Busta paga: cosa fare se il datore di lavoro indica meno ore di quelle effettuate?

Claudio Garau

24 Ottobre 2022 - 13:11

Non sempre la busta paga rispecchia tutti i dettagli del rapporto di lavoro e vi possono essere casi in cui il datore di lavoro non fa risultare tutte le ore effettuate. Come tutelarsi?

Busta paga: cosa fare se il datore di lavoro indica meno ore di quelle effettuate?

Il datore di lavoro ha il dovere di rispettare il contratto in tutte le sue parti, compresa ovviamente quella riguardante l’orario di lavoro. Esso rappresenta quell’elemento del contratto per il quale il lavoratore è obbligato ad essere al lavoro e a disposizione del datore di lavoro, con il compito di esercitare la sua attività o le sue funzioni per il tempo indicato.

Ebbene, proprio in ragione di questo non devi dimenticare che se in busta paga ti accorgi che compaiono meno ore di quelle effettivamente svolte, puoi adottare adeguate contromisure per veder riconosciuti i tuoi diritti. Siamo innanzi ad uno dei casi di lavoro grigio - di cui ora parleremo per distinguerlo dal lavoro nero - ma la domanda è appunto relativa agli strumenti di tutela del dipendente. Che cosa puoi fare se il datore di lavoro non rispetta i propri obblighi di correttezza e buona fede nei tuoi confronti? Come puoi difenderti per riportare la situazione alla normalità e rendere di nuovo regolare? Vediamolo insieme nel corso di questo articolo.

Lavoro grigio e busta paga con meno ore di quelle indicate: il contesto di riferimento

Lo abbiamo accennato: in queste circostanze si è soliti parlare di lavoro grigio, ma che cosa significa esattamente? Darne una definizione non è complicato perché si tratta semplicemente quel genere di rapporti di lavoro dichiarati alle autorità, ma che si svolgono con modalità e tempi differenti da quanto previsto dal Ccnl di riferimento. E ovviamente in danno al lavoratore.

Non di tratta di ’lavoro nero’, perché - a differenza di quest’ultimo nel quale il lavoratore non riceve una busta paga e riceve il corrispettivo che gli spetta in denaro contante, senza che il rapporto di lavoro emerga agli occhi del Fisco e dello Stato - il lavoro grigio attiene a situazioni che formalmente sono regolari, ma che in verità al loro interno contengono uno o più elementi di irregolarità.

Il caso che qui interessa, ovvero quello della busta paga pur emessa ma con meno ore di quelle effettivamente svolte, rientra proprio in questa ultima casistica di irregolarità, pur minori ma comunque esistenti e alle quali il lavoratore può porre rimedio. Vedremo tra poco in che modo.

In linea generale il lavoro irregolare è di fatto una qualsiasi attività di lavoro, pagata, lecita in sé stessa e dunque da questo punto di vista non punibile dalla legge. Il problema è che però non viene dichiarata alle autorità pubbliche - il caso del lavoro nero - o non dichiarata nel suo svolgimento effettivo - il caso del lavoro grigio che qui interessa.

Esempi pratici di quest’ultima irregolarità parziale possono essere diversi: pensiamo alle ipotesi dei pagamenti effettuati fuori busta paga per una loro frazione, oppure ai casi di inquadramento in un modo che non riflette il lavoro in concreto svolto, o ancora alle circostanze in cui il datore di lavoro non rispetta parte delle regole in tema di versamenti assicurativi e previdenziali o non si adegua a quanto disposto dal Ccnl di riferimento. Vi è poi il caso che qui interessa particolarmente, vale a dire quello del lavoratore che lavora con un orario di lavoro diverso da quello di cui al contratto individuale, e che risulta inferiore in busta paga.

Il danno per il lavoratore in caso di busta paga con meno ore indicate

I principi di correttezza e buona fede valgono anche per il datore di lavoro, come per il lavoratore. D’altronde a sostegno di ciò ci sono alcune sentenze della Cassazione che hanno avuto modo di evidenziare la reciprocità di questi principi, in tema di valutazione di legittimità di due provvedimenti di licenziamento. Ebbene sulla scorta di questi principi, dobbiamo rispondere che è contrario alla legge il comportamento del datore di lavoro che applica l’orario di lavoro part time a un suo lavoratore, che svolge la propria attività full time o che comunque fa risultare un numero di ore inferiore in busta paga.

In altre parole, viola le norme sui rapporti di lavoro la condotta dell’azienda che inquadra il dipendente a tempo parziale nonostante lavori full time, o che in concreto lo retribuisca per un numero più basso di ore rispetto a quelle lavorate - ed ovviamente anche nel caso in cui versi la retribuzione fuori busta.

Tieni ben presente questo particolare aspetto: le ore fuori busta costituiscono, in ogni caso, un danno per te che sei lavoratore alle dipendenze, infatti le tue tutele (pensione, indennità di disoccupazione, etc.) sono proporzionate alla retribuzione effettivamente dichiarata. Pertanto se in busta paga trovi meno ore di quelle effettivamente svolte avrai ripercussioni non soltanto dal lato retributivo, ma anche da quello previdenziale.

I rimedi che può adottare il lavoratore subordinato: la richiesta di correzione al tuo datore di lavoro

Abbiamo detto che, proprio come il lavoro nero, anche il lavoro grigio di fatto rappresenta uno svolgimento irregolare dell’attività di lavoro. Ma se il lavoratore in nero non ha alcun tipo di contratto, chi lavora in grigio firma un contratto che, come nel caso che qui interessa, non rispecchia il suo inquadramento reale.

Ricorda che tra le competenze riportate nel tuo cedolino o busta paga, di solito trovano spazio le ore lavorate nel mese, moltiplicate per la paga oraria di cui al contratto o, alternativamente, le giornate lavorate nel mese, moltiplicate per la paga giornaliera di cui al contratto. Ovviamente se hai svolto lavoro straordinario, dovranno esserti indicate tutte le ore di lavoro extra, con anche l’eventuale maggiorazione dovuta sulla paga.

Se scopri che nella tua busta paga sono state incluse delle ore in meno rispetto a quelle effettivamente svolte a lavoro, oppure sono state indicate ore di assenza non retribuita nonostante tu fossi regolarmente presente, non è detto che ciò sia frutto di una scelta di volontà del tuo datore. Potrebbe essere infatti uno sbaglio o un errore.

In questo caso, se ti accorgi dell’imprecisione entro il 16 del mese successivo al periodo di paga, domanda quanto prima la correzione al datore di lavoro o all’ufficio risorse umane. Se invece hai notato l’errore dopo il 16, non potrai chiedere la correzione della busta paga ma dovrai piuttosto domandare al datore di lavoro di versare la differenza a te spettante nelle prossime mensilità, e di esse ovviamente troverai traccia nelle successive buste paga.

L’inquadramento part time al posto del full time e le ore non contate in busta paga: ulteriori rimedi

Il caso però potrebbe essere più complicato e tu come lavoratore dipendente potresti scoprire che la tua busta paga indica un inquadramento contrattuale a te sfavorevole, perché part time mentre tu svolgi il tuo lavoro a tempo pieno, mattina e pomeriggio. Analoga l’ipotesi delle ore sistematicamente non contate tutte in busta paga, ma pur lavorate. Quale contromisura adottare per proteggere i propri diritti di lavoratore? Ebbene, sappi che in casi come questi è assai probabile che non si tratti di un banale sbaglio ma di un illecito, espressamente mirato a tagliare i costi aziendali. Sarai però tu e gli altri dipendenti a rischiare di pagarne le conseguenze.

Se il tuo datore di lavoro non corregge senza indugio i cedolini errati e non dà spiegazioni, potrai comunque attivarti per richiedere le differenze retributive e la regolarizzazione della tua situazione, facendo pervenire una comunicazione formale al tuo datore con Pec o raccomandata. Per semplificarti gli adempimenti potrai chiedere l’aiuto di un consulente del lavoro, di un legale o del sindacato.

L’azienda però potrebbe farti capire che non intende adeguarsi alle tue (pur fondate) richieste. In circostanze spiacevoli come queste potrai rivolgerti allora all’Ispettorato Territoriale del Lavoro o al sindacato, per un tentativo di conciliazione e cercare di trovare un accordo bonario con l’azienda. Se il percorso di conciliazione non andasse a buon fine e il datore di lavoro non si adeguasse alle tue richieste, resteresti ancora al punto di partenza con il problema della busta paga recante meno ore di quelle effettivamente svolte.

Che fare? Ebbene, la sola via che rimane è quella servirti di un avvocato di fiducia, per intraprendere la strada della causa presso il giudice del lavoro. Dovrai però dimostrare la fondatezza delle tue richieste e per farlo potrai servirti di prove ad hoc, come ad esempio le eventuali testimonianze dei colleghi o le eventuali dichiarazioni di altri soggetti come fornitori e clienti, o ancora potrai usare i messaggi di posta elettronica o i documenti firmati in orari differenti da quelli indicati in contratto. Anche la prova audio o video, con cui il dipendente registra se stesso mentre sta svolgendo le mansioni, è oggi da considerarsi legittima.

Busta paga con meno ore indicate e possibilità di dimissioni per giusta causa

Accenniamo infine anche alla possibilità per la quale il lavoratore ha la facoltà di licenziarsi se le ore in busta paga non vengono pagate dal datore di lavoro o se è presente una irregolarità nel rapporto tra ore in busta paga e ore in concreto svolte. In queste circostanze si tratterà di dimissioni per giusta causa, perché consequenziali rispetto ad un comportamento aziendale non rispettoso della legge e dei principi di buona fede e correttezza.

Tieni conto che, in queste circostanze, potrai dimetterti senza obbligo di dare il preavviso, ed anzi avrai il diritto al risarcimento del danno e al versamento dell’indennità di mancato preavviso. Ti spetterà altresì la Naspi, la nuova assicurazione sociale per l’impiego o indennità di disoccupazione.

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