Buste paga, aumentano i contributi per il Fis dell’Inps e per la cassa integrazione guadagni straordinaria. Conseguenze per i datori di lavoro e, in piccola parte, per i dipendenti stessi.
Come riportato dall’Inps nel messaggio n. 316 del 2023, quest’anno le buste paga diventano più onerose per i datori di lavoro, come pure per i dipendenti (alcuni dei quali possono perlomeno godere della riduzione dell’aliquota contributiva).
E non perché aumenta lo stipendio dei dipendenti, bensì perché nel 2023 crescono alcune voci che gravano per due terzi sull’azienda e per un terzo sul lavoratore, come ad esempio le aliquote contributive previste per datori di lavoro che contribuiscono al Fis, il Fondo d’Integrazione Salariale introdotto dal 1° gennaio 2016 di cui fanno parte tutti i datori di lavoro - anche non organizzati in forma d’impresa - che mediamente occupano almeno 1 dipendente (prima il minimo era di 5 dipendenti, poi cambiato dalla legge di Bilancio 2022), e che non rientrano nell’ambito di applicazione né della cassa integrazione guadagni ordinaria né per quella straordinaria, a patto però che appartengano a settori nell’ambito dei quali non sono stati stipulati accordi per l’attivazione di un Fondo di solidarietà bilaterale o di un Fondo di solidarietà bilaterale alternativo.
Nel contempo, si legge nello stesso messaggio Inps, aumenta anche la quota che le imprese con più di 15 dipendenti devono pagare ai fini della cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs).
Le ragioni di questi aumenti, di cui di seguito trovate le percentuali aggiornate oltre a un confronto con il 2022, dipendono dalla riforma degli ammortizzatori sociali attuata dalla legge n. 234 del 2021, con la quale sono state riviste le tutele per i lavoratori dipendenti. Ma questo, come approfondiremo di seguito, a scapito dei datori di lavoro, e dei lavoratori stessi, per i quali aumentano i costi di cui farsi carico.
Busta paga, le aliquote Fis per il 2023
Dal 1° gennaio 2023 aumentano i contributi dovuti al Fondo d’integrazione salariale dell’Inps dopo la riforma suddetta approvata lo scorso anno. Ricordiamo, infatti, che dall’1 gennaio 2022 la cassa integrazione è stata estesa a tutti i datori di lavoro, persino quelli in cui risulta impiegato 1 solo dipendente.
Ai lavoratori viene così riconosciuto il cosiddetto assegno d’integrazione salariale (Ais), il quale solitamente viene erogato dai fondi di solidarietà; in loro assenza, però, interviene il suddetto Fis, al quale appunto devono contribuire i datori di lavoro che non hanno aderito ad altri fondi.
Ovviamente, a maggior tutela corrisponde maggior spesa, ragione per cui nel 2023 è stato disposto un aumento della contribuzione a carico del datore di lavoro e, in piccola parte, del lavoratore stesso. Ricordiamo, infatti, che l’aliquota contributiva Fis grava per due terzi sull’azienda, mentre del restante un terzo se ne fa carico il datore di lavoro.
A tal proposito, ecco le aliquote in vigore dal 1° gennaio 2023 e un confronto rispetto allo scorso anno.
Dimensioni azienda | Aliquota Fis 2022 | Aliquota Fis 2023 |
---|---|---|
Datori di lavoro che nell’ultimo semestre hanno occupato mediamente fino a 5 dipendenti | 0,15% | 0,50% |
Datori di lavoro che nell’ultimo semestre hanno occupato mediamente più di 5 e meno di 15 dipendenti | 0,55% | 0,80% |
Datori di lavoro che nell’ultimo semestre hanno occupato mediamente più di 15 dipendenti | 0,69% | 0,80% |
Imprese quali attività commerciali, comprese quelle della logistica e agenzie di viaggio e turismo, inclusi gli operatori turistici che, nell’ultimo semestre, hanno impiegato in media più di 50 dipendenti | 0,24% | 0,80% |
Da segnalare, poi, che nel caso in cui l’assegno d’integrazione salariale dovesse essere effettivamente erogato, allora si aggiungerà un’addizionale del 4%.
La fase transitoria della riforma
Importate ricordare che con la manovra per il 2022 è stato individuato un periodo transitorio, per cui la scadenza è stata portata al 30 giugno 2023 dall’ultima legge di Bilancio, entro cui tutti i fondi di solidarietà già esistenti dovranno adeguarsi alle nuove norme. Nell’attesa, i datori di lavoro che hanno aderito a un fondo non ancora in regola, dovranno farsi carico dell’aliquota contributiva prevista per il Fis dell’Inps, almeno fino ad avvenuto adeguamento.
Novità per la cassa integrazione straordinaria
Come anticipato, conseguenze ci sono anche per la cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs), estesa dalla legge di Bilancio 2022 ai datori di lavoro con più di 15 dipendenti. Con quella manovra venne ridotto il contributo ordinario dello 0,9% - anche in questo caso un terzo, quindi lo 0,3%, a carico del lavoratore - portandolo allo 0,27%, ma solo per i datori di lavoro con più di 15 dipendenti che dal 1° gennaio 2022 rientravano nel Fis.
Dal 1° gennaio 2023, però, tale agevolazione viene meno: si torna così all’aliquota dello 0,9%, a cui si aggiunge l’addizionale del 9-15% della retribuzione persa nel caso in cui si faccia ricorso all’ammortizzatore.
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