Chi ci rimette con la legge di Bilancio targata Meloni: chi pagherà di più?

Stefano Rizzuti

01/12/2022

Il conto della legge di Bilancio per le spese sanitarie e sociali ricadrà soprattutto su una parte della popolazione: qual è la fascia di reddito che pagherà di più?

Chi ci rimette con la legge di Bilancio targata Meloni: chi pagherà di più?

Il conto della manovra, da 278 miliardi, peserà soprattutto su una parte di contribuenti italiani. In particolare, come spiega Il Sole 24 Ore, il peso maggiore viene caricato sulle spalle di chi ha redditi superiori ai 35mila euro (e inferiori ai 55mila), che verserà di più per la spesa sociale. A rimetterci, quindi, è quello che una volta veniva chiamato ceto medio.

I dati del Sole si basano sul rapporto di Itinerari previdenziali e Cida, la Confederazione italiana dirigenti e alte professionalità. Cifre che si basano sui redditi del 2020, quindi sulle dichiarazioni dei redditi del 2021. Entrando nel dettaglio, su oltre 41 milioni di contribuenti saranno circa cinque milioni a farsi carico del peso di quasi il 60% dell’Irpef versata nelle casse dello Stato.

Chi viene danneggiato

Stefano Cuzzilla, presidente di Cida, spiega che sono circa 5 milioni gli italiani che si fanno carico di un maggior peso fiscale e parliamo soprattutto dei lavoratori con redditi superiori ai 35mila euro lordi, corrispondenti al 13% del totale. “O stiamo scivolando verso un impoverimento generale non adeguato a una potenza industriale oppure in questo Paese c’è un sommerso enorme”, è la sua constatazione.

Cuzzilla sottolinea che il danno riguarda soprattutto chi è già stato penalizzato negli ultimi tempi tra blocco della perequazione, rivalutazioni parziali e contributi di solidarietà. Inoltre ora il rischio è di un’ulteriore beffa per chi subirà il taglio della rivalutazione della pensione non potendo neanche accedere alla quota 103, che verrà proprio finanziata con quei tagli.

La spesa in base ai redditi

Itinerari previdenziali sottolinea che servono 122,72 miliardi per la spesa sanitaria, 144,76 per l’assistenza sociale e 11,3 per il welfare degli enti locali, per un totale di 278 miliardi di euro. Le risorse arriveranno da Irpef, addizionali, Ires, Irap e più di 50 miliardi dalle imposte indirette.

Il 79,2% degli italiani dichiara redditi fino a 29mila euro, corrispondenti al 27,57% di tutta l’Irpef. Invece per 5 milioni di lavoratori con redditi superiori ai 35mila euro il peso è maggiore, mentre chi è sopra i 100mila euro corrisponde all’1,2% per il 19,91% delle imposte.

Tra i 55mila e 100mila euro di reddito - si parla di poco meno di 1,4 milioni di contribuenti e il 3,4% del totale - il pagamento riguarda il 18,1% delle imposte. Quindi, in definitiva, il 4,6% dei lavoratori paga il 38% di Irpef. Se però si includono anche i redditi tra 35mila e 55mila euro lordi, scopriamo che il 13% paga quasi il 60% dell’imposta sul reddito.

Il problema del sommerso

Di fatto pochi contribuenti pagano sempre di più, secondo questa analisi. Ma va considerato il problema relativo al sommerso. Alberto Brambilla, presidente del centro studi e ricerche Itinerari previdenziali, sottolinea che c’è una differenza tra le diverse classi ritenuta “troppo marcata e destinata ad acuirsi per effetto dei recenti provvedimenti che aumentano importo e platea dei destinatari di bonus e agevolazioni varie”.

I nostri decisori politici - prosegue Brambilla - tendono a trascurare come queste percentuali dipendano in buona parte da economia sommersa, evasione fiscale e assenza di controlli adeguati, per le quali primeggiamo in Europa: è davvero credibile che oltre la metà degli italiani viva con meno di 10mila euro lordi l’anno?”.

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