Chi aderisce all’accordo con il Fisco non ha possibilità di ammalarsi, le conseguenze sono di pagare in ogni caso le imposte concordate.
Chi accetta il concordato preventivo non può e non deve ammalarsi. Il patto con il Fisco che consente di pagare le imposte per il biennio 2024/2025 concordandole a priori è la grande novità di quest’anno. Una proposta per partite Iva e professionisti che, secondo le intenzioni dell’esecutivo, doveva essere uno strumento efficiente contro il lavoro in nero.
Accettando il concordato preventivo biennale il contribuente è vincolato a versare le imposte concordate a prescindere dal reale reddito percepito: ci guadagna, quindi, se percepisce un reddito più alto e ci rimette se i suoi ricavi sono più bassi.
Non si tratta di una misura che ha suscitato un grande entusiasmo, soprattutto perché sia i lavoratori che i commercialisti non ci vedono una grande convenienza.
In quali casi il concordato cessa?
La normativa ha previsto, in ogni caso, anche la possibilità di fuoriuscita dal concordato preventivo biennale quando si verificano eventi eccezionali che vanno a modificare in modo abbastanza importanti i presupposti sui quali si era basato l’accordo con il Fisco.
Le ipotesi previste per la cessazione del concordato, che altrimenti vincolerebbe il contribuente per 2 anni di imposta sono:
la cessazione dell’attività;
- la modifica dell’attività portandola in gruppi di settore per i quali sono previsti coefficienti di redditività per la determinazione del reddito dei forfettari diversi;
- presenza di circostanze eccezionali che portano ad avere redditi minori a quelli determinati che eccedono il 50% rispetto a quanto previsto con il concordato.
Fermo restando che in caso di cessazione o di modifica sia determinante che il concordato cessi, quali sono gli eventi eccezionali per i quali (in presenza di un guadagno minore al 50%) è possibile chiedere la cessazione del concordato preventivo? Ad individuarli un decreto del Mef.
Quali sono gli eventi eccezionali per la cessazione?
Nell’articolo 4 il decreto del Mef del 14 giugno 2024 elenca tutti gli eventi eccezionali che possono portare alla cessazione del concordato preventivo. L’elenco prevede che in presenza dei seguenti eventi si possa uscire dal concordato preventivo se si sono avuti minori redditi che eccedono il 50%:
- eventi calamitosi per i quali è stato dichiarato lo stato di emergenza;
- altri eventi di natura straordinaria che hanno comportato:
- danni rilevanti alle scorte di magazzino che hanno portato alla sospensione dell’attività;
- danni ai locali destinati all’attività d’impresa
- impossibilità di accedere ai locali;
- la sospensione dell’attività quando l’unico cliente ha interrotto l’attività per eventi di natura straordinaria;
- liquidazione ordinaria, liquidazione coatta amministrativa o giudiziale;
- cessione in affitto dell’unica azienda;
- sospensione dell’attività ai fini amministrativi dandone comunicazione alla Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura;
- sospensione dell’esercizio della professione.
Chi aderisce al concordato non può star male
Negli eventi eccezionali non sono contemplate casistiche relative allo stato di salute del professionista o del lavoratore autonomo. Se chi aderisce al concordato subisce un grave infortunio che gli impedisca al lavoratore di svolgere la propria attività o una malattia importante che lo tenga fermo per diversi mesi, le imposte concordate vanno pagate.
La perdita temporanea della capacità lavorativa, nonostante sia stato richiesto, infatti, non è menzionata nel decreto e questo fa pensare che chi aderisce al concordato preventivo debba essere, e continuare a essere, sano, visto che se interviene una malattia o un infortunio che comporta una riduzione del reddito non è possibile cessare il concordato preventivo.
Basti pensare, però, che oltre la perdita di committenti, il timore più grande che un lavoratore autonomo possa avere è rappresentato proprio dalle circostanze eccezionali legate alla salute che impediscano di svolgere la propria attività e, di conseguenza, di guadagnare.
Una volta accettato l’accordo con il Fisco, quindi, è necessario onorarlo anche se a causa di problemi di salute i guadagni abbiano subito un taglio importante. E forse è anche questo dubbio che in qualche modo può frenare chi ha partita Iva dall’accettare l’accordo con il Fisco.
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