Difendersi dall’erosione del capitale investito con le obbligazioni legate all’inflazione. Una guida per orientarsi tra BTP, BTP€i e BTp Futura.
La corsa incessante dell’inflazione mette a dura prova i rendimenti degli investitori in obbligazioni. In queste circostanze, per limitare i danni provocati dalla diminuzione del valore del denaro, corrono in aiuto le obbligazioni legate all’inflazione. Ma non sono tutte uguali e in questa guida vediamo come funzionano e quali differenze ci sono tra una tipologia e l’altra.
Le obbligazioni legate all’inflazione? Non sono tutte uguali
Cosa sono le obbligazioni legate all’inflazione
Le obbligazioni legate all’inflazione sono una speciale categoria di obbligazioni il cui valore di rimborso e il valore delle cedole vengono rivalutati in base dell’andamento dell’inflazione.
In altre parole, le cedole e il valore di rimborso sono calcolati in termini reali e non in termini nominali.
Il valore delle obbligazioni è infatti influenzato dal variare dell’inflazione: l’aumento dei prezzi riduce il rendimento reale dell’investimento e pone l’interrogativo di quanto sia conveniente prestare denaro se i rendimenti reali e il valore dei titoli detenuti diminuiscano.
Ricordiamo poi che il valore delle obbligazioni risente anche della dinamica dei tassi di interesse: il prezzo scende all’aumentare dei tassi.
Come funzionano le obbligazioni legate all’inflazione
Le obbligazioni legate all’inflazione prevedono una variazione di valore proporzionale all’aumento dell’inflazione. Anche il valore della cedola, se prevista in misura fissa, viene calcolato sul capitale investito rettificato con l’inflazione. Questo significa che l’andamento di mercato di questi titoli è correlato direttamente all’andamento dell’inflazione.
Le obbligazioni indicizzate all’inflazione sono generalmente di natura governativa, emesse da Stati o enti sovranazionali.
Facciamo un esempio pratico. Acquistiamo un’obbligazione del valore nominale di 1.000 euro. Questo significa che stiamo prestando allo Stato la somma di 1.000 euro, concordando il rimborso tra 10 anni con una remunerazione del 4% all’anno. Lo Stato ci restituirà 40 euro ogni anno per 10 anni e al termine del periodo restituirà i 1.000 euro del prestito iniziale.
Al momento della sottoscrizione di una obbligazione tradizionale possiamo conoscere il rendimento nominale del 4% ma non il rendimento reale che varierà in base all’andamento dell’inflazione nel corso della vita del titolo.
Se invece acquistiamo un’obbligazione legata all’inflazione conosciamo a priori il rendimento reale dell’investimento, indipendentemente dalle variazioni dell’inflazione nel tempo. Le cedole periodiche che riceveremo nella durata dell’investimento saranno rettificate in base all’inflazione, così come il capitale a scadenza.
Per esempio se sottoscriviamo un’obbligazione indicizzata all’inflazione per 1.000 euro con rendimento annuo dell’1% e l’inflazione sale al 5% durante il primo anno, il capitale viene rivalutato a 1.050 euro e la cedola a 10,50 euro.
Differenza tra le obbligazioni indicizzate all’inflazione e le normali obbligazioni
Il rendimento delle obbligazioni legate all’inflazione è generalmente inferiore a quello di un titolo tradizionale, ma viene comunque garantito in termini reali. Al contrario, il rendimento di una obbligazione convenzionale è maggiore di quello di un’obbligazione indicizzata ma non è possibile conoscere il rendimento reale fino alla sua scadenza poiché dipenderà dall’inflazione che verrà registrata in quell’arco temporale.
Il rendimento reale non è altro che il rendimento nominale al netto dell’inflazione.
La differenza tra il rendimento di obbligazioni indicizzate all’inflazione (rendimento reale) e quello delle normali obbligazioni (rendimento nominale) è definita «breakeven inflation» e rappresenta un’approssimazione dell’inflazione attesa nel corso della durata del titolo.
In altre parole è il livello di inflazione che rende indifferente investire in obbligazioni indicizzate all’inflazione o in obbligazioni a tasso fisso.
Breakeven inflation = (1 + Rendimento nominale)/(1 + Rendimento reale)
Non sempre però il tasso di breakeven riflette solo le aspettative di inflazione ma può anche scontare il rischio che l’inflazione sia superiore al previsto. Tale valore sarà minimo se l’inflazione è sostanzialmente stabile e maggiore se invece le oscillazioni sono più volatili. Il rendimento delle obbligazioni indicizzate include anche un premio di illiquidità, poiché ce ne sono in circolazione molte meno rispetto alle tradizionali, che può diventare significativo nei periodi di crisi del mercato.
Obbligazioni indicizzate in Italia
Tra gli strumenti disponibili sul mercato obbligazionario italiano possiamo trovare obbligazioni indicizzate. Vediamo quali sono e come si caratterizzano.
- I BTP Italia (buoni del Tesoro poliennali) sono titoli indicizzati all’inflazione italiana con una rettifica del valore delle cedole e del capitale in base all’inflazione, determinata dall’indice nazionale dei prezzi al consumo per famiglie di operai ed impiegati (Foi), esclusi i tabacchi. Per questi titoli il valore del capitale viene rivalutato semestralmente.
- BTP€i sono i buoni del Tesoro indicizzati all’inflazione europea, ossia parametrata all’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Iapc), con l’esclusione del tabacco. Per questi titoli il valore del capitale viene rivalutato alla scadenza.
- I BTP Futura sono titoli indicizzati al tasso di crescita del Pil nominale e non all’inflazione.
Obbligazioni indicizzate: convengono?
Con l’avvio del tapering, il progressivo ritiro delle misure straordinarie da parte delle principali banche centrali, i rendimenti nominali sono destinati a salire, provocando un aumento dei rendimenti reali. Se l’inflazione dovesse continuare a crescere risulta più conveniente investire in titoli indicizzati, per proteggere il capitale dall’erosione dell’inflazione. Potrebbe però essere necessario mantenere i titoli fino a scadenza per non incorrere in perdite in un ambiente di tassi di interesse in aumento.
Diversamente, in un contesto in cui l’inflazione tende a ridursi è più conveniente acquistare titoli nominali (a tasso fisso) piuttosto che titoli indicizzati.
Prima di investire in questi strumenti, occorre valutare le attese d’inflazione in relazione alla durata delle obbligazioni che vogliono sottoscrivere: se il tasso d’inflazione non supera i rendimenti reali delle obbligazioni, i titoli indicizzati potrebbero non essere la scelta giusta.
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