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Come reagiranno i mercati alle elezioni USA di medio termine? L’analisi di XTB

Redazione

7 Novembre 2022 - 10:30

Le statistiche mostrano interessanti correlazioni tra le elezioni di metà mandato negli Stati Uniti e l’andamento del mercato azionario. Quali mercati è bene tenere d’occhio?

Come reagiranno i mercati alle elezioni USA di medio termine? L’analisi di XTB

Guardando lo storico delle elezioni di medio termine, gli elettori si sono spesso mostrati avversi e riluttanti nel votare il partito in carica al governo. Quali sono gli scenari possibili?
Analizzando le elezioni di metà mandato a partire dalla seconda guerra mondiale, nell’80% dei casi, gli indici statunitensi hanno guadagnato durante il trimestre elettorale, in comparazione ai trimestri precedenti.

Inoltre, considerando l’arco temporale dal 1926 al 2019, statisticamente, lo scenario che ha favorito maggiormente il mercato azionario è stato un Congresso diviso con un presidente democratico. In questa casistica, il rimbalzo medio, nei 12 mesi successivi alle elezioni di medio termine, ha raggiunto il 15,94%, contro il 14,52% nel caso in cui il partito del presidente in carica sia rimasto al potere e il 6,99% nel caso di un Congresso diviso con un presidente repubblicano.

Quali mercati da tenere d’occhio?

Per quanto riguarda i mercati azionari, l’incertezza che caratterizza le imminenti elezioni rischia di avere un impatto maggiore sugli indici rispetto al risultato stesso. Nonostante gli indici di Wall Street abbiano avuto comportamenti vari ed imprevedibili nei mesi antecedenti le elezioni, l’S&P 500 è sempre cresciuto nei 12 mesi successivi alle elezioni dal 1942 ad oggi. Inoltre, è possibile notare che più la correzione è stata profonda inizialmente durante l’anno elettorale, maggiore è il rimbalzo nei 12 mesi seguenti!

In media, i rendimenti sono stati di poco superiori quando le elezioni di medio termine sono risultate in una divisione del potere tra Democratici e Repubblicani. Il motivo risiede nel fatto che tale risultato diminuisce la possibilità di significative riforme, e dunque, diminuendo l’instabilirà sulle leggi d’impresa o fiscali. In quest’ottica, gli investitori potrebbero essere più favorevoli ad una vittoria repubblicana.

Il dollaro USA ha reagito allo stesso modo - indebolendosi - sia con l’avvento del governo di Trump che dei repubblicani. Il mercato finanziario riteneva che le politiche di Trump avrebbero causato un aumento dell’inflazione, il che avrebbe spinto la Federal Reserve ad aumentare drasticamente i tassi. Allo stesso tempo, Trump ha tentato di apportare alcune modifiche alla politica monetaria per stimolare l’economia in vista delle elezioni del 2020.

Attualmente, entrambi i partiti stanno cercando di rafforzare l’economia, ma storicamente i repubblicani hanno adottato una politica monetaria più restrittiva. In generale, gli analisti finanziari ritengono che la presidenza repubblicana è solitamente caratterizzata da un dollaro forte, il quale va poi ad indebolirsi durante il mandato.

Per i Democratici, invece, la situazione è opposta: il dollaro è debole all’inizio e termina il mandato in una posizione molto forte. Si può osservare chiaramente questa dinamica negli ultimi anni. Il potenziale ritorno al potere dei repubblicani potrebbe porre fine al dominio del dollaro nel medio e lungo termine?

Infine, il petrolio è di gran lunga la materia prima più politicamente sensibile al mondo. La salita al potere di Biden e dei democratici avrebbe dovuto simboleggiare la fine dell’utilizzo dei combustibili fossili negli Stati Uniti. Tuttavia, l’attuale crisi energetica ha forzatamente cambiato questa prospettiva. La storia è testimone del fatto che Trump abbia gestito meglio la situazione OPEC. Una vittoria dei democratici potrebbe risultare in un’ulteriore riduzione dell’offerta, mentre i repubblicani potrebbero spingere per un aumento dell’offerta in futuro e il sostenimento dei produttori statunitensi.

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