Congedo parentale: come si calcolano i giorni residui? Le istruzioni Inps e le indicazioni su come controllare il numero di giornate godute e quelle ancora a disposizione.
Con l’introduzione di nuove regole sul congedo parentale cambia anche la formula per il calcolo dei giorni residui, almeno per quanto riguarda quelli indennizzabili. È importante sapere, infatti, che non tutte le giornate di congedo parentale vengono pagate dall’Inps, ma solamente quelle godute entro un certo limite.
La riforma del congedo facoltativo parentale è entrata in vigore il 13 agosto 2022, quando il legislatore ha introdotto ulteriori 3 mesi indennizzati di cui possono godere i genitori. Una novità che non altera il numero massimo di giorni a disposizione di padre e madre, in quanto interviene solamente sul limite di giornate che possono essere retribuite al 30% dell’ultima retribuzione percepita (indipendentemente dall’età del figlio).
A maggior ragione, verificare i giorni residui del congedo parentale è sempre più importante, specialmente per capire quando spetta un’indennità e quando no.
La domanda è: come fare? Il problema è non esiste un servizio Inps che permetta di controllare in tempo reale quanti sono i giorni residui del congedo parentale, nonostante sarebbe molto utile in quanto aiuterebbe i lavoratori a capire quanti sono effettivamente i giorni goduti e quelli ancora a disposizione (e chissà che l’Inps non ci stia leggendo, decidendo di aggiungere un nuovo servizio ad hoc).
Nell’attesa, c’è solo un modo per verificare quanti giorni di congedo rimangono, ossia procedere personalmente al calcolo tenendo conto di quali sono le regole vigenti.
Congedo parentale: quanti giorni spettano
Per calcolare i giorni residui del congedo parentale serve prima comprenderne il funzionamento.
A proposito della durata, alla luce delle novità introdotte dal 13 agosto scorso, sappiamo che il congedo parentale spetta per un periodo complessivo tra i due genitori non superiore a 10 mesi, che aumentano a 11 nel caso il padre lavoratore si astenga dal lavoro per un periodo continuativo o frazionato non inferiore a 3 mesi. Nel dettaglio, tenendo conto di questi criteri:
- alla madre lavoratrice spetta per un periodo continuativo o frazionato di massimo 6 mesi;
- al padre lavoratore dipendente per un periodo continuativo o frazionato di massimo 6 mesi. Questo limite aumenta a 7 mesi nel caso di astensione dal lavoro per un periodo continuativo o frazionato di almeno 3 mesi;
- al genitore solo per un periodo continuativo o frazionato di massimo 11 mesi.
Tuttavia, solamente 3 mesi per ciascun genitore vengono retribuiti (al 30%), ai quali dal 13 agosto si aggiungono altri 3 mesi di cui possono godere complessivamente entrambi. Ne risulta che in totale sono 9 i mesi di congedo parentale che possono essere pagati (e dal 13 agosto non si tiene conto più dell’età, con l’indennità di congedo che spetta sempre fino ai 12 anni del figlio), ma per un massimo di 6 mesi per un solo genitore.
Detto questo, non dovrebbero esserci problemi nel calcolare i giorni residui nel caso in cui si fruisca di tutto il periodo del congedo in maniera continuativa. Ben più complicato qualora vi sia un godimento frazionato, considerando anche della possibilità di fruire del congedo parentale in maniera oraria.
Congedo parentale: come calcolare i giorni residui
Come anticipato, non esiste un servizio Inps che ci dice quanti sono i giorni di congedo parentale residui. Tuttavia, accedendo alla propria area personale Inps è comunque possibile consultare lo storico delle domande del congedo parentale: basta andare su:
“Prestazioni e servizi” -> “Tutte le prestazioni” -> “Prestazioni a sostegno del reddito” -> “Servizio Desktop Maternità e congedo parentale lavoratori dipendenti, autonomi, gestione separata” -> “Consultazione domande”.
Nella lista delle domande trovate indicati tutti i giorni richiesti. A questo punto vi basta effettuare il calcolo tenendo conto delle informazioni fornite dall’Inps nella circolare n. 134382/1982:
- quando viene fruito per un periodo esattamente pari a un mese o multiplo dello stesso non è complicato effettuare il calcolo, visto che questi si computano come mesi interi. Esempio: 2 mesi di congedo fruiti, ce ne sono 4 mesi residui;
- periodi di astensione inferiori al mese: le giornate di assenza si sommano fino a raggiungere il numero 30. Si considera così percepito un mese di congedo parentale. Esempio: 20 giorni di congedo fruiti, ne mancano 10 giorni per fare un mese, più altri 5 mesi;
- periodo di astensione superiore al mese (ma non multipli dello stesso): si considera il mese completato, mentre i giorni restanti si sommano fino a raggiungere il mese intero. Esempio: 70 giorni di congedo fruiti, ne mancano 20 giorni per arrivare a 3 mesi, dopodiché si avranno a disposizione altri 3 mesi di congedo;
- sabati o domeniche si contano? Sabati e domeniche non comprese nel periodo di congedo non si contano. Ma ci sono delle eccezioni. Pensiamo, ad esempio, ad un lavoratore che al termine del congedo fruisca di ferie o malattia per poi riprendere l’attività lavorativa. In tal caso, le giornate festive e i sabati che cadono nell’intervallo tra congedo parentale e ferie o malattia non vanno computati nel periodo di congedo parentale, ma solo se poi il lavoratore riprende a lavorare. Discorso differente quando si susseguono senza alcuna interruzione un primo periodo di congedo, un periodo di ferie o malattia e un secondo periodo di congedo: in tal caso tutti i sabati e domeniche compresi si contano.
Per quanto riguarda la possibilità di fruire del congedo parentale in modalità oraria non è possibile dare indicazioni generali su come calcolare il residuo. La legge 228 del 24 dicembre 2012, infatti, pur riconoscendo questa possibilità ha rinviato alla contrattazione collettiva di settore il compito di stabilire le modalità di fruizione oraria.
Queste, quindi, le regole utile per calcolare i giorni residui di congedo parentale. Un lavoro certosino, ma utile per non commettere errori. Fermo restando che comunque potete sempre chiedere al vostro datore di lavoro; specialmente nella pubblica amministrazione, infatti, si tiene sempre il conto dei giorni residui di congedo parentale.
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