L’inflazione non si arresta, mentre gli stipendi restano fermi al palo. E in molti casi le famiglie italiane hanno già perso, senza accorgersene, un importo equivalente alla tredicesima di fine anno.
Ci sono delle famiglie italiane che potrebbero aver già speso la tredicesima senza essersene neppure accorti. A causa del caro vita, infatti, c’è chi in soli sei mesi ha perso l’equivalente di uno stipendio a causa della riduzione del potere d’acquisto.
Solitamente gli italiani spendono una parte della tredicesima mensilità in regali di Natale o per regalarsi una vacanza di fine anno; ebbene, quest’anno - già molti mesi prima del suo arrivo - ci sono casi in cui la tredicesima risulta essere già spesa.
Secondo le ultime stime, nel primo semestre uno stipendio è andato perso a causa del caro vita, a fronte di un tasso d’inflazione che oggi si attesta all’8%. I prezzi aumentano, i salari restano gli stessi e di conseguenza a ridursi è il potere d’acquisto degli stipendi.
Mettere da parte una parte dello stipendio, quindi, risulta essere sempre più complicato e il bilancio di fine anno rischia di essere drammatico se nel frattempo non verranno prese delle contromisure efficaci. Perché a conti fatti, rischiamo di ritrovarci con uno stipendio in meno rispetto a quanto percepito nel 2021.
Buste paga, le drammatiche conseguenze dell’inflazione: già perso uno stipendio
Negli ultimi sei mesi l’inflazione ha comportato una perdita notevole del potere d’acquisto degli stipendi. Secondo le stime della Uil, in un solo semestre il caro vita ha tolto oltre 1.200 euro di potere d’acquisto a una famiglia, con reddito di circa 40 mila euro, composta da due genitori e due figli minori.
Va persino peggio a una famiglia composta da una coppia di genitori con doppio reddito e due figli adulti, con un reddito familiare da 47 mila euro: per loro il caro vita ha comportato la perdita di oltre 1.500 euro di potere d’acquisto.
Conseguenze meno gravi, per adesso, per una persona sola, under 65, con un reddito di circa 20.000 euro: per il momento l’inflazione si è mangiata “soli” 626,76 euro, ma da qui a fine anno la situazione è destinata a peggiorare.
Va detto che una parte delle perdite è stata compensata dalle misure introdotte dal Governo per far fronte al caro prezzi, come ad esempio dal bonus 200 euro e dal bonus bollette, ma quanto fatto non è ancora abbastanza.
Anche perché le stime della Uil non tengono conto dell’ultimo, inquietante, tasso d’inflazione registrato: un +8%, raggiungendo livelli che non si vedevano dal 1986.
Di questo passo, dunque, la tredicesima di fine anno servirà solamente per compensare tutte le perdite di questi, complicati, 12 mesi. Una situazione che inevitabilmente avrà ripercussioni sui consumi.
Come confermato da una recente indagine di Federdistribuzione, condotta da Ipsos, infatti, nel secondo trimestre del 2022 la spesa per i consumi alimentari è aumentata solamente dello 0,4%, nonostante l’inflazione. Ciò significa che si registra una perdita di almeno il 3% delle quantità acquistate.
Insomma, si compra di meno e si scartano i prodotti più costosi, con preferenze in crescita per i discount.
Busta paga: il piano del Governo per “salvare” la tredicesima
Il Governo deve intervenire il prima possibile per ridurre l’impatto del caro vita sugli stipendi. La soluzione è solamente una: aumentare i salari, almeno fino a quando non ci saranno tempi migliori.
A tal proposito, già nei prossimi giorni riprenderanno i confronti sul taglio del cuneo fiscale, misura che nelle intenzioni del Governo dovrebbe garantire un aumento dello stipendio netto tra i 50 e i 75 euro al mese fino alla fine dell’anno.
Un piano ambizioso, al quale potrebbe essere affiancata l’approvazione della legge che introduce un salario minimo in Italia.
Quel che è certo è che si tratta di una priorità, altrimenti gli italiani rischiano di dover già dire addio alla loro tredicesima (o anche di più nei casi peggiori).
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