Commercianti più poveri dei dipendenti e incremento degli statali: i dati INPS

Teresa Maddonni

16 Dicembre 2020 - 16:30

I commercianti hanno redditi medi da lavoro più bassi rispetto ai dipendenti privati. Aumentati nell’ultimo anno gli statali. INPS riporta i dati nell’Osservatorio lavoratori dipendenti e indipendenti 2014-2019.

Commercianti più poveri dei dipendenti e incremento degli statali: i dati INPS

I commercianti sono più poveri dei dipendenti e a confermarlo sono i dati INPS dell’Osservatorio lavoratori dipendenti e indipendenti.

I dati pubblicati dall’Istituto si focalizzano sul periodo che va dal 2014 al 2019 e mostrano come lo scorso anno in media i commercianti abbiamo avuto redditi medi da lavoro pari a 20.414 euro a differenza invece dei lavoratori dipendenti privati che sempre nel medesimo anno possono contare redditi pari a 22.781 euro.

Non solo commercianti, perché l’Osservatorio INPS riporta anche i dati relativi ad altre categorie di autonomi, fatta ovviamente eccezione per i liberi professionisti iscritti alle casse professionali. L’Osservatorio mette in evidenza anche un incremento degli statali che sono aumentati di 100mila unità nell’ultimo anno.

Abbiamo visto i dati recenti di INPS sul reddito di cittadinanza, vediamo ora nel dettaglio quelli sui lavoratori che versano nelle casse dell’Istituto.

Commercianti più poveri dei dipendenti: dati INPS

I commercianti risultano più poveri dei dipendenti secondo l’Osservatorio pubblicato da INPS per il periodo 2014-2019. In particolare l’Istituto considera, come si legge nel comunicato stampa di qualche ora fa, che il nuovo Osservatorio INPS su lavoratori dipendenti e indipendenti integra i dati su tutti gli assicurati presso le diverse gestioni previdenziali dell’Istituto, dipendenti e autonomi, rappresentativo di circa il 95% degli occupati in Italia.

Sono esclusi i liberi professionisti iscritti agli ordini, a meno che non abbiano anche una posizione aperta presso INPS, come anche altri pochi lavoratori occasionali che non hanno obbligo di versamento dei contributi previdenziali.

I commercianti rientrano nelle nove categorie in cui sono ripartiti gli assicurati nell’ambito dell’Osservatorio INPS e che sono:

  1. artigiani;
  2. autonomi dell’agricoltura; commercianti;
  3. dipendenti privati;
  4. dipendenti pubblici;
  5. domestici;
  6. operai agricoli;
  7. parasubordinati (professionisti senza
  8. Cassa o collaboratori);
  9. lavoratori occasionali/voucher.

Come si evince nel dettaglio dai dati, i commercianti nel 2019 sono 2.004.154 per redditi da lavoro pari a 40.914.770.891. Il risultato dà 20.414 euro di redditi medi da lavoro.

I lavoratori dipendenti privati sono invece nel 2019 15.400.396 per redditi da lavoro pari a 350.846.412.935. Il risultato dà22.781,65 euro di redditi medi da lavoro.

Come evidenzia INPS nel comunicato che accompagna l’Osservatorio, il lavoro indipendente classico (artigiani, commercianti e autonomi agricoli) mostra una generale contrazione tra il 2014 e il 2019:

  • gli artigiani perdono circa 174mila unità (-10,2%);
  • i commercianti 100mila (-4,8%);
  • gli agricoli autonomi 15mila lavoratori (-3,4%).

Al contrario, sempre nello stesso periodo, il lavoro dipendente privato cresce del 13%, consentendo il recupero di quasi 1,8 milioni di lavoratori ritornando ai livelli del 2008.

L’Osservatorio registra anche un incremento degli statali, i dipendenti pubblici, che sono saliti dell’1.8% tra il 2014 e il 2019. Solo nell’ultimo anno sono aumentati di 100mila unità.

Decrescente il trend dei lavoratori domestici come anche si registra un calo nell’ultimo anno di operai agricoli. In calo anche i lavoratori parasubordinati con una perdita tra il 2014 e il 2019 di 247mila unità.

Per quanto riguarda, infine, i lavoratori in prevalenza impiegati con voucher (fino al 2017) o con contratti di lavoro occasionale (dal 2017), si osserva un andamento crescente fino al massimo di 812 mila lavoratori nel 2016 e poi una secca contrazione fino al minimo di 40mila lavoratori del 2019.

Oltre il 50% dei lavoratori sono uomini

Sempre l’Osservatorio INPS evidenzia che nel periodo che va dal 2014 al 2019 gli uomini rappresentano il 56,6% degli occupati anche se nei 5 anni il numero delle donne è cresciuto (+3,4% contro +3,0% dei maschi).

Sempre nel 2019 i maschi presentano un numero medio di settimane lavorate nell’anno pari a 43,5 e un reddito medio annuo da lavoro di 25.751 euro, mentre le femmine evidenziano 42,1 settimane medie lavorate e un reddito medio annuo di 19.193 euro.

INPS riporta anche l’andamento per classe di età ed emerge l’incremento dei giovani:

  • fino a 19 anni con +41% tra il 2014 e il 2019 e +5,6% nell’ultimo anno;
  • da 20 a 24 con +8,5% nel periodo 2014-2019 e +2,4% nell’ultimo anno.

Gli over 55 anche fanno registrare una crescita complice il prolungamento della vita lavorativa conseguenza dell’aumento delle aspettative di vita e il relativo l’invecchiamento della popolazione. Le classi di età centrali presentano invece trend negativi:

  • -14,2% per la classe 35-39 anni nel periodo 2014-2019 e -2,2% nell’ultimo anno;
  • -11,0% per la classe 40-44 anni nel periodo 2014-2019 e -4,1% nell’ultimo anno.

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