Italia di nuovo in massima allerta debito con il Btp decennale che rende il 5%: cosa succede sul mercato obbligazionario e perché il nostro Paese è sotto osservazione.
Il rendimento del Btp decennale supera il 5% negli scambi del 4 ottobre, lanciando messaggi di allarme per la tenuta dei conti pubblici - e del debito - in Italia.
Nel generale clima di panico che si sta instaurando nei mercati finanziari globali, dove le obbligazioni mondiali sono crollate guidate dal Treasury Usa sotto la pressione di tassi di interesse più alti e più a lungo, le scosse al mercato obbligazionario si sentono anche in Europa. E in Italia.
Complice anche la Nadef, nella quale il deficit è stato rivisto in rialzo, il nostro Paese è tornato sotto l’osservazione critica e attenta degli investitori, dell’Europa e dei media stranieri. Il fardello del debito italiano, infatti, è uno dei più pesanti e la credibilità sulla capacità di rendere più efficiente e razionale la spesa pubblica, sommata alla fiducia sulla riuscita del Pnrr, subisce alti e bassi continui nei mercati.
Il Governo Meloni appare sotto pressione più che mai in questo momento così delicato per il rilancio dell’economia e la costruzione di conti solidi. Il balzo al 5% del Btp decennale, con uno spread ai limiti dei 200 punti, mette in serio rischio il cammino di ripresa.
Italia in allarme con il Btp che rende il 5%: cosa succede?
Acque agitate in Italia, con il rendimento del Btp decennale che è arrivato a superare la soglia del 5%, lanciando un allarme sulla tenuta dei conti pubblici e su crescenti oneri per lo Stato che deve pagare interessi crescenti a chi detiene il suo debito.
Mentre il titolo di Stato continua a mostrare rendimenti elevati, con un +4,94% alle ore 11.00 circa, la giornata ha già segnato un record, visto che il 5% non si registrava dal 2012 per il Btp a 10 anni. Nella stessa mattinata, anche in Germania il Bund decennale è in svendita, con un rendimento da record al 3%, come non accadeva dal 2011.
Lo spread tra il titolo di Stato decennale italiano e l’omologo tedesco si sta lievemente smorzando, dopo aver iniziato gli scambi sulla soglia dei 200 punti. Il clima, in Italia, è tornato incandescente sul fronte debito e mercati. Quando lo spread sale significa che il sistema Paese perde di credibilità per il prossimo futuro e chi acquista debito nazionale vuole maggiori rassicurazioni - interessi più alti - per convincersi a tenere Btp italiani a lungo e in sicurezza.
Secondo un’analisi di Bloomberg, il Governo Meloni è sotto pressione e osservato speciale. Il presidente del Consiglio ha iniziato imponendo la disciplina fiscale alla sua coalizione, ma l’aumento dei tassi di interesse combinato con i dati di luglio che mostravano un andamento dell’economia molto peggiore di quanto sperato, hanno da allora minacciato le sue ambizioni di spesa “populiste”.
L’esecutivo ha quindi cercato di ottenere liquidità extra con una tassa sui profitti delle banche in agosto. Tuttavia, la mossa ha spazzato via 10 miliardi di dollari dal valore di mercato dei finanziatori italiani e ha lasciato molti investitori a dubitare sulla capacità del Governo di mantenere un equilibrio. La coalizione ha fatto marcia indietro con una ampia revisione della misura.
La portata della sfida per l’Italia è enorme e è diventata più chiara la scorsa settimana, quando nella Nadef è apparso chiaro che l’Italia non tornerà ai limiti di deficit dell’Unione Europea fino al 2026. Non si prevede più il cosiddetto avanzo primario l’anno prossimo, dove le entrate supereranno la spesa al lordo dei costi degli interessi, che prima era considerato un impegno fondamentale per la disciplina fiscale.
Lieve è la consolazione che, come appena aggiornato da Istat, “nel secondo trimestre 2023 l’indebitamento netto delle AP in rapporto al Pil è stato pari al -5,4% (-5,7% nello stesso trimestre del 2022).”
Italia in bilico, 2 grafici spiegano perché
Gli analisiti di Bloomberg fanno notare che due mesi dopo che il Governo Meloni è stato scosso dalla notizia di un’economia in contrazione, in seguito a un tentativo fallito di tassare le banche e appena è stato affermato un peggioramento delle prospettive di bilancio la scorsa settimana, l’Italia si è trovata nel mezzo della svendita obbligazionaria mondiale.
Gli investitori stanno scaricando il debito pubblico italiano, portando il rendimento dei titoli a 10 anni al massimo pluriennale. Le banche della terza economia della zona euro stanno aumentando tale pressione, vendendo le proprie partecipazioni in titoli di Stato al ritmo più veloce degli ultimi due decenni. Il grafico Bloomberg è eloquente al riguardo:
In sostanza, i creditori italiani, che attualmente detengono lo stock più elevato di debito nazionale in tutta l’Eurozona, hanno iniziato a ridurlo, secondo l’analisi di Bloomberg.
Non è chiaro se questa sia una risposta alla misura dell’imposta sugli utili, ma il cambiamento ha comunque catturato l’attenzione dei funzionari.
Una spiegazione più benevola è stata offerta dagli strateghi di Unicredit SpA, la seconda banca più grande d’Italia. Secondo loro, il calo potrebbe riflettere una spinta a diversificare le partecipazioni ora che i rendimenti su altri titoli di stato sono molto più alti. Il rendimento del decennale tedesco è scambiato appena al di sotto del 3%, rispetto a meno di zero solo due anni fa.
In combinazione con gli sforzi della Bce per liquidare i precedenti acquisti di obbligazioni, questo cambiamento pone un maggiore onere sugli altri investitori nel colmare il divario.
Da considerare, inoltre, che l’Italia è classificata solo un gradino sopra il rating “spazzatura” con una prospettiva negativa da parte di Moody’s Investors Service, che dovrebbe pubblicare la sua prossima valutazione a novembre.
Il grafico sulle posizioni delle diverse agenzie di rating riguardo il debito italiano mostra questo clima di allerta:
L’Italia potrebbe anche essere vulnerabile se l’inflazione rimanesse bloccata al di sopra dell’obiettivo del 2% della Bce, costringendo i tassi a rimanere elevati.
Gli analisti di Rabobank, tra cui Erik-Jan van Harn, hanno delineato uno scenario in cui un’inflazione del 3% spinge il rapporto interessi/entrate del Pese sopra il 10%.
Guillermo Felices, stratega degli investimenti globali presso PGIM Fixed Income, vede la sostenibilità del debito come uno dei “rischi più sottovalutati” nella zona euro, con la periferia più vulnerabile di tutte. E quindi, l’Italia.
Il punto è che, man mano che le preoccupazioni sulla crescita nella zona euro aumentano e i tassi di interesse salgono, l’equazione inizia a diventare un po’ più instabile e Paesi come l’Italia tremano.
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