La caravella portoghese colpisce ancora: una donna è finita in ospedale in seguito a una puntura. Ecco cos’è la caravella portoghese e a cosa fare attenzione.
Come ogni anno, con sempre maggior frequenza, nei mari italiani è stata avvistata la caravella portoghese, una sorta di “medusa” le cui lesioni possono essere mortali, anche se raramente. Per questo la caravella portoghese è spesso definita erroneamente “medusa killer”, in particolare in seguito alla morte di una donna di 69 anni nell’agosto del 2010 in Sardegna.
La caravella portoghese non è autoctona dei nostri mari, ma gli avvistamenti, per quanto rari, ci sono quasi ogni anno. Quest’anno è stata avvistata in Sicilia, in Sardegna, nel Mar ligure nei pressi di Chiavari e nei pressi dello stretto di Messina.
Non è la medusa più pericolosa al mondo - la medusa più pericolosa è la vespa di mare, con tentacoli di 3m e vive in Australia e nelle Filippine -, non è neanche una medusa, ma può causare, in persone con patologie pregresse, lesioni piuttosto gravi. È il caso della donna punta della caravella portoghese in Sicilia, al largo delle Isole Ciclopi. La donna è ora ricoverata nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale policlinico San Marco di Catania, dopo aver riscontrato sintomi e lesioni su schiena, glutei e gambe compatibili con la caravella portoghese.
Anche se piuttosto rare, le notizie sulle caravelle portoghesi possono aiutare a fare attenzione a questa particolare specie di celenterato marino. Conoscerne le caratteristiche, la descrizione e gli effetti del veleno può aiutare non solo nell’identificazione, ma anche nel velocizzare i tempi di soccorso.
Caravella portoghese in Sicilia: grave una donna
È stata ricoverata in terapia intensiva, nell’ospedale policlinico San Marco di Catania, la donna punta da una caravella portoghese. È successo in Sicilia, vicino all’Isola dei Ciclopi e davanti ad Aci Trezza. La donna ha accusato sintomi come cefalea, vomito, difficoltà respiratorie e aritmia cardiaca, tutti sintomi ricollegabili alla puntura di una caravella portoghese.
I sintomi della donna sono comuni, ma la situazione di estremo pericolo è dato dalle patologie pregresse della donna. Infatti i sintomi possono variare da individuo a individuo, ma per alcune categorie più esposte, come cardiopatici e bambini, il rischio di decesso è più alto.
Caravella portoghese, aumentano gli avvistamenti: cos’è e a cosa fare attenzione
La caravella portoghese, comunemente conosciuta come una delle “meduse killer”, in realtà non è una medusa. Si tratta di un animale marino chiamato Physalia physalis ed è un celenterato marino. È un sinoforo composto da diversi organismi pluricellulari aggregati e collegati tra loro. In particolare la caravella portoghese, il cui nome descrive il suo aspetto simile a quello di una caravella a vele spiegate, è composta da quattro organismi distinti detti zooidi.
Saperla riconoscere è fondamentale per evitarne la puntura. L’aspetto è comunque piuttosto inconfondibile, infatti sopra la superficie dell’acqua è possibile vedere una sacca ricolma di gas dai colori variopinti viola, blu e rosa, mentre al di sotto, invisibili, si trovano i lunghissimi tentacoli urticanti. Sono proprio questi l’aspetto più pericoloso e al quale fare attenzione, infatti possono raggiungere anche fino e 50m di lunghezza.
Alla caravella portoghese bisogna fare particolarmente attenzione, perché in Italia, seppur rara, è diventata sempre più frequente. In Australia ogni anno questa specie è responsabile di oltre 10.000 punture sull’uomo. Il sintomo più comune della puntura della caravella portoghese è il dolore, descritto quasi come frustate e che lascia sul corpo segni come di piaghe per due o tre giorni. Nei casi più gravi può causare shock anafilattico, febbre, problemi respiratori e cardiaci, che possono portare alla morte.
Cosa fare in caso di puntura di una caravella portoghese?
In caso di puntura ci sono degli accorgimenti da prendere, diversi da quelli di una puntura di medusa, non essendo la caravella portoghese una medusa. Il dottor Antonio De Bitonto, responsabile dell’unità operativa di dermatologia presso il policlinico San Marco del gruppo San Donato, spiega che subito dopo la puntura è bene controllare con attenzione che non vi siano rimasti pezzi dell’animale. Questi vanno tolti con l’ausilio di guanti od oggetti rigidi per evitare ulteriori punture accidentali.
In seguito la zona colpita va sciacquata con acqua di mare, non dolce. Sono da evitare anche i “rimedi della nonna” come l’ammoniaca e l’aceto che possono solo peggiorare l’infiammazione. Qualsiasi sia la zona punta è necessario sciacquarla per almeno 10-15 minuti con acqua per velocizzare la diminuzione del veleno.
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