La cosiddetta bolla della cannabis è scoppiata e le valutazioni sono crollate. E adesso?
La bolla della cannabis è scoppiata secondo numerosi analisti che hanno guardato con timore al progressivo crollo delle valutazioni del comparto.
Nel corso dell’ultimo anno, i titoli legati a questo mercato hanno perso ampio terreno in Borsa. Si pensi soltanto a Tilray, la prima cannabis company a sbarcare a Wall Street, che da novembre 2018 ad oggi ha bruciato più dell’80% del suo valore.
L’azienda però si è ritrovata in buona compagnia visto che ad arretrare è stato l’intero settore. La domanda sorge ovviamente spontanea: cosa accadrà ora che la bolla della cannabis è scoppiata?
Bolla cannabis: cosa è successo
Nel corso del 2018 il mercato ha iniziato a scommettere sulle società che, operando nel settore della cannabis, hanno scelto di quotarsi in Borsa. Il rally dei titoli del comparto è stato entusiasmante.
Riprendendo l’esempio di Tilray si può notare che nei tre mesi successivi allo sbarco sull’azionario, la quotata ha guadagnato più del 380%. Performance ancor più marcate, invece, sono state quelle di Aurora Cannabis, azienda canadese del settore che ha messo ha segno progressioni di migliaia di punti percentuali (in un arco di tempo molto più ampio).
Insomma, il 2018 è stato l’anno in cui la bolla della cannabis ha iniziato a gonfiarsi. Le valutazioni sono schizzate alle stelle almeno fino a dicembre.
Nel 2019, invece, c’è stata l’inversione di tendenza e le società quotate hanno cominciato a perdere terreno: “l’indice cannastocks” elaborato da Il Sole 24 Ore ha bruciato il 66% nell’ultimo anno.
Il tonfo delle aziende operanti nel settore dal 19 settembre del 2018 in poi
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E adesso?
In molti hanno fatto notare come lo scoppio della bolla della cannabis abbia permesso alle aziende operanti nel comparto di tornare finalmente a scambiare su livelli meno gonfiati e, certamente, più consoni.
Come evidenziato dal quotidiano di Confindustria, nel pieno del boom le cannastocks valevano 10 volte il proprio patrimonio e 64 volte i ricavi mentre oggi questi multipli sono tornati su soglie meno imponenti, rispettivamente a 1,87 e 8,5 volte.
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