“Dimezziamo il costo delle bollette elettriche, in pensione da 63 anni, uno stipendio in più ai lavoratori e revisione del Jobs Act”: l’intervista a Enrico Letta

Stefano Rizzuti - Giacomo Andreoli

29/08/2022

Italia al voto, le proposte economiche del Partito democratico in vista delle elezioni politiche. Pensioni, cuneo fiscale, contratti, bollette e giovani: l’intervista di Money.it a Enrico Letta.

“Dimezziamo il costo delle bollette elettriche, in pensione da 63 anni, uno stipendio in più ai lavoratori e revisione del Jobs Act”: l’intervista a Enrico Letta

Bolletta elettrica dimezzata per piccole imprese e famiglie con redditi medio-bassi, uno stipendio in più ai lavoratori, modifiche al Reddito di cittadinanza e revisione del Jobs Act, con la reintroduzione della causale per tutti i contratti precari. E ancora: uscita dal lavoro da 63 anni in poi e pensione di garanzia per i giovani, a favore dei quali mettere in campo anche l’oramai nota «Dote 18» e il totale esonero contributivo per le assunzioni a tempo indeterminato. Sono queste le proposte economiche lanciate in vista delle elezioni politiche dal segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, intervistato da Money.it.

Per il numero uno dei dem la prima emergenza del Paese è quella del caro-bollette, da affrontare sia al livello nazionale con la prossima legge di Bilancio, che europeo, continuando a battersi per misure come il tetto comunitario al prezzo del gas. Quanto alle coperture Letta boccia la patrimoniale dei suoi alleati di Sinistra e Verdi e propone al suo posto un lieve aumento della tassa di successione per le eredità oltre i 5 milioni di euro.

Qual è il primo intervento, quello che ritiene prioritario, che inserirebbe nella prossima legge di Bilancio?

C’è un intervento per cui non si può attendere la finanziaria, il caro-bollette. È la vera emergenza da affrontare immediatamente, non si può perdere tempo: è necessario un decreto legge per raddoppiare il credito di imposta per le imprese. È una richiesta al governo in carica, dobbiamo assolutamente evitare che molte aziende chiudano. E su questo credo ci sia un consenso largo in Parlamento. Contemporaneamente serve continuare a lavorare per arrivare ad un disallineamento tra il prezzo del gas e quello dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, sia a livello europeo e, nell’immediato, anche a livello nazionale per bloccare i costi delle bollette per famiglie e imprese e aiutarle ad affrontare la prossima stagione termica alle porte. Abbiamo poi proposto un nuovo contratto “bolletta luce sociale”, totalmente da fonti rinnovabili, rivolto a micro-imprese e famiglie con redditi medi e bassi, che potrà garantire una fornitura elettrica gratuita fino a metà del consumo medio familiare.

Dote ai 18enni: oltre al bonus pensate anche ad altre misure per i giovani (per università, affitti e mutui) magari da finanziare attraverso una patrimoniale (come proposto da parte della coalizione)?

Un’Italia senza giovani non ha futuro. I giovani che lasciano il nostro paese per assenza di opportunità rappresentano la vera emergenza migratoria. Da qui il nostro pacchetto di misure per i giovani che coprono tutte le fasi, dai 16 ai 35 anni, per tenere conto delle esigenze molto diverse. Tra le misure più importanti ci sono quelle di contrasto alla precarietà, con l’abolizione degli stage extra-curriculari e il potenziamento, invece, del contratto di apprendistato che garantisce tutele e retribuzioni maggiori; e quelle di sostegno per la casa, con l’incremento del Fondo di garanzia mutui per la prima casa e con l’introduzione di un contributo affitti di 2 mila euro per studenti e lavoratori under 35 in base al reddito. E poi sì, anche una dotazione di 10 mila euro, erogata al compimento dei 18 anni sempre sulla base dell’Isee familiare, per rendere più indipendenti i giovani meno avvantaggiati del nostro paese che vogliono uscire di casa, continuare percorsi di formazione o avviare un’attività lavorativa. Usciamo però subito dall’equivoco: non c’è nessuna patrimoniale. Semplicemente, vogliamo finanziare questa dotazione con una modifica mirata dell’aliquota che si applica a eredità e donazioni superiori ai 5 milioni di euro, cioè lo 0,2% del totale. Finanziare una misura per i giovani con il debito (che dovranno poi ripagare sempre loro) sarebbe una presa in giro. La patrimoniale, però, è un’altra cosa.

Per i giovani oltre agli stage retribuiti, non servirebbe intervenire drasticamente eliminando tutti i contratti precari (come co.co.co e lavoro intermittente), lasciando i contratti a tempo determinato e indeterminato oltre all’apprendistato con sgravi più sostanziosi per le imprese?

Oltre all’eliminazione degli stage extra-curriculari di cui ho parlato prima, che oggi è una delle principali cause del precariato giovanile, proponiamo l’azzeramento dei contributi per le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani fino a 35 anni per dare loro maggiore stabilità. E non solo: sulla lotta al precariato, per tutte le età, guardiamo a quanto fatto in Spagna, con un intervento sui contratti a tempo determinato e l’inserimento della causale fin dall’inizio del rapporto lavorativo. Vogliamo rendere strutturalmente più vantaggioso il contratto a tempo indeterminato rispetto a quello a tempo determinato. Altrettanto importante è una legge per garantire equo compenso in tutti i rapporti dove il committente non è persona fisica, oltre a prevedere la sanzione esclusivamente per il committente.

Salario minimo, l’idea del Pd è di limitarsi a una revisione dei contratti nazionali o volete fare una legge con una soglia valida per tutti i lavoratori?

Riteniamo il salario minimo una misura fondamentale per il nostro Paese e se il governo Draghi non fosse stato fatto irresponsabilmente cadere, lo avremmo realizzato prima della fine di questa legislatura. La strada è quella di una legge che riconosca il valore legale del trattamento economico complessivo dei contratti collettivi firmati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative nei settori a più alta incidenza di povertà lavorativa. Prevediamo un salario minimo contrattuale, con una soglia minima affidata alla proposta delle parti sociali e che deve rispettare i parametri della direttiva europea in materia. Per l’Italia la stima è di circa 9 euro l’ora.

È favorevole a una revisione del Jobs act? E come: reintroducendo l’articolo 18?

Sul Jobs Act è necessario intervenire, lo dice in primis la Corte Costituzionale, che nell’ultima sentenza dello scorso luglio ha definito indifferibile un intervento sui licenziamenti illegittimi. E questo sarà compito del prossimo Parlamento. Noi ci siamo ed aggiungo che dobbiamo intervenire anche guardando al presente e al futuro di chi tutele ne ha pochissime. Penso ai lavoratori delle piattaforme online: è fondamentale avere trasparenza sul funzionamento degli algoritmi, che devono essere oggetto di contrattazione collettiva e non possono sostituire l’essere umano nell’assunzione delle decisioni sulle condizioni di lavoro. E poi vogliamo disincentivare il part time involontario.

Reddito di cittadinanza, il Pd si è detto a favore di una revisione: cosa volete cambiare? È una misura che va ridimensionata o su cui investire ancora di più?

Credo che una misura contro la povertà sia assolutamente necessaria, ma per come è impostato oggi il reddito di cittadinanza, servono delle modifiche. Partiamo dalle indicazioni elaborate dalla Commissione Saraceno e in particolare dalla immotivata penalizzazione delle famiglie numerose. Riteniamo poi importante completare il sistema con l’integrazione pubblica alla retribuzione (in-work benefit) in favore dei lavoratori a basso reddito. Così incentiveremo la ricerca e la permanenza di occupazione, favorendo l’emersione del lavoro nero.

Pensioni, cosa farete alla fine della quota 102: puntate a una nuova quota, a un abbassamento dell’età pensionabile per tutti o a un ampliamento della platea dei lavori gravosi?

Certamente bisogna prevedere un accesso alla pensione a condizioni più favorevoli per chi svolge lavori usuranti o di cura in ambito familiare. In questo contesto valutiamo di rendere strutturali misure come l’Ape sociale, che va estesa anche agli autonomi e Opzione donna. In generale sarà fondamentale favorire una maggiore flessibilità nell’accesso alla pensione, a partire dai 63 anni di età, mantenendo l’equilibrio del sistema previdenziale nell’ambito del regime contributivo. Aggiungo che dobbiamo prevedere da subito una pensione di garanzia per le nuove generazioni attraverso l’individuazione delle risorse per assicurare una pensione dignitosa a chi nella vita lavorativa ha avuto percorsi discontinui e precari.

Caro vita, il Pd vuole confermare il taglio del cuneo fiscale anche dal 2023 e quanto volete davvero aumentare gli stipendi annuali con questa misura? Puntate a un taglio solo per i lavoratori o anche per le imprese?

La nostra ricetta è concentrare tutto il taglio sulla riduzione delle tasse sul lavoro. Così da arrivare a una mensilità in più in busta paga, una quattordicesima per i lavoratori. È il punto principale del nostro programma, così combattiamo il caro vita destinando a questo taglio del cuneo fiscale il recupero dell’evasione fiscale fissato come obiettivo dal Pnrr entro il 2024.

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