Comodato d’uso ai figli, in questi casi nessuno sconto Imu

Ilena D’Errico

21 Aprile 2025 - 00:17

Dare la casa in comodato d’uso ai figli permette di ridurre del 50% l’Imu e ottenere agevolazioni sulle imposte locali. Ecco in quali casi non spetta lo sconto.

Comodato d’uso ai figli, in questi casi nessuno sconto Imu

Le imposte locali e in particolare l’Imu sono considerate particolarmente pesanti per i proprietari, che provano così ad alleggerirsi sfruttando le agevolazioni previste dalla legge. A tal proposito, molti sfruttano il contratto di comodato d’uso gratuito per ottenere uno sconto del 50% dell’Imu, semplicemente dichiarando che viene utilizzata gratuitamente dai figli del proprietario. Circostanza che deve essere vera, ovviamente. Da questo punto di vista, non si tratta affatto di una situazione inverosimile, rappresentando la realtà di molte famiglie italiane ma ci sono ipotesi in cui non è così. Non sempre, infatti, il comodato d’uso ai figli consente l’agevolazione, come ribadito in più occasioni dai giudici.

Sconto Imu con il comodato d’uso

Il comodato d’uso gratuito permette di ottenere una riduzione del 50% della base imponibile per il calcolo dell’Imu, che si traduce in un vero e proprio sconto della metà dell’imposta. Per ottenere questa agevolazione, tuttavia, bisogna rispettare i requisiti previsti dalla legge:

  • la casa non deve essere un immobile di lusso, quindi non appartenente alle categorie catastali A/1, A/8 e A/9;
  • il comodato deve essere stipulato tra parenti in linea retta di primo grado, vale a dire genitori e figli;
  • la casa è abitazione principale del comodatario, colui che vive nell’immobile;
  • il contratto di comodato d’uso è stato registrato.

L’agevolazione può essere estesa al coniuge soltanto in particolari circostanze: alla morte del comodatario e in presenza di figli minori. Il coniuge comodatario, invece, non permette di usufruire dello sconto proprio perché non rientra in questa ipotesi e non è un parente in linea retta. Facciamo un esempio pratico per chiarire questo aspetto, su cui si sono dibattute diverse cause.

Tizio è sposato con Caia e decide di cederle un immobile in comodato d’uso gratuito: non ha diritto all’esenzione, nemmeno se in casa ci sono i figli minori della coppia. In caso di morte del comodante, cioè di Tizio, il contratto potrebbe estinguersi oppure no a seconda delle previsioni. L’eventuale esenzione o riduzione delle imposte locali dipenderebbe dalla nuova proprietà e dal titolo abitativo di Caia. Di fatto, non c’è mai questo risvolto a meno che la stessa diventi proprietaria e ne abbia diritto per sé.

Al contrario, supponiamo che Tizio dia l’immobile in comodato d’uso gratuito al figlio Sempronio (comodatario), che fatalmente muore. La vedova di Sempronio che vive nell’immobile con i figli minori della coppia permette a Tizio di usufruire dello sconto Imu. Per approfondire, si rimanda alla guida specifica.

Comodato d’uso ai figli ma niente sconto

Al netto dei requisiti previsti dalla legge per gli sconti sull’Imu e altre imposte locali con il comodato d’uso, la giurisprudenza ne ha individuato con precisione uno ulteriore, che deriva proprio dalla norma pur non essendo descritto espressamente. Nel dettaglio, i figli devono essere maggiorenni per poter fruire degli sconti sulle imposte cedendo il comodato d’uso alla prole. Altrimenti, non avrebbero le condizioni per poter abitare effettivamente nella casa in questione. L’ordinanza n. 5529/2019 della Corte di Cassazione chiarisce proprio che non è “configurabile un rapporto di comodato gratuito unicamente tra il genitore ed i figli minori”.

Il contratto potrebbe comunque essere valido, ma non rispetta i requisiti individuati dalla legge per le agevolazioni sulle imposte locali, atteso che i minori non possono vivere da soli nell’abitazione (che invece deve essere residenza principale). La presenza del coniuge del comodante, genitore dei figli minori, non fornisce alcun genere di rassicurazione. Come anticipato, infatti, non c’è diritto allo sconto Imu in questa ipotesi, perché non c’è un rapporto di parentela in linea retta di primo grado tra comodante e comodatario.

Quello sull’età dei figli comodatari, tuttavia, non è un parametro rigido e prestabilito, pertanto non è da escludere che l’esenzione possa essere riconosciuta in giudizio se la prole ha un’età ragionevolmente compatibile con i requisiti. Nel caso affrontato dalla Cassazione nell’ordinanza citata, in particolare, si trattava di due minori di 5 e 11 anni, che secondo i giudici non possono vivere da soli (con tutti i possibili significati di questo divieto, peraltro).

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