Case green, c’è divieto di vendita delle case «vecchie»?

Nadia Pascale

26 Marzo 2024 - 14:18

La direttiva Case green continua a creare dubbi, molti si chiedono quali saranno gli effetti e in particolare se vi sarà un divieto di vendita per case non a norma o sanzioni per chi non si adegua.

Case green, c’è divieto di vendita delle case «vecchie»?

Mancano pochi passi formali all’approvazione definitiva della direttiva Case green e lo schema è ormai pronto. Le decisioni finali operative, che sono le più importanti, devono essere adottate dagli Stati Membri. Molti edifici potranno essere esclusi, tra cui quelli situati nei centri storici, gli immobili di quadratura ridotta (fino a 50 mq), le residenze usate per le vacanze (meno di 4 mesi l’anno, ma resta il dubbio sui controlli) e gli edifici di culto.

Due sono le questioni che più preoccupano i proprietari: si potranno vendere le case con classe energetica non adeguata? Ci sarà un obbligo di ristrutturare gli immobili? In questo secondo caso, si potranno prevedere delle sanzioni per chi non ristruttura?

Cerchiamo di capire tutti i risvolti che preoccupano le famiglie e che fanno dubitare della «fattibilità» della direttiva Case green.

Direttiva Case green e problemi economici di proprietari... e non solo

La direttiva Case green pone agli Stati degli obiettivi da raggiungere in termini di riduzione delle emissioni inquinanti. I punti cruciali riguardano gli immobili più vecchi, più datati, cioè quelli più inquinanti, infatti, la direttiva stabilisce che entro il 2030 le emissioni inquinanti provenienti dagli edifici devono essere ridotte del 16% e del 20-22% entro il 2035. Gli obblighi dovranno però prendere il via dagli edifici più inquinanti, cioè con la classe energetica deteriore (F e G).

Non occorre girarci molto intorno, le abitazioni con le peggiori classi energetiche in genere sono di proprietà di persone che hanno maggiori difficoltà economiche, fatta eccezione per chi vive nei centri storici che nella maggior parte dei casi è semplicemente vincolato. Ricordiamo che tra le varie opzioni per gli Stati vi è la possibilità di escludere gli immobili situati nei centri storici. Le difficoltà economiche sono proprio il nodo cruciale da sciogliere.

Il parco immobiliare non a norma è il più vetusto, quello in cui non vi sono state sostituzioni di infissi, caldaie e figurarsi installazione di pannelli solari, fotovoltaico o impiantistica nuova. Spesso tali mancate opere di manutenzione straordinaria derivano proprio dalle difficoltà economiche.

Ne deriva, quindi, l’onere da parte dello Stato di pensare a una rivoluzione del parco immobiliare anche attraverso un’implementazione delle residenze pubbliche in modo da offrire sostegno a chi dovesse decidere di abbattere immobili fatiscenti.

Le risorse dell’Unione Europea destinate all’Italia non sono elevatissime, anzi, si potrà ritornare alla cessione del credito e allo sconto in fattura, ma il problema sono, appunto i fondi. Gli immobili da ristrutturare secondo le stime saranno circa 5 milioni, con il Superbonus l’Italia ha ristrutturato poco meno di 500.000 edifici e ciò ha fatto impennare il debito pubblico, facendo le dovute proporzioni non è possibile continuare su questa strada, non tutti gli immobili potranno essere ristrutturati con tale strumenti.

La direttiva Case green è sostenibile?

La direttiva Case green obbliga a pensare a strumenti per aiutare le famiglie più bisognose. Secondo i calcoli effettuati dal Corriere della Sera, per essere ottimisti servirebbero 600 miliardi di euro, non facilmente reperibili visto che i 120 miliardi di euro del Superbonus hanno mandato in tilt il debito pubblico. Il sostegno pubblico sarà quindi piuttosto residuo.

Altra nota dolente sono i tempi: sono ristretti, ancora non esiste una stima precisa degli edifici che per primi dovranno essere ristrutturati. Deve procedersi prima a questo passo e poi stabilire una struttura normativa che possa dare sostegno a imprese e famiglie. Dal punto di vista tecnico i lavori dovranno essere eseguiti in breve tempo e molti sospettano che potrebbero esservi problemi nel reperimento di materiali e imprese. Basti pensare che anche la ricostruzione di Amatrice è stata bloccata perché non si trovano imprese edili disponibili visto che erano tutte impegnate con il Superbonus.

Ci saranno sanzioni per chi non si adegua alla direttiva Case green?

Non si sa ancora se vi sarà un pacchetto di sanzioni per chi non si adegua o se vi sarà il divieto di vendita per le case non a norma. Per ora in Italia non si è parlato di tale ipotesi, ma se anche non dovesse esservi un divieto, il prezzo delle case crollerebbe, insomma chi acquista un immobile sapendo che in breve tempo deve sopportare le spese di ristrutturazione e che recuperare due classi energetiche in un edificio fatiscente è difficile?

Probabilmente solo chi riesce a ottenere un vantaggio economico da ciò e quindi con prezzi molto bassi, ne consegue che molti potrebbero sentirsi costretti a svendere, magari per acquistare un’unità abitativa molto più piccola ma già a norma oppure per stipulare un contratto di locazione altrove.
Dal punto di vista elettorale eventuali sanzioni potrebbero incidere notevolmente sul consenso popolare, ecco perché non è facile prevedere le scelte.

Il risparmio economico attrae?
Il mantra sempre recitato è che adeguando gli immobili si inquina meno e sirisparmia sulla bolletta, questo può avere un senso rilevante nel caso in cui si progetti un immobile green, casa passiva, o quasi, ma è molto diverso quando si deve intervenire con cappotti (non sempre è possibile), pannelli solari, fotovoltaico, sostituzione infissi. Secondo i dati di Nomisma, questa tipologia di intervento ha portato un risparmio in bolletta di circa 500 euro l’anno e questo non sempre rappresenta un’attrattiva per chi dovrebbe sostenere spese dai 5.000 euro a salire.

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