Bankitalia fa chiarezza sull’impatto che hanno avuto i bonus introdotti dal governo per sostenere il potere d’acquisto. E suggerisce di estendere lo sgravio contributivo sopra i 35 mila euro.
Banca d’Italia ha analizzato gli effetti dei bonus in busta paga introdotti dal governo Meloni, suggerendo delle soluzioni ad alcuni problemi riscontrati che a parità di costo andrebbero ad ampliare la platea dei beneficiari.
Nel dettaglio, sono tre le misure a cui ci riferiamo:
- lo sgravio contributivo del 6% o 7% applicato in favore dei redditi che non superano i 35.000 euro;
- il taglio dell’Irpef per la parte di reddito compresa tra i 15 mila e i 28 mila euro;
- lo sgravio, fino a 3.000 euro l’anno, per le lavoratrici assunte a tempo indeterminato con almeno due figli a carico.
Misure che hanno contribuito a sostenere il potere d’acquisto delle famiglie nel periodo caratterizzato dall’elevata inflazione ma con una stagnazione dei salari. Ma chi ha guadagno di più? A rispondere è Bankitalia che attraverso un modello di microsimulazione nella sua relazione annuale ha fatto chiarezza su qual è stato l’impatto di queste misure sul reddito delle famiglie italiane. E nel farlo suggerisce anche dei correttivi, i quali potrebbero rivelarsi utili per il governo in vista del rinnovo di quelle misure in scadenza a fine anno.
Bonus in busta paga, quanto hanno guadagnato le famiglie
Secondo le stime di Bankitalia, i bonus Meloni in busta paga hanno assicurato un vantaggio di appena l’1,5% per le famiglie. Un incremento minimo, per i due terzi derivante dalle due misure, lo sgravio contributivo e il bonus mamme, che intervengono sui contributi e per la restante parte dalle modifiche all’Irpef.
A tal proposito, ricordiamo come funzionano queste misure e quanto spetta per ognuna:
- lo sgravio contributivo riduce l’ammontare dei contributi dovuti dal lavoratore in busta paga. Per chi ha un cedolino di importo che non supera i 1.923 euro il “taglio” è del 7%, mentre sopra questa soglia, ma entro i 2.692 euro, lo sgravio è del 6%. Da questo sgravio ne risulta un aumento netto di massimo 100 euro al mese;
- con lo sgravio contributivo riconosciuto alle lavoratrici (bonus mamme) con almeno 2 figli (di cui almeno uno minore di 10 anni) oppure a quelle con più di 3 figli (di cui almeno uno minorenne), invece, la quota di contributi a carico viene azzerata, fino a un massimo di 3.000 euro l’anno, quindi 250 euro al mese;
- infine il taglio dell’Irpef, con la riduzione dal 25% al 23% dell’aliquota applicata per i redditi compresi tra 15 mila e 28 mila euro. Il tutto con un risparmio di massimo 260 euro l’anno.
Misure che tuttavia non sono state sufficienti per garantire un aumento significativo. D’altronde, secondo l’ultimo rapporto di Bankitalia per i 3/4 delle famiglie c’è stato un incremento di appena l’1%. Meglio è andata a quei nuclei familiari dove in famiglia ci sono al massimo uno o due lavoratori con reddito basso, per i quali la variazione può arrivare fino al 2,4%. Comunque molto poco, specialmente considerando che l’inflazione negli ultimi due anni ha registrato picchi dell’8,1% e del 5,4%.
I problemi dei bonus Meloni, e come risolverli
Oltre al fatto che l’impatto è stato minimo, ci sono altri problemi che Bankitalia ha riscontrato. In particolare per quanto riguarda lo sgravio contributivo (in scadenza il 31 dicembre ma che il governo vorrebbe confermare almeno per un altro anno), in quanto rappresenta un disincentivo rispetto alla possibilità di aumentare le proprie entrate. D’altronde, chi è vicino alle soglie massime di reddito potrebbe essere penalizzato da un piccolo aumento, ad esempio effettuando gli straordinari, in quanto scavallando verrebbe meno il diritto al bonus.
In particolare, chi guadagna poco meno di 25 mila, 35 mila e 50 mila euro (soglia oltre cui viene meno il taglio dell’Irpef), per i quali però si potrebbe pensare a una soluzione.
A tal proposito, Banca d’Italia ritiene che sarebbe opportuno prevedere un meccanismo che estende il diritto ai bonus anche oltre i suddetti limiti, attraverso una riduzione progressiva. In questo modo si eviterebbe che anche un solo euro in più in busta paga possa comportare la perdita di un ricco bonus.
D’altronde, senza stanziare ulteriori risorse lo sgravio contributivo si potrebbe estendere fino a 39 mila euro.
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