La Cina penetra in Europa? Con un investimento di 3 miliardi di euro, si fortifica la presenza cinese in un Paese dell’Unione e membro della Nato.
La scorsa settimana Cina e Ungheria si sono incontrate per discutere di una nuova alleanza di tipo economica. Sembra infatti che la Cina investirà 3 miliardi di euro nel settore dell’automotive in Ungheria. Mentre sullo sfondo della tensione globale Cina e Nato sembrano dividersi in due grandi schieramenti, l’Ungheria si apre al dialogo (non nuovo in reatà), cogliendo nella cooperazione con la Cina un’opportunità. Quest’incontro è stato descritto dalle due parti come il periodo migliore della storia delle relazioni tra i due paesi.
Nel concreto la nuova alleanza economica, dal valore di 3 miliardi di euro, apre la strada a una serie di altri investimenti cinesi in Europa. Ma i buoni rapporti tra i due paesi non si limitano a questo e infatti l’Ungheria ha dichiarato di trovarsi sulla stessa lunghezza d’onda della Cina rispetto ai fatti della guerra russa in Ucraina: il sostegno occidentale sta semplicemente alimentando il conflitto a spese dell’Europa. Non è quindi un caso se l’Ungheria ha bloccato il pacchetto di sostegni finanziari all’Ucraina da 540 milioni di dollari, sottolineando come non c’è possibilità di vittoria per l’Ucraina in questa guerra.
Eppure l’Ungheria non è l’unico Paese europeo che guarda o a guardato verso la Cina, anche la Polonia era pronta ad aprirsi a un maggior scambio con Pechino, ma la vicinanza di questa alla Russia l’ha fatto tornare sui suoi passi. Al contrario, lo scorso mese, il presidente francese Macron aveva avvertito l’Europa che non si poteva essere solo seguaci dell’America, facendo riferimento a un possibile scontro tra Cina e Taiwan.
Cina e Ungheria: un’amicizia (non) inaspettata
Quella tra Cina e Ungheria non è un’amicizia inaspettata, anzi. L’Ungheria si trova ben posizionata in Europa, ma spesso in contrasto con la strategia estera dell’Unione, non solo sulla guerra in Ucraina. Per la Cina però si tratta di un partner commerciale importante perché è un membro Ue e della Nato. In altre parole: un punto di accesso e di influenza.
Da parte sua l’Ungheria guarda alla Cina come un possibile grande investitore, con la capacità di rafforzare l’economia nazionale. In diverse occasioni di incontro Wang Yi, uomo degli affari esteri della Cina e il ministro ungherese degli Affari esteri e del Commercio, Péter Szijjártó si sono scambiati messaggi di amicizia e di ringraziamento. L’avvicinamento di questi due paesi non è però recente, tanto che durante la pandemia di Covid-19 fu proprio la Cina a fornire i vaccini, di fabbricazione cinese, all’Ungheria.
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È vero, una buona parte della popolazione ungherese e a favore dell’influenza cinese nel paese, ma la percentuale sembra destinata a calare. Dal 2019 a oggi, anche se sostenute dalla fornitura di vaccini, i due schieramenti hanno quasi raggiunto la parità. Questo nonostante i media filogovernativi raccontino l’alleanza Cina-Ungheria in maniera non critica e nascondano le manifestazioni critiche contro alcuni dei progetti cinesi nel paese.
Quasi dimenticata è per esempio la manifestazione di migliaia di persone avvenuta a Budapest contro il piano del governo Orbán che intendeva aprire una succursale europea della prestigiosa università cinese di Fudan. I sindaci, come quello di Budapest, Gergely Karácsony, criticarono aspramente il governo che sembrava più interessato a rappresentare gli interessi dei privilegiati contro la maggioranza del Paese. La protesta arrivo a toccare le strade, letteralmente, della capitale: le vie intorno a quello che doveva essere il futuro campus - oggi il progetto non è bocciato, ma non c’è una data di inizio dei lavori - vennero rinominate in modo tale da sottolineare i punti deboli della Cina nella sua rappresentazione all’estero, da “Viale Hong Kong libera”, a “Corso Dalai Lama”, fino a “Via dei martiri Uiguri”.
Il campus non è l’unico progetto per gli interessi cinesi che gli ungheresi non approvano. E mentre i funzionari locali delle zone dove dovrebbe sorgere la nuova fabbrica per produrre batterie per veicoli elettrici - preoccupante dal punto di vista ambientale - si incontrano con lo slogan “Aprirsi all’est è un errore”, i media filogovernativi quasi non ne parlano, se non in maniera positivia. L’Ungheria, il governo ungherese almeno, ha solo da guadagnare da un’alleanza economica con la Cina e quest’ultima non può che aggrapparsi agli spiragli che l’Europa gli ha lasciato per non perdere un importante partner commerciale.
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