Come compilare modulo detrazioni d’imposta per lavoro subordinato: la guida

Caterina Gastaldi

21 Febbraio 2023 - 19:38

I pensionati e i lavoratori dipendenti devono compilare il modulo delle detrazioni d’imposta e consegnarlo a chi di dovere: ecco come fare.

Come compilare modulo detrazioni d’imposta per lavoro subordinato: la guida

I lavoratori dipendenti all’inizio di un rapporto di lavoro, e i pensionati nel momento della domanda della pensione, si trovano a compilare il modulo delle detrazioni d’imposta. Il modello, debitamente riempito, va consegnato al datore di lavoro oppure al proprio ente pensionistico. Questa operazione, da farsi in autonomia, non è sempre semplice come sembra e chiedersi come compilare il modulo delle detrazioni d’imposta è una domanda comune.

All’interno del modulo, suddiviso in sezioni, vanno inseriti i dati anagrafici, quelli relativi ai familiari a carico (se presenti), ma anche segnalare se si svolge un secondo lavoro o si hanno altri redditi. Lo scopo è quello di fornire al sostituto d’imposta (il datore di lavoro) i dati richiesti per versare le tasse del dipendente all’erario, trattenendo direttamente in busta paga quanto dovuto al Fisco.

La compilazione è quindi di fondamentale importanza, e va fatta con attenzione e precisione, anche se in caso di errori è sempre possibile rimediare. Di seguito vediamo come compilare il modulo delle detrazioni per evitare problemi.

Cos’è il modulo della detrazione d’imposta

Il modulo della detrazione d’imposta deve essere compilato autonomamente dai lavoratori dipendenti, all’inizio del periodo lavorativi, e dai pensionati al momento della richiesta.

All’interno di questo modulo vanno inseriti una serie di dati riguardanti la propria identità, i parenti a carico, e le eventuali altre entrate provenienti da altri lavori (dipendenti o meno), e immobili diversi dalla prima casa.

Serve all’ente pensionistico o al datore di lavoro per calcolare quanto dovuto all’erario da parte dell’interessato, e praticare le detrazioni direttamente in busta paga. Allo stesso modo, permette a chi lo ha compilato di accedere automaticamente ai bonus e alle detrazioni di cui ha diritto.

Quali dati sono richiesti

La conformazione del modulo può variare sensibilmente da azienda ad azienda, ma vengono sempre richiesti alcuni dati:

  • dati anagrafici del richiedente (compresa la residenza);
  • detrazioni del lavoro dipendente;
  • detrazioni per coniuge e figli a carico;
  • detrazioni per altri familiari a carico;
  • eventuale mancanza del coniuge;
  • posizione contributiva.

Nell’ultima sezione, quella dedicata alla posizione contributiva, bisogna segnalare se si è iniziato a versare i contributi prima del 1996. Nel caso la risposta fosse positiva, allora bisognerà barrare la casella “Sì”, incluso anche chi ha riscattato la laurea presa in quegli anni o ha svolto servizio militare prima di tale data.
In caso di risposta positiva è possibile far valere in gestioni pensionistiche obbligatorie periodi di anzianità contributiva.

Dati anagrafici

La prima sezione è sempre dedicata ai dati anagrafici dell’interessato. Solitamente vengono richieste alcune informazioni riguardanti il proprio datore di lavoro (nome dell’azienda o della sede, per esempio), e poi i dati del lavoratore dipendente.

Questi sono:

  • nome e cognome;
  • luogo e data di nascita;
  • codice fiscale;
  • luogo di residenza;
  • matricola Inps, in caso di pensionati.

È fondamentale indicare correttamente il luogo di residenza, che non è necessariamente sempre quello di domicilio, perché varieranno le addizionali regionali e comunali da dover calcolare.

Detrazioni per lavoro dipendente

In ordine, la sezione che si trova è quella dedicata alle detrazioni per il lavoro dipendente. Quello che deve fare il dipendente non è altro che barrare la casella corretta.

Le due opzioni sono:

  • Sì”, se si ha diritto alle detrazioni da lavoro dipendente. Chi non ha altri lavori (o pensioni) o comunque dagli altri introiti non accede alle detrazioni da lavoro dipendente, deve barrare questa casella. Per esempio, chi ha un secondo lavoro come partita Iva, allora deve barrare la casella. Chi invece fa due lavori, entrambi come dipendente, deve controllare di non ricevere già queste detrazioni dall’altro datore di lavoro. Se non le riceve, deve barrare “Sì”;
  • “NO”, questa opzione è da barrare se si ottengono già le detrazioni da lavoro dipendente (o pensione) da un altro sostituto d’imposta (quindi un altro datore di lavoro o ente pensionistico).

Come fare se si ha più di un lavoro?

Chi ha più di un lavoro, o lavora ma ha anche la pensione, a seconda della situazione deve barrare la casella “NO” oppure “Sì”, nella sezione dedicata alle detrazioni da lavoro dipendente.

In pratica:

  • se si è assunti come dipendente da un altro datore di lavoro (uno o più), allora bisogna barrare “NO”. Le detrazioni da lavoro dipendente si possono ottenere da un solo datore di lavoro, quindi il “Sì” dovrà essere barrato solo per uno di loro;
  • se si sta ricevendo la pensione e si vuole anche lavorare, oppure si accede a più pensioni, anche in questo caso si deve barrare la casella “Sì” solo una volta, non potendo accedere più volte alle detrazioni. Per il secondo lavoro, la seconda pensione, e così via, si dovrà barrare il “NO”;
  • se si ha una partita Iva (o si lavora con prestazione occasionale) si può accedere alle detrazioni da lavoro dipendente, bisogna quindi barrare la casella “Sì”. In questo caso specifico però la questione può essere complicata per quel che riguarda altre detrazioni a cui si può accedere, oppure bonus che vengono calcolati con il reddito e che si potrebbero dover restituire in caso di calcolo errato (per esempio, nel caso in cui venissero calcolati solo dal reddito dipendente e non tenendo conto anche di quello della prestazione occasionale). Sarebbe quindi consigliabile rivolgersi al proprio commercialista, che saprà consigliare la soluzione migliore in questi casi particolari.

Nel caso in cui si svolgessero altri lavori, bisognerà anche segnalare il reddito che ne deriva nell’apposito spazio dedicato, per il calcolo corretto della detrazione.

Detrazioni per coniuge e familiari a carico

Questa sezione è dedicata a chi ha un coniuge o un familiare a carico. Per coniuge/familiare a carico si intende un coniuge che, annualmente, ha un reddito complessivo pari o inferiore a 2.840,51 euro.
Chi spunta questa sezione deve anche inserire i dati anagrafici della persona a carico, compreso il codice fiscale.

In questo modo si usufruirà di una detrazione d’imposta, sia per il coniuge, sia per gli altri familiari.
Non è detto che la sezione coniuge/familiari siano una sola, in alcuni moduli sono comunemente separate, con una parte dedicata ai parenti, e un’altra al partner.

Detrazioni per figli a carico

Esattamente come per coniuge e familiari, si ha diritto a detrazioni anche per i figli a carico. Questa sezione può essere inclusa in quella in cui si parla del coniuge, oppure essere a parte, ma è comunque sempre presente.

In questa sezione è necessario segnalare per quale percentuale i figli sono a carico (se al 100% o al 50%) e i dati anagrafici dei figli. Anche in questo caso vale la regola del reddito massimo di 2.840,51 euro.
In caso di quattro o più figli, si ottengono delle detrazioni aggiuntive. Questa eventualità è da segnalare in una sezione apposita.

Per quel che riguarda i figli con disabilità, dovranno essere indicati in un’altra sezione aggiuntiva, sempre segnalando la percentuale per cui sono a carico e i dati anagrafici.

Detrazioni per lavoro dipendente: a chi spetta

A beneficiare della detrazione per lavoro dipendente sono tutti coloro che hanno un contratto di lavoro subordinato, indipendemente dal fatto che sia a tempo indeterminato o determinato. Inoltre, la detrazione riguarda anche i contratti a progetto, quelli di collaborazione coordinata e continuativa, e chi percepisce redditi assimilati.

La misura varia a seconda del reddito della persona. Per questo motivo è fondamentale segnalare se si svolgono altri lavori e quanto reddito si produce da questi. Infatti la misura è fruibile fino a un massimo di 55.000 euro di reddito, mentre superata questa soglia la detrazione si azzera.

Durante la compilazione del modulo, come abbiamo visto, vengono richiesti i dati riguardanti altri lavori, e se si hanno altre fonti di reddito. Nel caso in cui non fosse possibile segnalarlo in modo soddisfacente (per esempio, per mancanza di spazio), bisognerà segnalarlo al proprio datore di lavoro.

Come richiedere il trattamento integrativo

Il trattamento integrativo, anche conosciuto come bonus IRPEF, è una conseguenza del taglio al cuneo fiscale, che può risultare fino a 1200 euro in più in busta paga in un anno.
Chi ne ha diritto, ed è lavoratore dipendente, lo trova direttamente in busta paga, senza bisogno di richiederlo a terzi.

Il bonus viene erogato in maniera indiretta al sostituto d’imposta (quindi il datore di lavoro), che poi effettuerà tutti i calcoli necessari nel momento della retribuzione mensile.
Tuttavia, il bonus integrativo viene calcolato in base ai propri guadagni annuali, fino a un reddito massimo di 40.000 euro. Chi pensa di non averne diritto (magari perché svolge più lavori o è anche libero professionista) può scegliere di rinunciarvi, sempre attraverso questo stesso modulo.

In questo caso si potrà poi ottenere il bonus in sede di dichiarazione dei redditi, verificando di averne effettivamente i requisiti. In caso contrario bisognerà restituire quanto ottenuto, sempre attraverso la dichiarazione.

A chi spetta il trattamento integrativo

Chi sono i beneficiari del trattamento integrativo? Oltre ai lavoratori dipendenti (che lo ricevono in busta paga) sono anche inclusi:

  • Collaboratori con contratto a progetto o co.co.co;
  • soci lavoratori delle cooperative;
  • soggetti cassintegrati;
  • disoccupati Naspi;
  • lavoratori socialmente utili;
  • stagisti e possessori di una borsa studio-lavoro.

Cosa fare in caso di errori e variazioni

Qualunque variazione nella propria situazione lavorativa va comunicata tempestivamente al proprio datore di lavoro. In questo modo si potranno calcolare nuovamente i bonus spettanti.

In caso di errori invece le soluzioni sono due. Se ci si rende conto di aver sbagliato qualcosa in sede di compilazione, basterà riempire un altro modulo con i dati corretti e stracciare quello sbagliato.

Se invece non ci si rendesse subito conto dell’errore, si potrà risolvere compilando il modello 730 o PF in sede di dichiarazione dei redditi, restituendo le detrazioni non spettanti. Bisognerà anche avvisare il datore di lavoro e compilare un nuovo modulo corretto, per evitare ulteriori problemi.

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