Cosa sta succedendo in Siria e quali sono gli scenari futuri ora che al potere ci sono i ribelli islamisti: l’intervento del saggista Giacomo Gabellini intervenuto sul canale YouTube di Money.it.
Cosa sta succedendo in Siria? Una domanda questa sicuramente di non facile risposta, visto che dopo la fuga di Bashar Assad - riparato ora a Mosca insieme alla sua famiglia - e la presa del potere da parte del controverso Abu Mohammad al-Jolani, a Damasco regna sempre un sostanziale caos nonostante la nomina di un nuovo premier.
Nonostante sulla testa di al-Jolani penda una taglia da 10 milioni di dollari messa dagli Stati Uniti e la sua milizia - Hayat Tahrir al-Sham (HTS) - sia stata bollata come terroristica in passato, l’Occidente sembrerebbe aver salutato con favore questo cambio di potere in Siria che rappresenta un duro colpo anche per la Russia.
Appare impossibile però parlare della situazione siriana senza considerare il ruolo di attori come Israele, la Turchia e l’Arabia Saudita oltre a quello degli Stati Uniti, senza contare la guerra in Ucraina che vede la Russia impegnata direttamente da oltre mille giorni.
In questo scenario così complesso un’idea su cosa sta succedendo in Siria se l’è fatta Giacomo Gabellini, saggista e ricercatore indipendente specializzato in questioni economiche e geopolitiche ospite di una puntata speciale sul tema andata in onda sul canale YouTube di Money.it.
Per Gabellini appare evidente la disparità di trattamento tra Russia e Iran, con le basi militari di Mosca che non sono state sfiorate dai ribelli al contrario dell’ambasciata iraniana, letteralmente saccheggiata.
“Naturalmente i tempi sono prematuri per divenire conclusioni diciamo perentorie - ha spiegato il saggista -, però lascia supporre che ci sia stato uno scambio tra Erdogan e Putin, cioè probabilmente il fatto è che il destino di questo Paese era ormai segnato”.
Poi naturalmente ha preseguito Gabellini “in tutto questo ci sono gli Stati Uniti e c’è Israele, guarda caso l’avanzata di questo gruppo jihadista si è cominciato a verificare a partire dal 27 novembre, proprio quando Israele e gli Hezbollah libanesi hanno raggiunto una tregua, una tregua che sostanzialmente di cui Israele aveva tremendamente bisogno perché stava esaurendo le munizioni e non riusciva a raggiungere alcun risultato tangibile sul campo di battaglia libanese”.
In conclusione resterebbe da vedere “ cosa farà l’Iran a questo punto che non credo che incasserà il colpo senza reagire, indubbiamente bisognerà vedere come la leadership iraniana intenderà affrontare questo nuovo scenario che si fa indubbiamente più problematico perché l’asse di resistenza è stato privato di un suo elemento molto importante”.
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