La Cina sanziona gli Stati Uniti per la vendita di armi all’isola di Taiwan. Si tratta di un comportamento che mina l’unità della Cina, dice il portavoce del ministero degli Esteri. Cosa sappiamo.
La Cina ha annunciato sanzioni contro cinque aziende statunitensi per la vendita di armi a Taiwan. La decisione è stata presa per esortare Washington a smettere di armare l’isola.
Si tratta di aziende dell’industria della difesa e delle armi, che vendono da tempo armi statunitensi a Taiwan. Secondo la legge cinese però tale vendita è illegale, perché viola il principio della “Cina unica” e gli accordi stipulati tra Cina e Stati Uniti come quello risalente al 17 agosto 1982.
A spiegare le motivazioni è il portavoce del governo cinese, che si dichiara irremovibile nella sua determinazione a salvaguardare la sovranità nazionale, la sicurezza e l’integrità territoriale. Per questo Pechino ha esortato Washington, in questo caso con le cattive, a smettere di armare Taiwan e di interrompere le sue azioni di sanzioni unilaterali illegali contro la Cina.
Non è la prima volta che la Cina sanziona aziende statunitensi per la vendita di armi a Taiwan, ma in questo caso la Cina ha voluto congelare anche beni e immobili di queste società per dare un messaggio più forte.
La Cina e le sanzioni agli Stati Uniti: no alla vendita di armi
Il messaggio è chiaro: gli Stati Uniti non devono vendere armi all’isola di Taiwan. Così nella giornata del 7 gennaio la Cina ha annunciato sanzioni contro cinque aziende dell’industria della difesa degli Stati Uniti. Queste sono accusate di vendere armi a Taiwan e di violare così la legge cinese e la volontà della “Cina unita”.
Le cinque società sanzionate, come riportato dal ministero degli esteri cinesi, sono:
- BAE Systems Land & Armament
- Alliant Techsystems Operations
- AeroVironment
- Viasat
- Data Link Solutions
Le sanzioni prevedono, in conformità con la nuova legge cinese sulle sanzioni anti-stranieri, anche il congelamento dei beni mobili e immobili delle società in Cina e il divieto di organizzare ed effettuare transazioni e cooperazione tra gli individui (società).
Vendita di armi: il valore degli affari
La risposta della Cina è arrivata dopo che gli Stati Uniti hanno approvato un accordo da 300 milioni di dollari con Taiwan per aggiornare il sistema informativo tattico dell’isola. Inoltre gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni a individui cinesi per la crisi in Ucraina. Per questo la Cina ha deciso di rispondere in maniera forte con un tentativo di bloccare la vendita di armi statunitensi Taiwan.
Le sanzioni statunitensi ai danni delle attività cinesi sono state definite “falsi pretesti” per danneggiare la sovranità e l’interesse di sicurezza della Cina. Una mossa, ha continuato il portavoce del ministro degli esteri, che mina la pace e la stabilità dello Stretto di Taiwan e viola i diritti e gli interessi legittimi di aziende cinesi.
Botta e risposta di sanzioni
Non è la prima volta che Pechino sanziona aziende statunitensi per la vendita di armi a Taiwan. In passato anche Raytheon Missiles & Defense, Northrop Grumman e Lockheed Martin sono finite sotto il mirino di Pechino.
La Cina è convinta che la vendita di armi a Taiwan danneggi i propri interessi e i progetti cinesi per l’isola. Si tratta quindi di una mossa di interferenza tipica di degli Stati Uniti, raccontano esperti come Li Haidong, professore presso l’Istituto di Relazioni Internazionali dell’Università degli Affari Esteri della Cina, che rischiano di aumentare la tensione tra le parti. Inoltre la vendita di armi sembra rappresentare l’ipocrisia degli Stati Uniti, che da una parte spalleggia la Cina e dall’altra incoraggia l’indipendenza di Taiwan.
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