Le startup fintech si stanno aprendo a delle collaborazioni con altri attori del sistema economico. Per rendere le partnership fruttuose è però necessario dialogare e venirsi in contro.
Le startup fintech hanno iniziato a dialogare con altri attori del sistema economico, con l’obiettivo di instaurare delle collaborazioni mutualmente vantaggiose. È questo quello che emerge dal report Fintech Waves 2023, realizzato da EY e Fintech District.
Dal rapporto emerge che a partire dal 2021 il 90% delle startup sondate ha avviato delle collaborazioni che hanno permesso loro di crescere. Il campione di aziende che ha partecipato al sondaggio (tra agosto e dicembre 2022) è costituito da circa 100 realtà appartenenti al mondo del fintech, che hanno il loro quartier generale in Italia o che sono operative sul territorio.
Con chi e perché collaborano le startup fintech
A partire dal 2021, le startup fintech collaborano con una moltitudine di attori. In particolare, dal rapporto è emerso che il 65% delle aziende ha avviato una partnership con operatori consolidati del settore finanziario (banche e compagnie di assicurazioni); il 58% con altre fintech; il 41% con startup non finanziarie; e infine il 25% con operatori provenienti da altri settori.
Le ragioni per avviare delle collaborazioni sono state multiple. Quelle che sono emerse come più significative sono:
- la creazione di nuovi prodotti o servizi;
- finalità di marketing;
- aumento del fatturato;
- ricerca di specifiche competenze e tecnologie;
- ampliamento della clientela.
Ad aver spinto le startup a collaborare con altri attori del sistema economico è stata principalmente la volontà di immettere sul mercato nuovi prodotti o servizi; così come quella di accedere a competenze o a tecnologie di cui non disponevano internamente.
Le startup che hanno avviato una collaborazione con altre fintech o con altre startup per avere a disposizione nuove competenze sono il 31%.
Startup e collaborazioni: quali sono state le difficoltà incontrate
Secondo il rapporto, nonostante le collaborazioni siano diventate in percentuale molto numerose, le difficoltà incontrate non sono state poche e questo si è riflesso sul livello di soddisfazione assegnato alle partnership.
Il voto medio assegnato dalle startup alle collaborazioni che hanno instaurato è stato di 7.5/10, un numero buono, ma che tendenzialmente sarebbe potuto essere più alto. Più che il voto in sé stesso, quello che è necessario capire quali sono le cause che hanno portato a far scendere questa cifra.
Molte startup fintech hanno affermato di aver riscontrato difficoltà nell’ambito dell’integrazione, in particolare:
- nell’integrazione dei processi (36%);
- nell’integrazione delle tecnologie (33%);
- nell’integrazione contrattuale (24%).
Altre problematiche che sono emerse sono state:
- lo scarso adattamento culturale (14%);
- il rischio di «cannibalizzazione» (12%);
- la mancanza di una strategia comune (11%).
Le prime tre difficoltà sono frutto di una difficoltà oggettiva che richiede un’attenta pianificazione del lavoro da fare da parte di tutte le realtà coinvolte. Risolvere i problemi di integrazione non è semplice, poiché questo può implicare la necessità di rivedere tutto l’assetto interno all’azienda, è tuttavia necessario per fare in modo che la collaborazione sia fruttuosa.
Per quanto riguarda le altre tre difficoltà, risolverle non è impossibile poiché, al contrario delle precedenti, riguardano una sfera più umana. Per evitare il rischio di cannibalizzazione e stabilire una strategia comune è fondamentale sedersi a un tavolo e cercare di mediare, perché senza una visione comune non è possibile raggiungere dei risultati ottimali. Per quanto riguarda infine l’adattamento culturale, anche questo è un aspetto importante su cui è necessario lavorare, cercando di trasformare questo aspetto critico in una possibilità di arricchimento in chiave di diversity.
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