controllo.
Il policymaker lituano Gediminas Simkus si è spinto anche oltre nelle sue ultime parole: “Dobbiamo fornire una politica monetaria molto credibile per assicurarci di adempiere al nostro mandato... il nostro obiettivo di inflazione del 2%..Detto tutto questo, non sarei sorpreso (da un rialzo dei tassi) a settembre”.
“La Banca centrale europea ha completato la maggior parte dei suoi aumenti dei tassi di interesse e possibili ulteriori rialzi sarebbero meno importanti nella lotta all’inflazione rispetto alla durata della politica monetaria restrittiva”, ha affermato il governatore della Banca di Francia Francois Villeroy de Galhau.
Questo significa che il suo suggerimento è di mantenere tassi alti per più tempo, piuttosto che continuare ad aumentare il costo del denaro. Mentre Villeroy ha riconosciuto la preoccupazione che le pressioni sui prezzi sottostanti rischiano di essere persistenti, ha affermato che la chiave della Bce per affrontare l’inflazione sarà ora quanto tempo la banca centrale rimarrà a un tasso terminale piuttosto che quale sia il livello da raggiungere.
“La nostra strategia monetaria sta funzionando: con un ciclo di rialzo dei tassi prossimo alla fine in questa estate e un ritardo di trasmissione di circa due anni, l’inflazione dovrebbe tornare verso il 2% nel 2025, e forse anche già alla fine del 2024”, Villeroy disse.
Con lo spettro di un rallentamento economico europeo sempre presente e una stretta al credito che comincia a fare effetto, l’incertezza domina la Bce. Per questo, il clima potrebbe farsi teso all’interno dell’Eurotower.
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