Che mantenimento va dato con stipendio di 1.500 euro?

Ilena D’Errico

8 Dicembre 2024 - 23:28

Ecco come viene determinato l’assegno di mantenimento in base al reddito e quale potrebbe essere l’importo con uno stipendio di 1.500 euro mensili.

Che mantenimento va dato con stipendio di 1.500 euro?

I genitori che vivono con i figli insieme o con una suddivisione equa del tempo provvedono direttamente a tutte le esigenze della prole. In tutti gli altri casi, il genitore non collocatario è tenuto a corrispondere un assegno di mantenimento periodico per contribuire alle spese ordinarie, oltre a partecipare in una certa misura alle spese straordinarie. Necessariamente i bisogni dei figli devono essere quantificati preventivamente, per tradursi in un importo mensile consono alle circostanze.

Il reddito e in generale la capacità economica del genitore non collocatario rappresenta un criterio fondamentale nella determinazione dell’assegno di mantenimento, per quanto dipendente da un insieme di fattori. Lo stipendio, come anche la pensione, restituiscono un’immagine verosimile dello stile di vita del genitore, che è tenuto per legge a garantire un pari trattamento alla prole. Prendiamo come esempio uno stipendio da 1.500 euro per avere un’idea della possibile quantificazione del mantenimento, tenendo sempre presente che tutto dipende dalle circostanze specifiche.

L’assegno di mantenimento in base allo stipendio

Il Codice civile tratta molto precisamente i vari doveri genitoriali, ma la norma fondamentale in questo proposito è l’articolo 30 della Costituzione italiana. Al primo comma stabilisce quanto segue:

È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio.

Ogni genitore deve mantenere i figli, semplicemente in virtù del rapporto che li lega. Il mantenimento non deve quindi essere visto in relazione alle capacità dell’altro genitore, visto che si tratta di un dovere a sé stante che ricade su ogni padre e madre. Il reddito del genitore con cui il figlio vive prevalentemente, quindi, è del tutto irrilevante per la determinazione dell’assegno di mantenimento.

Prendiamo in considerazione l’ipotesi in cui il genitore collocatario sia molto ricco, perfettamente in grado di provvedere ai bisogni dei figli e anzi capace di garantire loro un tenore di vita elevato. L’altro genitore, invece, ha un reddito basso e può a stento contribuire alle necessità primarie della prole. Qualcuno potrebbe pensare che l’assegno di mantenimento sarebbe superfluo in questa ipotesi, ma non è affatto così. Limitatamente alle proprie possibilità, anche il genitore più debole economicamente deve collaborare al mantenimento della prole, per quanto questo contributo possa essere inferiore al tenore di vita cui provvede l’altro.

Il diritto dei figli a essere mantenuti dai genitori, almeno fino a un certo momento della propria vita, ha un fondamento costituzionale e pertanto nessun genitore vi si può sottrarre. Ciò non significa che possano essere pretesi importi irrealistici di cui il soggetto obbligato non può disporre, quanto meno non senza patire un elevato disagio.

Ecco perché non esistono importi massimi o minimi dell’assegno di mantenimento. Ognuno è tenuto a corrispondere ai figli il meglio che può, perlomeno garantendo loro uno stile di vita allineato al proprio. Semplificando, più il genitore guadagna e più sarà elevato l’assegno di mantenimento. Non c’è una proporzione fissa rispetto allo stipendio (o alla pensione) su cui fare affidamento, anche perché ci sono vari fattori da prendere in considerazione.

Quanto va dato con uno stipendio di 1.500 euro?

Le esigenze specifiche dei figli, anche tenendo conto delle età, e la situazione finanziaria complessiva del genitore incidono notevolmente. Il numero di figli, l’assegnazione della casa coniugale, l’eventuale assegno di mantenimento al coniuge sono fattori rilevanti che possono diminuire l’importo del mantenimento. Quando il genitore percepisce un reddito elevato, tuttavia, anche la percentuale si dilata.

Chi ha uno stipendio mensile particolarmente cospicuo potrebbe infatti dovere anche la metà del valore al figlio, potendo senza problemi provvedere alle proprie esigenze con l’altro 50%. Uno stipendio da 1.500 euro non rientra però in questa ipotesi, sebbene per tanti lavoratori sia poco più che un’utopia.

Le spese che gravano sul genitore non collocatario sono infatti considerate nella determinazione dell’assegno, per quanto in modo contenuto. Il pagamento del canone di affitto, per esempio, è spesso l’ago della bilancia per questa fascia di redditi. Secondo le linee guida dei tribunali, puramente indicative, con un reddito simile il mantenimento è verosimilmente di 375 euro.

Quando non è dovuto l’assegno all’ex coniuge e il figlio è uno solo, infatti, il mantenimento si aggira intorno al 25% dello stipendio (purché quest’ultimo non sia particolarmente elevato). In presenza di più figli l’importo sale, ma non in proporzione. Ciò significa che non raddoppia se i figli sono due, ad esempio, in quanto non sarebbe sostenibile per il genitore e non idoneo dal punto di vista del tenore di vita.

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