La banca centrale cinese è intervenuta a sorpresa sui tassi per dare un altro segnale di sostegno alla ripresa. Cosa ha deciso e perché la crisi del dragone appare ancora profonda?
La crisi economica cinese è urgente e l’ennesima mossa della Banca centrale sui tassi - a sorpresa - lo ha dimostrato.
La banca centrale cinese ha inaspettatamente abbassato il costo dei suoi prestiti a un anno, nella misura più elevata da aprile 2020, pochi giorni dopo aver tagliato un tasso chiave a breve termine, in un segnale di maggiore sostegno all’economia in rallentamento.
Le autorità stanno cercando di fornire uno stimolo monetario più ingente per sostenere la crescita. I mercati azionari cinesi, però, hanno reagito negativamente alla notizia, prendendo l’improvvisa urgenza da parte delle autorità di concedere prestiti come un segnale che le pressioni deflazionistiche e la debolezza della domanda dei consumatori sono più gravi di quanto sia scontato nei prezzi delle attività.
La serie di tagli dei tassi della PBOC sottolinea che il rebus della ripresa economica in Cina non si sta risolvendo. La crescita è stata peggiore del previsto nel secondo trimestre, poiché la spesa dei consumatori in calo ha più che compensato un boom delle esportazioni. In questo contesto così incerto, gli investitori valutano ogni mossa delle autorità del dragone per capire quanto grave sia davvero la crisi.
Sorpresa Cina sui tassi: cosa ha deciso la banca centrale?
La Banca Popolare Cinese ha dichiarato di aver diminuito il tasso di interesse sui prestiti a medio termine a un anno di 20 punti base, al 2,3%. Si tratta del più grande taglio dei tassi da quando l’economia cinese è stata colpita dalla pandemia nel 2020.
Il tasso sui prestiti a 7 giorni è stato ridotto all’1,7%.
Secondo la dichiarazione, la banca centrale ha inoltre iniettato 235,1 miliardi di yuan nei mercati tramite operazioni di reverse repo a sette giorni all’1,70% e ha affermato che l’iniezione di liquidità tramite lo strumento a breve termine era intesa a “mantenere condizioni di liquidità ragionevolmente ampie per il sistema bancario a fine mese”.
“I tagli sono utili, ma l’impatto dei tagli dei tassi di interesse sarà probabilmente più attenuato, data la scarsa fiducia e le aspettative ancora radicate di un calo dei prezzi delle case”, ha commentato Michelle Lam, economista della Greater China presso Societe Generale SA. “Questo non è ancora sufficiente a invertire le deboli aspettative delle persone su lavoro e reddito”.
Le principali banche statali hanno inoltre tagliato i tassi sui depositi per alleviare la pressione sulle loro finanze, riducendo il tasso pagato sui depositi a termine a un anno di 10 punti base all’1,35%, ha riferito l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua, citando i tassi ufficiali pubblicati giovedì dalle «Big Four» banche del Paese: Industrial and Commercial Bank of China, Agricultural Bank of China, Bank of China e China Construction Bank.
La crisi economica cinese continua
La raffica di tagli dei tassi di questa settimana è arrivata dopo un importante incontro di definizione delle politiche del Partito Comunista al governo, tenutosi la scorsa settimana, in cui sono stati delineati piani ambiziosi per le riforme in molti settori dell’economia, ma non è stato specificato alcun programma ad hoc per uno stimolo guidato dalla spesa pubblica.
La crescita del dragone e le sue prospettive future restano quindi avvolte nell’incertezza, tra cauto ottimismo e visioni più pessimiste.
Chang Shu, economista capo per l’Asia, e David Qu, economista hanno dichiarato su Bloomberg:
“La decisione a sorpresa della Banca Popolare Cinese di tagliare il tasso di prestito a medio termine a un anno in un’operazione non programmata mostra che i decisori politici stanno finalmente agendo collettivamente per dare impulso alla ripresa. La mossa arriva pochi giorni dopo le inaspettate riduzioni di altri strumenti di tasso e i segnali positivi dal Terzo Plenum. La PBOC continua a trarre vantaggio dalla recente debolezza del dollaro per allentare la politica monetaria”
Maggiori dubbi sono stati invece espressi da Khoon Goh, responsabile della ricerca asiatica di ANZ. L’analista ha sottolineato che per le sfide che l’economia cinese deve affrontare, i tagli dei tassi, in particolare di questa portata, non saranno poi così significativi.
Dati i problemi che affliggono il settore immobiliare, la mancanza di ottimismo che frena la spesa e la scarsa fiducia dei consumatori, un sostegno fiscale più concreto o di altri tipi di misure politiche per affrontarli sarebbero necessari. “I tagli dei tassi di interesse da soli, in particolare del tipo di portata che stiamo vedendo, non saranno davvero abbastanza efficaci”, ha aggiunto.
I riflettori dei mercati globali restano quindi accesi sulle mosse del dragone e sui dati macroeconomici della Cina.
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