Come e perché il Giappone sta puntando sui chip

Federico Giuliani

21 Luglio 2024 - 07:00

Negli anni ’90 il Giappone produceva circa il 50% di tutti i chip; oggi questa percentuale si è ridotta a un misero 9%. Tokyo vuole invertire la tendenza.

Come e perché il Giappone sta puntando sui chip

Un tempo il Giappone era il principale produttore di chip al mondo. Dalla fine degli anni ’90 in poi le grandi aziende del Paese hanno tuttavia dirottato altrove i loro investimenti e interessi, lasciando i semiconduttori al loro destino (e nelle mani di altri Paesi, Taiwan e Corea del Sud in primis).

Oggi che il vento è cambiato, e che le tensioni internazionali mettono a rischio le catene di approvvigionamento globali, Tokyo ha cambiato registro. Non è un caso che il governo guidato da Fumio Kishida abbia aumentato il suo supporto all’industria dei semiconduttori. Basti pensare che tra il 2021 e il 2023 il Giappone ha investito circa 23,17 miliardi di dollari per rianimare l’intero settore. Si tratta, per la cronaca, di una quota di pil superiore a quella messa sul tavolo da Stati Uniti, Germania, Francia e Regno Unito.

In un simile contesto spiccano diversi attori rilevanti, compresa Disco Corporation, un’azienda che produce apparecchiature per tagliare, macinare e lucidare i chip. Giusto per capire meglio di cosa stiamo parlando, Disco realizza particolari seghe laser per tagliare wafer di silicio semiconduttore e altri materiali strategici; smerigliatrici per lavorare wafer di silicio e semiconduttori composti a livelli ultrasottili; macchine lucidatrici per rimuovere lo strato di danno da rettifica dal retro del wafer e per aumentare la resistenza del chip. [...]

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