La chiusura del gas russo costringe alla chiusura di quasi tutte le industrie in Transnistria

Luna Luciano

4 Gennaio 2025 - 18:27

La crisi del gas russo blocca l’industria in Transnistria, lasciando attive solo le aziende alimentari. Senza energia, riscaldamento e aiuti, la regione rischia il collasso.

La chiusura del gas russo costringe alla chiusura di quasi tutte le industrie in Transnistria

La regione separatista della Transnistria, situata in Moldavia, sta affrontando una crisi senza precedenti a causa dell’interruzione delle forniture di gas russo.

Questo blocco, legato allo stop del transito del gas attraverso l’Ucraina, ha obbligato quasi tutte le imprese industriali del territorio a sospendere le loro attività, lasciando operative soltanto quelle legate alla produzione alimentare. Con circa 450.000 abitanti, prevalentemente russofoni, la Transnistria ha goduto di un fragile equilibrio economico sin dal suo distacco dalla Moldavia negli anni ‘90, ma questa nuova emergenza rischia di avere conseguenze irreversibili.

Secondo Sergei Obolonik, primo vice primo ministro della regione, l’industria transnistriana è praticamente paralizzata: “Tutte le imprese industriali sono inattive, ad eccezione di quelle che garantiscono direttamente la sicurezza alimentare”. La crisi ha inoltre costretto le autorità locali a introdurre blackout energetici a rotazione, lasciando senza riscaldamento e acqua calda molti cittadini, inclusi ospedali e strutture essenziali.

La crisi energetica della Transnistria deve essere letta però nel complesso quadro geopolitico che vede opposta la Russia e i suoi alleati all’Occidente. Ecco cosa sta accadendo in Transnistria e quali potrebbero essere i rischi di questa crisi energetica a livello mondiale.

Stop gas russo, in Transnistria industrie e infrastrutture al collasso

La chiusura delle industrie in Transnistria rappresenta un duro colpo per l’economia della regione. Le aziende locali, già messe a dura prova da anni di tensioni politiche e mancanza di riconoscimento internazionale, si trovano ora prive di risorse energetiche sufficienti per operare. “Se la situazione non si risolverà a breve, le imprese perderanno la capacità di ripartire”, ha dichiarato Obolonik, sottolineando come il danno economico potrebbe diventare irreparabile. La Transnistria, che dipendeva interamente dal gas russo, non ha un’infrastruttura energetica autonoma in grado di sostituire rapidamente le forniture interrotte.

Oltre alla crisi industriale, l’interruzione del gas ha portato alla sospensione del riscaldamento e dell’acqua calda per molte famiglie, aggravando ulteriormente le condizioni di vita. Le autorità locali hanno invitato i cittadini a raccogliere legna da ardere per affrontare l’inverno, una misura d’emergenza che sottolinea la gravita della situazione. La mancanza di elettricità ha inoltre colpito servizi essenziali, come ospedali e scuole, rendendo ancora più difficile la gestione della crisi. L’economia della regione, già fragile, rischia di crollare sotto il peso di un blocco energetico che sembra destinato a prolungarsi.

Crisi energetica in Transnistria: quali sono i rischi geopolitici

La crisi energetica in Transnistria non è solo un problema locale, ma - come anticipato - un nodo geopolitico cruciale. La regione, autoproclamatasi indipendente negli anni ’90, è rimasta sotto l’influenza della Russia, che vi mantiene una presenza militare. Tuttavia, il recente blocco del gas ha messo in discussione il sostegno di Mosca, sollevando interrogativi sulle reali intenzioni del Cremlino. La decisione di Gazprom di interrompere le forniture alla Moldavia è stata giustificata con una disputa sui pagamenti, ma molti osservatori internazionali ritengono che si tratti di una strategia politica per destabilizzare la regione e aumentare la pressione su Chisinau.

Il governo moldavo, dal canto suo, ha avviato collaborazioni con la Romania per garantire forniture energetiche alternative, ma la Transnistria rimane isolata. Le autorità di Chisinau hanno offerto aiuti come generatori e biomassa, ma solo a condizione che il territorio accetti di reintegrarsi politicamente con la Moldavia. Nel frattempo, la leadership filorussa della Transnistria accusa Kiev di aver bloccato il transito del gas per danneggiare la regione, alimentando ulteriormente le tensioni tra i due paesi. Il governo moldavo ha accusato la Russia di usare il gas come arma per destabilizzare il Paese e impedire la sua adesione all’Unione Europea.

Infatti, per Mosca la Transnistria rappresenta un punto strategico: la sua posizione potrebbe essere sfruttata per minacciare il porto ucraino di Odessa e consolidare il controllo sul Mar Nero. Tuttavia, l’eventualità di un intervento diretto potrebbe comportare rischi di escalation, coinvolgendo anche la NATO.

La crisi mette in evidenza la vulnerabilità delle aree dipendenti da risorse energetiche esterne e l’uso del gas come arma geopolitica. Per la Transnistria, il futuro appare incerto: se le forniture di gas non saranno ripristinate a breve, le conseguenze economiche e sociali potrebbero segnare un punto di non ritorno, con ripercussioni potenzialmente destabilizzanti anche per il resto della Moldavia e della regione.

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