Cos’è la consulenza tecnica nella responsabilità medica

Caterina Gastaldi

24 Agosto 2022 - 16:55

A seguito della riforma del 2017, in caso di responsabilità medica, la procedura giudiziale è subordinata a una consulenza tecnica preventiva.

Cos’è la consulenza tecnica nella responsabilità medica

Nel caso in cui si rimanesse vittima di errori da parte dei sanitari, i pazienti hanno il diritto di chiedere un risarcimento nei confronti dei professionisti e/o della struttura che li hanno avuti in cura. Tuttavia il procedimento non è rapido come si potrebbe pensare. Infatti, a seguito della riforma avvenuta nel 2017, è stato deciso che la procedura giudiziale può cominciare solo a seguito dei risultati di una consulenza tecnica preventiva.

In alternativa le parti possono anche percorrere una strada differente, ovvero quella del procedimento di mediazione, che dovrebbe in linea generale permettere di usufruire di tempistiche più rapide. Il tentativo di conciliazione, sia attraverso la consulenza tecnica, sia attraverso la mediazione, è obbligatorio per legge, ma non è necessario accettarne i risultati.

Perché si utilizza la consulenza tecnica

Nel 2017 la legge Gelli-Bianco ha introdotto uno strumento conciliativo che si può utilizzare in alternativa alla mediazione, ovvero l’«accertamento tecnico preventivo diretto alla composizione della lite», quindi la consulenza tecnica.

Per anni in Italia i processi relativi a errori medici o in generale dei sanitari si sono protratti a lungo, rischiando di arrivare a un nulla di fatto. Vista la delicatezza delle questioni trattate e la loro importanza, si è tentato di rendere più rapidi ed efficienti i procedimenti. Tuttavia, data la complessità della materia medica, è chiaramente sempre richiesta un’attenzione particolare.

Per ovviare, almeno in parte, al problema, è stata introdotta, nel 2010, l’obbligatorietà del tentativo di mediazione con scopo deflattivo e conciliativo, e solo successivamente a questo si potrà poi avviare la causa ordinaria. Nel 2017 è stato appunto aggiunto uno strumento addizionale e alternativo: la consulenza tecnica.

A seguito dei risultati, l’assicurazione del personale o della struttura coinvolta dovrà procedere con la formulazione di una proposta di risarcimento del danno. In caso di mancata partecipazione al tentativo di conciliazione, la parte che ha mancato di presentarsi e partecipare dovrà procedere con il pagamento delle spese di lite, oltre alla sanzione pecuniaria.

Come funziona la consulenza tecnica

La consulenza tecnica è un’alternativa al procedimento di mediazione, ma lo scopo di questa non è solo quello di poter procedere a giudizio, ma soprattutto di trovare una soluzione che soddisfi le parti coinvolte senza bisogno di dar via a una procedura. Proprio per questo, infatti, si considera un’alternativa.

La scelta di una delle due modalità è a carico dell’attore, tuttavia bisogna notare che la consulenza tecnica richiede sempre la presenza e il supporto di un avvocato, la cui assistenza è obbligatoria. C’è da notare che coloro che quando si sceglie di utilizzare la consulenza, è previsto in modo esplicito il litisconsorzio necessario delle imprese di assicurazione, ovvero la sua partecipazione necessaria.

Dopo essersi rivolti a un legale, questo può procedere con la redazione del ricorso richiesto dal cliente, in cui verrà esposta la vicenda e la richiesta al giudice di un Ctu, ovvero un Consulente Tecnico d’Ufficio. Il giudice a questo punto si premurerà di incaricare il consulente e di fissare la data entro cui sia il provvedimento che il ricorso devono essere notificati. Viene anche fissata una seconda data, ovvero quella dell’udienza alla quale devono obbligatoriamente presenziare i rappresentanti delle parti coinvolte.

Funzione del consulente tecnico

La funzione del consulente tecnico, che si dovrà occupare di fornire la sua consulenza, è quella di procedere a un’attenta analisi del caso, controllando tutti i dati le informazioni a sua disposizione, per poi fornire una relazione definitiva in cui spiega le proprie considerazioni tecniche alle parti.

La sua è una funzione super partes, essendo stato nominato d’ufficio dal giudice, e non andrà quindi a cercare di avvantaggiare una parte rispetto a un’altra. Tuttavia, la sua presenza non esclude la possibilità di nominare consulenti tecnici propri. Infatti, nel caso in cui lo desiderassero, le parti coinvolte hanno la facoltà di far affiancare il consulente d’ufficio a dei consulenti personali, nel corso dello svolgimento delle operazioni.

Questi consulenti aggiuntivi, non obbligatori ma permessi, sono detti “di parte”, e andranno anche loro a redigere una perizia tecnica, sempre “di parte”.
A differenza dei consulenti di parte però, quello d’ufficio ha anche la facoltà di tentare la conciliazione delle parti, avendo quindi una doppia funzione, sia probatoria, sia conciliativa.

A questo punto quindi ci si può trovare di fronte a due situazioni:

  • la conciliazione va a buon fine, l’accordo viene aggiunto al processo verbale del procedimento attribuirà efficacia di titolo esecutivo attraverso un proprio decreto;
  • la conciliazione non ha successo, la redazione stilata può essere utilizzata nel successivo giudizio di merito quale prova e si potrà quindi aprire un giudizio.

I costi della consulenza tecnica

Non esiste un prezzario relativo a questo procedimento, poiché i costi variano sia a seconda della regione in cui ci si trova, sia in relazione al caso specifico. Il corrispettivo da pagare al tecnico nominato dal tribunale è quindi variabile in base alla singola situazione.

Per quel che riguarda il costo del contributo unificato per l’accertamento tecnico preventivo, è sempre del valore di circa 350 euro.

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