In contemporanea con lo scoppio dell’affaire Ue-Qatar, Xi Jinping concludeva la sua tre giorni saudita. A base di accordi energetici senza dollaro, BRI e pace Ryad-Teheran. Qualcuno non ha gradito?
L’ultimo incontro fra Joe Biden e Mohamed bin Salman si è tenuto la scorsa estate. Alla storia passerà per due motivazioni: l’ennesima pennichella fuori programma del presidente Usa durante un incontro ufficiale e la richiesta di Washington di aumentare la produzione di petrolio senza offrire nulla di durevole in cambio. Lontani i tempi e i fasti delle sciabole roteanti in onore di Donald Trump e del suo progetto di Nato araba, di cui i sauditi avrebbero rappresentato leader e avanguardia nella lotta all’Isis.
Il 7 dicembre Xi Jinping è arrivato a Ryad per una tre giorni di incontri. L’atterraggio del suo aereo è stato salutato da una salva di cannoni, mentre jet dell’aeronautica saudita dipingevano il cielo sopra la capitale con i colori della bandiera cinese. Il più grande importatore di petrolio al mondo si era scomodato. Tre giorni di visita. Quindi, occorreva accoglierlo con tutti gli onori del caso.
Ma più del protocollo, contano i fatti. E in quelle 72 ore, Xi Jinping ne ha scritti in agenda parecchi. A partire da questo: [...]
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