JP Morgan conferma che gli acquisti energetici del Dragone hanno già sostituito quelli venuti a mancare dall’Ue. Missione compiuta: Mosca ora è provincia di Pechino. Gli Usa ridono, l’Italia piangerà
Davvero la proposta di tregua per il Natale ortodosso avanzata da Vladimir Putin, conclusasi prima di cominciare fra cannonate e accuse incrociate tra le parti, era da considerarsi unicamente una trappola cinica, come l’ha bollata immediatamente il presidente ucraino?
No. In realtà, era molto peggio. Quantomeno per l’Occidente, completamente all’oscuro di quanto stia accedendo dietro le quinte di una guerra divenuta ormai reset geopolitico di portata storica. Ma debitamente pittata con scadenza quotidiana con i colori sempre meno brillanti dello scontro fra democrazia e democratura. Occorre infatti partire da un presupposto: da qualche tempo, il presidente russo sta muovendosi nel solco di una nuova spinta diplomatica. Ma non per debolezza o come risposta a rovesci inattesi sul campo.
Certo, nel Donbass la situazione si sta facendo complessa. E l’ultimo attacco ucraino contro una caserma russa, al netto della versione ufficiale che imputa unicamente all’uso dei telefonini da parte dei militari del Cremlino il successo del blitz di Kiev, altro non è stato se non il debutto ufficiale dell’intelligence Usa nel conflitto. Paradossalmente, un quadro che avrebbe dovuto vedere il Cremlino alzare i toni. Evocare di nuovo lo spettro atomico. Dar vita a rappresaglie su larga scala e volutamente simboliche. [...]
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