Busta paga, aumento dello 0,3%: perché non è una buona notizia

Giorgia Bonamoneta

31/08/2022

Busta paga in aumento? In trent’anni gli stipendi medi in Italia sono aumentati dello 0,3%. Non è una buona notizia. Ecco perché e la classifica Ocse completa.

Busta paga, aumento dello 0,3%: perché non è una buona notizia

I nuovi dati dell’Ocse fanno segnare stipendi più alti in busta paga, ma l’aumento è solo dello 0,3%. L’Italia non si posiziona bene rispetto all’incremento percentuale dei salari nel periodo che va dal 1991 al 2021 in tutto il mondo.

Dopo il primo anno di pandemia, che ha sconvolto l’economia mondiale, nel 2021 l’Italia ha iniziato a recuperare invertendo la rotta che aveva portato il nostro Stato e l’Europa a perdere potere d’acquisto. Il Pil è rimbalzato di più del 6%, scrive Il Fatto Quotidiano, e lo stipendio medio italiano si è attestato a 29.694€. Rispetto ai dati 1991, calcolati sulla parità di potere d’acquisto e tenendo conto della variazione dei prezzi, lo stipendio medio era intorno ai 29.588€.

Insomma la busta paga è aumentata sì, ma solo dello 0,3% in trent’anni. Un incremento piuttosto insoddisfacente, soprattutto se paragonato al resto d’Europa. Il futuro del potere d’acquisto per la fine del 2022 e il 2023 non sembra essere positivo. Da un lato l’inflazione, il costo dei trasporti e dei beni di prima necessità, dall’altra aumentano i costi per la fornitura di gas e luce tra il +100% il +500%, facendo spendere una cifra complessiva di oltre 5000€ a famiglia in un anno.

La buona notizia dell’aumento della busta paga media è quindi subito riletto come una cattiva notizia, se messo in confronto ai numeri che emergono dal valore dei salari degli altri Paesi. In Italia, secondo l’analisi dell’Ocse, negli ultimi trent’anni il valore degli stipendi è stato tendenzialmente stagnante, prima ancora della crisi economica del 2010 e a quella generata dalla pandemia.

Aumento in busta paga: 0,3% in 30 anni

I dati dell’Ocse presentano un Paese a rischio stagnazione, ma non solo negli ultimi anni. La tendenza degli ultimi trent’anni è quella di un potere d’acquisto limitato, con importanti crisi economiche che hanno impedito il completo recupero rispetto agli altri Stati europei. In Italia uno stipendio medio si attesta intorno ai 29.694€, non raggiungendo o superando il valore massimo ottenuto nel 2010, prima degli effetti della crisi, dove toccò 31.080€.

Dopo la crisi pandemica è quella post invasione ucraina, i partiti propongono in campagna elettorale diverse soluzioni. Dal «taglio del cuneo fiscale in favore delle imprese e dei lavoratori» e «la tutela del potere di acquisto delle famiglie e dei pensionati» del centrodestra, al «salario minimo» del Pd. Le diverse proposte sono tutte vittime della solita narrazione elettorale, fatta di promesse, ma poco concrete.

Italia ultima nell’incremento dei salari: la classifica Ocse

Mentre l’Italia stagnava negli ultimi trent’anni, altri Paesi del mondo, in particolare Europa ed Europa dell’est hanno visto un importante incremento della percentuale dei salari.

Ecco la classifica dell’incremento percentuale dei salari nel periodo tra il 1991 e il 2021 (*1995-2021) realizzata dall’Ocse:

Paese % incremento dei salari
*Lituania 292%
*Estonia 256%
*Lettonia 218%
*Slovacchia 134%
*Repubblica Ceca 120%
*Polonia 95,9%
Irlanda 82,4%
*Slovenia 73%
Stati Uniti 52,15%
Regno Unito 50,5%
Danimarca 49%
Lussemburgo 38%
Francia 33,9%
Germania 33,6%
Austria 24,5%
Belgio 24,4%
Grecia 22,5%
*Portogallo 17%
Olanda 12,6%
Spagna 4,7%
Messico 0,47%
Italia 0,3%

La busta paga complessiva di alcuni Paesi risulta decisamente più alta di quella italiana, per esempio in Francia un lavoratore in media ha raggiunto i 40.115€ annuali, mentre in Germania hanno raggiunto i 43.722€ annuali.

Alcuni valori poi risultano decisamente bassi perché il valore di partenza dello stipendio era già molto alto, come nel Lussemburgo che ha visto aumentare negli ultimi trent’anni il salario del +38%, ma partiva già da uno stipendio medio di 50.800€.

Altri Paesi che partivano da una busta paga media più bassa del dato attuale italiano, per esempio la Grecia che aveva raggiunto 21.600€ prima della crisi del 2009, sono riusciti comunque a aumentare il loro salario del +22,5% toccando i 16.250€.

I valori più alti sono quei dell’est Europa, che sono aumentati di anche +292%, partendo da meno di 6.000€ all’anno. L’Italia è la peggiore e sopra di lei, appena meglio, il Messico. Le cause di questi bassi incrementi non sono semplici da riassumere, ma si tende ad attribuire questa tendenza a scarsi investimenti in innovazione tecnologica e occupazione con bassi o nulle qualifiche, che portano a bassi stipendi e a lavori dove prevale la precarietà e il lavoro part-time involontario.

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