Attenzione allo sgravio contributivo, basta 1 solo euro in più per perderlo. Ecco le considerazioni da fare quando si contratta un aumento di stipendio.
Un aumento di stipendio rischia di provocare un effetto inverso riducendo l’importo che entra nelle tasche del dipendente. Com’è possibile? Colpa, o merito a seconda di come lo si vuol vedere, dello sgravio contributivo sui cui il governo Meloni ha puntato al fine di sostenere il potere d’acquisto degli stipendi nel periodo caratterizzato da un elevato tasso di inflazione.
Come spiegato da Bankitalia, però, questo sgravio contributivo ha un difetto importante: dal momento che spetta entro una certa soglia di reddito e che basta 1 solo euro in più per perderlo completamente, può rappresentare un disincentivo a lavorare di più.
Ad esempio, fare delle ore di straordinario potrebbe aumentare lo stipendio lordo a tal punto da ridurre il netto. Un vero e proprio paradosso, così come può succedere nel caso in cui il datore di lavoro voglia riconoscere un aumento. Ecco perché fino a quando resterà in vigore lo sgravio contributivo bisognerà farsi qualche calcolo per non rischiare di guadagnare meno nonostante un aumento del lordo.
A tal proposito, di seguito ti spiego di quanto dovrebbe aumentare il tuo stipendio per evitare spiacevoli sorprese in busta paga.
Come funziona lo sgravio contributivo
Per chi ancora non lo sapesse, lo sgravio contributivo è una misura che riduce l’aliquota contributiva a carico del lavoratore dipendente, solitamente pari al 9,19% (nel rapporto di lavoro privato) dello stipendio lordo.
Nel dettaglio, se la busta paga ha un importo lordo fino a 1.923 euro, allora l’aliquota si riduce del 7%, scendendo al 2,19%. Se invece è più ricca ma comunque non supera i 2.692 euro, allora lo sgravio è del 6% e di conseguenza l’aliquota si riduce al 3,19%.
Su quanto risparmiato si applicano però le imposte, per questo motivo l’importo netto risulterà più basso. A tal proposito, ecco una tabella dove sono indicati i valori netti di quanto garantito dallo sgravio a seconda della retribuzione mensile.
Retribuzione mensile | Aumento netto mensile |
---|---|
769 euro | 44,92 euro |
961 euro | 56,15 euro |
1.153 euro | 67,38 euro |
1.346 euro | 67,22 euro |
1.538 euro | 76,82 euro |
1.730 euro | 86,42 euro |
1.923 euro | 96,03 euro |
2.115 euro | 90,54 euro |
2.307 euro | 90,49 euro |
2.500 euro | 91,52 euro |
2.692 euro | 98,56 euro |
Aumento dello stipendio, i calcoli da fare
È molto importante tenere bene a mente i suddetti importi per assicurarsi il maggior guadagno possibile. Consideriamo ad esempio un lavoratore che percepisce uno stipendio di 2.600 euro e per questo gode di un aumento in busta paga di circa 95 euro netti. Nel corso di giugno però svolge qualche ora di straordinario che lo porta a salire a 2.700 euro: la retribuzione lorda sale ma paradossalmente il netto risulterà più basso in quanto viene meno l’incremento netto di 95 euro.
Ecco perché bisogna assicurarsi che nonostante l’aumento di stipendio la retribuzione lorda resti sempre al di sotto della soglia necessaria per godere dello sgravio. In caso contrario l’incremento dovrà coprire quanto si perde con l’addio al bonus.
Se ad esempio lo stipendio aumenta di 200 euro lordi allora ne risulterà un aumento netto di circa 120 euro. Ovviamente bisognerà considerare anche la “fatica” sostenuta per arrivare a un tale importo: vale la pena fare molte ore di straordinario per guadagnare appena 20 euro netti in più rispetto a quanto sarebbe stato percepito mantenendo lo stipendio così com’era?
Discorso differente quando si contratta un aumento di stipendio con il datore di lavoro. Laddove l’incremento dovesse mantenere la retribuzione lorda entro la soglia prevista per godere dello sgravio allora non ci sarebbero problemi. In caso contrario bisognerebbe fare delle considerazioni, rifiutando qualsiasi aumento lordo che non andrebbe a compensare la perdita dello sgravio. In tal caso si potrebbero proporre delle soluzioni alternative, come ad esempio il ricorso ai fringe benefit detassati entro 1.000 euro (2.000 euro per i lavoratori con figli a carico).
Consideriamo adesso un lavoratore con stipendio di 2.500 euro a cui il datore di lavoro propone un aumento di 200 euro lordi mensili, quindi tra i 120 e i 130 euro netti. È vero che si perde il diritto allo sgravio (quindi a circa 91 euro netti) ma allo stesso tempo ne risulterebbe comunque un guadagno tra i 30 e i 40 euro. L’aumento, quindi, è conveniente.
Ma attenzione perché paradossalmente si potrebbe arrivare a un migliore risultato con un aumento appena inferiore a 170 euro lordi mensili, quindi circa 100 euro netti. In tal caso, infatti, ai 100 euro di aumento si mantiene anche lo sgravio contributivo che tra l’altro sale di circa 10 euro. Di netto, quindi, ne risultano circa 200 euro in più (e l’azienda risparmia).
© RIPRODUZIONE RISERVATA