Dopo aver annunciato le illustri assenze al Salone di Detroit, le maggiori case automobilistiche rinunciano anche a Parigi e Ginevra. È la fine dei saloni automotive?
Perché le case automobilistiche non vogliono più partecipare ai Saloni dell’Automobile internazionali? I maggiori brand automotive - e non solo - stanno mettendo in moto un effetto domino dando forfait ai prossimi saloni espositivi.
I costruttori preferiscono rinunciare alle vetrine che hanno fatto la storia dell’automobile e che fino a poco tempo fa erano occasione di pubblicità e segno di prestigio. Finora sono state raccolte molte defezioni per il Salone di Parigi, a ottobre 2018, per il Salone di Detroit, in programma a gennaio 2019, e per il Salone di Ginevra, a marzo 2019.
Dopo decenni di riflettori puntati, nelle prossime edizioni gli organizzatori dovranno fare a meno dei nomi più importanti per volume di vendite e quindi per pubblico.
Cerchiamo di capire le cause delle annunciate assenze che, se non dovessero arrestarsi, rischierebbero di ridimensionare notevolmente la portata dei saloni finora più importanti al mondo fino a farli scomparire.
Quante assenze a Parigi, Detroit e Ginevra
Prima ancora che i rapporti con l’America di Trump diventassero così tesi per i dazi doganali, dall’Europa erano già arrivate le defezioni di tre colossi tedeschi: Mercedes, BMW e Porsche.
Anche Audi si è unita al coro, insieme a Volvo, Mini, Jaguar, Land Rover, Maserati e Ferrari. Questo sta obbligando gli organizzatori del North American International Auto Show di valutare un cambio di nome escludendo l’internazionalità dell’evento.
Dopo Detroit, è toccato a Parigi, segno evidente che il problema non sono i rapporti internazionali o i dazi di Trump: il Mondial de l’Automobile del prossimo ottobre, quindi anche precedente sul calendario rispetto a quello americano, ha visto le defezioni di Ford, Volvo, Nissan, Mazda, Infiniti, Mitsubishi, Subaru e Opel, a cui si è aggiunta Volkswagen che però annuncia di presentarsi al di fuori del Salone con stand e lascerà comunque partecipare Skoda, Seat, Porsche e Audi.
L’effetto domino delle disdette ha iniziato a coinvolgere anche Ginevra: Ford ha fatto sapere di non essere interessata a partecipare, e un portavoce dell’Ovale Blu avrebbe motivato tirando in ballo gli elevati costi di partecipazione che non tornano più in termini di pubblico, pubblicità e presenza di visitatori.
Crisi dei Saloni Internazionali
Difficile comprendere perché Saloni internazionali così importanti, veri punti di riferimento fino allo scorso anno per i rispettivi continenti, stiano perdendo aderenze di primo piano e in così poco tempo.
Per il Salone di Detroit una delle cause può essere la vicinanza di meno una settimana con il CES di Las Vegas, nuovo punto di ritrovo per l’automotive sempre più tecnologico. Per la mancata partecipazione di Ford a Ginevra possiamo immaginare coincida anche con un momento di stasi tra vecchia e nuova produzione, ma rimane da capire che fine faranno questo tipo di eventi.
La sensazione è che le grandi case automobilistiche stiano virando il proprio interesse dai saloni internazionali ad altre forme di esposizione, nonostante le prime non abbiano registrato notevoli cali di pubblico. Ogni casa automobilistica provvederà a lanciare e a promuovere i nuovi modelli in modo autonomo e presso eventi ad hoc.
Quale sarà la nuova forma che sostituirà i saloni non è ancora possibile saperlo, ma è certo che questo cambiamento rientra nel momento di cambiamento del settore, anche se nessuno avrebbe dato per finiti i grandi saloni internazionale in così poco tempo.
Tra il prossimo appuntamento di Parigi e quello di Detroit c’è il Salone di Los Angeles, che sarà fondamentale per comprendere meglio cosa accadrà nel settore.
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