Busta paga operai con stipendio fino a 2.000 euro: di quanto aumenta con le novità della riforma fiscale?

Chiara Esposito

26 Marzo 2023 - 15:48

Riforma fiscale: possibili novità stipendiali per gli operai italiani. Al vaglio 3 modifiche significative per le buste paga dei lavoratori.

Busta paga operai con stipendio fino a 2.000 euro: di quanto aumenta con le novità della riforma fiscale?

Possibili novità in materiale stipendiale per i lavoratori.

Come annunciato nel Consiglio dei Ministri, la riforma fiscale 2023 prevede una revisione a 360° del sistema tributario da attuare entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore della legge delega. Si è parlato di ridurre la pressione fiscale, aumentare il grado di certezza del diritto, ridurre il contenzioso, migliorare il rapporto fisco-contribuente e delineare un sistema in grado di attrarre i capitali esteri.

Negli obiettivi di carattere generale rientrano però anche l’individuazione di meccanismi fiscali a sostegno di famiglie, lavoratori ed imprese. In particolar modo sono attualmente al vaglio 3 modifiche che potrebbero incidere in maniera significativa sugli stipendi degli operai.

Raccogliendo tutte le informazioni più rilevanti circolate negli ultimi giorni chiariamo le idee e cerchiamo di capire come e quanto potrebbero cambiare le buste paga degli operai italiani.

Modifiche fiscali 2023: come cambia lo stipendio di un operaio?

Per capire il contesto attuale dobbiamo dire che lo stipendio level entry di un operaio generico si attesa sui 12mila euro lordi all’anno mentre quello di un operaio generico è di circa 14mila euro lordi all’anno. Questa somma può salire fino a 18mila euro circa per gli operai generici che maturano una lunga anzianità di servizio.

In questo scenario si cala così la riforma del sistema fiscale che potrebbe incidere sugli stipendi tra 700-2mila euro con revisione delle aliquote Irpef, ma anche con nuova no tax area e riordino delle detrazioni.

La revisione delle aliquote Irpef

In particolare, la prima modifica al via parte dalla revisione delle aliquote Irpef che il governo intende ridurre da quattro a tre. Ricordiamo che le quattro aliquote Irpef attualmente in vigore sono le seguenti:

  • del 23% per redditi fino a 15.000 euro;
  • del 25% per redditi tra 15.000 e 28.000 euro;
  • del 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro;
  • del 43% per redditi oltre i 50.000 euro.

Per operare su questa base, al momento, sono al vaglio diverse ipotesi. La prima di queste prevede le seguenti nuove soglie:

  • aliquote del 23% per redditi da 8.500 euro e fino a 28mila euro;
  • aliquote del 35% per redditi da 28.001 euro a 50mila euro;
  • aliquote del 43% per redditi oltre i 50mila euro.

Con queste nuove definizioni dei valori Irpef, gli operai generici con redditi annui tra 15mila-28mila euro (cioè stipendi da 1.150 euro e fino a 2mila euro) beneficerebbero di una netta riduzione dell’aliquota di tassazione, il che garantirebbe loro contestuali aumenti di redditi.

Altra ipotesi di revisione Irpef al vaglio del governo prevede le seguenti nuove aliquote:

  • al 23% per redditi fino a 28.000 euro;
  • al 33% per redditi tra 28mila e 50mila euro;
  • al 43% per redditi oltre i 50mila euro.

La terza ipotesi di modifica Irpef potrebbe, infine, prevedere la seguente ripartizione:

  • aliquota del 23% per i redditi sotto i 15 mila euro;
  • aliquota del 27% per i redditi tra 15 mila e 75 mila euro;
  • aliquota del 43% per i redditi oltre i 75 mila euro.

Con queste nuove aliquote i vantaggi maggiori sarebbero per la fascia di reddito medio-alta (tra i 15 e i 30mila euro circa) quindi per operai generici con redditi tra 800-2mila euro. Se così fosse si prospettano aumenti di stipendi di circa 50-60 euro per i redditi più bassi per arrivare fino a 700-1.200 euro per redditi più alti, dai 3.800-4mila euro in su.

No tax area e detrazioni operai: cosa potrebbe accedere

C’è però anche un’altra modifica contenuta nella riforma fiscale che potrebbe cambiare gli stipendi degli operai generici che percepiscono stipendi più bassi, sui 700 euro, e sarebbe quella della no tax area.

Al momento, infatti, la no tax area è fissata a 8.500 euro per pensionati e a 8.174 euro per i lavoratori. L’obiettivo dichiarato dal governo è portarla sugli 8.500 euro per tutti i cittadini.

Ultimo punto «all’ordine del giorno» in materia di riforma fiscale e riflesso sull’attività operai è quello del riordino delle detrazioni. Al momento si ipotizza uno schema di detrazioni possibili in percentuali diverse e per differenti fasce di reddito che sono:

  • detrazioni del 4% del reddito per lo scaglione fino a 15mila euro;
  • detrazioni del 3% del reddito per lo scaglione tra 15mila e 50mila euro;
  • detrazioni del 2% del reddito per lo scaglione tra 50mila e 100mila euro;
  • nessuna detrazione per redditi oltre i 100mila euro.

Se così fosse il beneficio più concreto verrebbe registrato da chi ha i redditi più bassi, in particolare fino a 15mila euro.

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