La presidente della BCE ha spiegato il cambiamento che ha interessato il comunicato sui tassi, ma non solo.
I giorni più bui dell’inflazione sono alle nostre spalle e i tassi di interesse dell’area euro continueranno a essere tagliati. È questo in sintesi il messaggio che la presidente della BCE Christine Lagarde ha inviato oggi ai mercati, a meno di una settimana dal BCE Day, l’ultimo del 2024, di giovedì scorso 12 dicembre.
Parlando da Vilnius, Lituania, in occasione della Conferenza sull’economia organizzata dalla Banca Nazionale della Lituania, la presidente della Banca centrale europea ha ripercorso i progressi che Francoforte ha compiuto negli ultimi anni contro la minaccia dell’ l’inflazione nell’area euro che, dopo essersi catapultata in avanti a seguito della guerra in Ucraina, è rientrata grazie a quella carrellata di strette monetarie varate dall’istituzione.
Risultato: il forte dietrofront delle pressioni inflazionistiche, che si è verificato a fronte di un’economia ammaccata da quei rialzi incessanti dei tassi, ha consentito alla BCE di iniziare ad allentare la restrizione monetaria precedentemente lanciata attraverso tagli che si stanno facendo sempre più frequenti. Questi progressi sono stati ricordati oggi, per l’ennesima volta, da Christine Lagarde.
“La BCE sta portando avanti il suo ciclo di politica monetaria, e ora ci troviamo in una fase in cui i giorni più bui dell’inverno appaiono alle nostre spalle, e in cui possiamo iniziare piuttosto a guardare avanti. Certamente, speriamo che i giorni che sono davanti a noi saranno migliori. Ma i venti soffiano in direzioni diverse e di fronte a noi c’è una maggiore incertezza. Di conseguenza, la nostra politica monetaria deve essere pronta a gestire tutti i prossimi scenari”.
Lagarde non ha dunque accantonato quella cautela mostrata verso l’eventualità di continuare a tagliare i tassi, anche in modo importante - rispetto a quelle riduzioni mini di 25 punti base finora annunciate - che è diventata quasi proverbiale.
Detto questo, la numero uno della Banca centrale europea ha rimarcato che “la BCE potrà tagliare ulteriormente i tassi se i dati in arrivo confermeranno il processo disinflazionistico” in atto in Eurozona.
Non solo: oggi Lagarde è tornata a commentare la svolta che è stata annunciata dalla Banca centrale europea giovedì scorso, tutta incisa nel comunicato con cui l’istituzione ha spiegato i motivi che sono stati alla base della sua decisione di sforbiciare il costo del denaro dell’area euro per la quarta volta, nel corso del 2024: praticamente, la decisione di cancellare la frase precedentemente presente, con cui la banca centrale aveva più volte ribadito l’intenzione di lasciare i tassi di interesse in territorio restrittivo per tutto il tempo necessario a riportare in modo stabile la crescita dell’inflazione al target del 2%.
BCE, Lagarde torna sulla frase sui tassi cancellata
Tre sono stati i fattori, ha spiegato Lagarde, che hanno convinto la BCE a non considerare più necessaria quella frase: il percorso dell’inflazione, gli shock alla base dell’inflazione e i rischi legati all’inflazione.
Lagarde si è soffermata su ciascuno di questi fattori, sottolineando che, riguardo alla traiettoria dell’inflazione, dunque al suo percorso, la fiducia della banca centrale verso la capacità del trend dei prezzi di tornare al target del 2% prestabilito dalla stessa Eurotower in modo “tempestivo” è finalmente aumentata, a seguito di “una politica (monetaria) restrittiva che è durata per molto tempo”.
Questa fiducia è stata tra l’altro avallata dalle “ aspettative mediane delle famiglie sul trend dell’inflazione nei prossimi tre anni, che sono vicine al 2%”, così come “da alcuni indicatori di mercato relativi alle aspettative di inflazione di più lungo termine, che sono scesi anch’essi negli ultimi mesi”.
Per quanto concerne gli shock che minacciano l’inflazione, la presidente della BCE ha fatto notare che “ora c’è un allineamento maggiore tra le nostre previsioni e l’inflazione sottostante ”, spiegando che “una gamma ampia di parametri relativi all’inflazione di fondo che siamo soliti monitorare” ha dimostrato che i valori “stanno scendendo verso la media storica, con la maggior parte degli indicatori che oscilla tra il 2% e il 2,8%”: una performance che dimostra come l’incertezza sulle dinamiche future dell’inflazione stia diminuendo.
D’altronde, ha fatto notare Lagarde, l’indice “ PCCI , ovvero la componente persistente e comune dell’inflazione”, che è l’indicatore capace più di tutti di prevedere l’inflazione del futuro, “oscilla attorno al 2% dalla fine dello scorso anno”.
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Lagarde su inflazione domestica e trend salari
Certo, “esiste un parametro che continua a oscillare al di sopra di questo range, ovvero l’inflazione domestica (...) ma si tratta di un parametro su base annua che è costituito per il 97% da componenti relative al settore dei servizi, e che è tuttora interessato da quel repricing che si è manifestato all’inizio di quest’anno e che sta mantenendo l’inflazione dei servizi attorno al 4%”.
Detto questo, “se guardiamo alla componente dei prezzi PCCI (ovvero alla componente persistente e comune dell’inflazione) dei servizi, che non tiene conto degli effetti di base, il trend risulta al momento pari al 2,5% ”. Inoltre, il “momentum dell’inflazione dei servizi è sceso anch’esso in modo significativo di recente”.
Si tratta di tutti trend che dimostrano, in sostanza, ha sottolineato Lagarde, che “c’è spazio per un aggiustamento al ribasso dell’inflazione dei servizi, e dunque anche per l’inflazione domestica, nell’arco dei prossimi mesi”.
Rassicurazioni sono state date anche sul trend dei salari, con il parametro della stessa Banca centrale (ECB wage tracker)- che si riferisce a tutti gli accordi salariali siglati in sette Paesi dell’area euro, che rappresentano l’85% dei salari totali dell’area euro - che stima un rallentamento della crescita dei salari dal 4,8% di questo anno al 3% circa nel 2025. Insomma: i presupposti per ulteriori tagli dei tassi da parte della BCE non mancano.
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Infine, riguardo ai rischi che gravano sull’outlook dell’inflazione, Lagarde ha fatto riferimento a un cambiamento in atto: “A fronte degli shock del passato che si sono smorzati, i rischi sull’outlook dell’inflazione sono cambiati. Elemento cruciale, questi rischi oggi sono legati più a shock potenziali futuri che non alla trasmissione degli shock del passato”.
Lagarde si è soffermata sui principali rischi al ribasso, rappresentati da “un outlook sulla crescita (del PIL) più debole delle attese e da una maggiore incertezza per la crescita scatenata da eventi geopolitici”.
La numero uno della BCE ha fatto notare tra l’altro che “per ora abbiamo assistito a piccole sequenziali revisioni al ribasso degli outlook sulla crescita che si sono tradotte a livello cumulativo in un downgrade piuttosto significativo nel corso del tempo ”.
L’esempio più calzante? Il fatto che, “se torniamo alle proiezioni da noi stilate nel giugno del 2023, allora ci aspettavamo un tasso medio di crescita pari all’1,4% nel 2024. Ora, invece, stimiamo un ritmo pari a +0,7%”.
Come si spiega una sforbiciata cumulativa delle previsioni così importante?
Lagarde: inerzia consumi incredibile, incide la percezione dei redditi da parte delle famiglie
La presidente della BCE Lagarde ha menzionato “la debolezza della crescita delle esportazioni”, ma soprattutto dell’economia domestica: “quasi la metà dei dati che hanno deluso le stime dalla fine del 2021 è relativa agli investimenti, mentre un quarto si riferisce ai consumi”.
In particolare, “ l’inerzia dei consumi è incredibile , se si considera che le condizioni alla base di una ripresa sono presenti”: Lagarde ha ricordato infatti che“ l’occupazione è storicamente alta e i redditi reali stanno crescendo. Nonostante questo, le famiglie continuano a destinare al risparmio una quota insolitamente alta dei loro redditi e hanno un approccio cauto nei confronti delle spese”. Frase, quest’ultima, che richiama alla mente l’attacco al contante già sferrato dalla numero uno della BCE.
Una delle ragioni alla base di questo atteggiamento, ha messo in evidenza Lagarde, è rappresentata dal fatto che molte famiglie hanno una percezione della crescita dei loro redditi su base reale che è decisamente inferiore a quanto emerge dai dati.
Per la precisione, “soltanto il 37% delle famiglie, nel rispondere al nostro sondaggio sui consumi, ha detto di credere che i redditi reali siano cresciuti o siano rimasti gli stessi, sebbene il 50% delle famiglie abbia davvero assistito ad aumentati dei redditi reali. E queste famiglie hanno visto i loro consumi crescere a un ritmo decisamente inferiore rispetto a quelle che hanno mostrato di avere una percezione corretta” dei loro redditi.
Giovedì scorso 12 dicembre la BCE di Lagarde ha annunciato un quarto ed ennesimo taglio di 25 punti base, portando i tassi sui depositi, i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e i tassi sulle operazioni di rifinanziamento marginale a scendere rispettivamente al 3%, al 3,15% e al 3,40%, con effetto dal 18 dicembre 2024.
La BCE ha iniziato a tagliare i tassi dell’area euro il 6 giugno scorso, per poi procedere a una ennesima riduzione lo scorso 12 settembre. I tassi di interesse sono stati tagliati poi per la terza volta, prima di questo ultimo atto del 2024, dopo la riunione del Consiglio direttivo dello scorso 17 ottobre.
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