La guerra commerciale porterà solo effetti negativi. Parola della Camera di Commercio statunitense.
Dopo la decisione delle autorità indiane di applicare tariffe su un paniere di 28 beni importati dagli Stati Uniti, incluse mandorle e mele, fino al 70%, il nuovo capitolo della guerra commerciale vede protagonista la Camera di Commercio statunitense.
Oggi la potente associazione è scesa in campo per invitare l’amministrazione Trump a cessare le ostilità.
Guerra Commerciale: Camera Commercio, costi per 100 miliardi l’anno
La stima dei costi a carico della prima economia in caso di prosecuzione dello scontro appare particolarmente elevato: mille miliardi di dollari in dieci anni.
In una nota, l’associazione chiede al governo un’inversione a U nell’attuale politica valutaria rimarcando che la proposta di tariffe su altri 300 miliardi di “made in China” finirà per “incrementare in maniera drammatica il danno già arrecato” ai consumatori, ai lavoratori e alle industrie della prima economia.
Guerra Commerciale: 2 milioni di posti in meno?
La decisione di sottoporre le merci in arrivo da Pechino a dazi ha spinto diverse società ad incrementare i prezzi ed a riorganizzare la catena produttiva: la scorsa settimana, 600 società, tra cui big del calibro di Walmart, Target e J Crew, hanno firmato un appello in cui si stima che l’escalation della tensione commerciale potrebbe portare alla perdita di 2 milioni di posti di lavoro e costare alla famiglia media 2 mila dollari.
Secondo quanto riferito da James Gorman, presidente e Chief executive di Morgan Stanley, l’implementazione di nuove misure contro le importazioni cinesi rappresenterebbe “un disastro” che potrebbe spingere gli Stati Uniti in recessione.
Guerra Commerciale: Camera Commercio, dazi sono una tassa per consumatori Usa
Nonostante l’ente statunitense guidato da Thomas Donohue riconosca che tematiche come il furto di proprietà intellettuale, i trasferimenti forzati di tecnologia e l’intervento dello Stato vadano affrontati, quella delle tariffe unilaterali potrebbe rivelarsi una mossa controproducente.
Al posto di queste, l’associazione invita l’amministrazione Trump a riavviare i negoziati con Pechino ed a lavorare con gli alleati “con l’obiettivo di raggiungere un accordo […] che ponga fine ai dazi già in vigore e prevenga ulteriori misure che danneggiano gli americani”.
“I dazi rappresentano tasse nascoste e regressive pagate dalle aziende e dai consumatori statunitensi”, riporta la nota della Camera di Commercio statunitense. “Non ci sono esempi storici di successo, e (questo tipo di strategia unilaterale, ndr) ha sempre portato conseguenze non desiderate”.
Il prossimo incontro con il presidente cinese, Xi Jinping, è previsto in occasione del G20 di Osaka del 28 e 29 giugno.
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