Contrazione contributi previdenziali: cos’è, come funziona e chi è a rischio

Claudio Garau

04/04/2023

La contrazione contributi previdenziali è un particolare principio che influisce sui versamenti obbligatori e comporta effetti sulla maturazione della pensione. I dettagli e le eccezioni.

Contrazione contributi previdenziali: cos’è, come funziona e chi è a rischio

I contributi previdenziali consistono in un aspetto molto importante di ogni attività lavorativa, sia di tipo subordinato che di tipo autonomo, ma non tutti sanno che esiste in materia un principio che di fatto ’penalizza’ i lavoratori che pur rispettano l’obbligo contributivo. Esso prende il nome di contrazione e sarà oggetto del nostro articolo: ne vedremo in sintesi caratteristiche chiave e meccanismo, come pure gli effetti per i lavoratori cui viene applicato.

Contestualmente vedremo brevemente anche le eccezioni alla sua applicazione e coglieremo in primis l’occasione per ricordare in breve ruolo e funzione dei contributi previdenziali. I dettagli.

Cosa sono in breve in contributi previdenziali

Volendo dare una definizione sintetica dei contributi previdenziali, così da inquadrare subito il contesto di riferimento e chiarire poi che cos’è la contrazione dei contributi, ricordiamo che essi altro non sono che le somme versate periodicamente all’ente previdenziale a titolo di finanziamento delle assicurazioni sociali.

I contributi previdenziali - fondamentali per poter andare in pensione nel nostro paese - consistono dunque in quello strumento che garantisce il lavoratore contro eventi che potrebbero renderlo non più idoneo alla prestazione di lavoro. Di fatto dunque la contribuzione previdenziale è una sorta di ’premio assicurativo’, versato per assicurare il lavoratore per un certo evento, non soltanto la pensione ma anche la malattia o la maternità, ad esempio.

Detti versamenti obbligatori devono essere effettuati dal datore di lavoro, o in via diretta dal lavoratore in ipotesi di rapporto di lavoro autonomo e non subordinato, allo scopo - come accennato - di finanziare prestazioni ad hoc, le quali sono erogate per il tramite di specifici enti previdenziali.

In particolare i contributi, versati nel corso del tempo, assicurano al lavoratore una prestazione previdenziale, non appena conseguirà i requisiti per la pensione.

Il fondamento dell’obbligo contributivo

Il fondamento dell’obbligo contributivo è nella legge, ovvero in norme che espressamente prevedono questo dovere per il lavoratore o il datore di lavoro. Così stabilisce l’art. 23 della Costituzione.

Di fatto detto obbligo sorge quando si manifestano le condizioni del versamento stesso, ovvero all’atto dello svolgimento di una qualsiasi attività di lavoro, anche se talvolta è subordinato al verificarsi di eventi ulteriori (pensiamo ad esempio alla tutela infortunistica nel caso in cui si eserciti una delle attività specificamente protette).

I contributi sono generalmente commisurati alla retribuzione per i lavoratori dipendenti o al reddito da lavoro per i lavoratori autonomi.

Accredito dei contributi e principio di contrazione

Come abbiamo accennato in apertura, in tema di accredito dei contributi può rilevare il principio della contrazione, ma che cos’è esattamente? Ebbene, in estrema sintesi esso altro non è che il meccanismo previsto dalla legge, grazie al quale l’accredito dei contributi deve essere proporzionato in funzione del cosiddetto minimale retributivo.

In particolare, laddove esso venga applicato, sulla posizione assicurativa del lavoratore comporta il riconoscimento - ai fini del diritto a pensione - dell’accredito di un numero di settimane di contributi più basso di quelle effettivamente lavorate.

Questa sorta di penalizzazione per il dipendente prende appunto il nome di ’principio della contrazione’ e in base ed esso - lo rimarchiamo - le settimane contributive, riconosciute ai fini del diritto a pensione, sono così in proporzione ridotte in funzione della retribuzione incassata dal lavoratore subordinato.

Il rilievo del minimale retributivo giornaliero

Sopra abbiamo detto che i contributi sono commisurati all’entità della retribuzione e per questo possiamo affermare che, proprio per la presenza del principio della contrazione, non sempre un anno di lavoro equivale a un anno di contributi.

Nel caso dei lavoratori dipendenti la legge indica che il riconoscimento integrale dei contributi previdenziali può compiersi soltanto laddove la retribuzione incassata sia almeno pari a un minimale giornaliero che nel per quest’anno è fissato a 53,95 euro. Ne consegue, per chi non arriva a questa cifra, l’applicazione della contrazione e, di fatto, il numero di contributi da riconoscere per un certo periodo di lavoro viene appunto proporzionato alla retribuzione percepita.

In altre parole, la disciplina sull’accredito dei contributi a favore dei lavoratori subordinati indica un criterio proporzionale in funzione del citato minimale, rivalutato ogni anno. Conseguentemente, se la retribuzione risulta più bassa del minimale scatta la citata contrazione, vale a dire il riconoscimento dell’accredito di un numero di settimane di contributi inferiore a quelle lavorate in concreto.

Chi rischia di subire la contrazione contributi? Due effetti negativi per il lavoratore

Sulla scorta di quanto abbiamo appena ricordato, è allora facile comprendere che, nei periodi di lavoro a tempo parziale, gli anni di contributi maturati saranno inferiori rispetto alla durata effettiva del rapporto di lavoro. Ecco perché chi lavora meno ore rischia anche di avere meno contributi di quelli cui avrebbe potenzialmente diritto.

Abbiamo visto in sintesi come opera il principio della contrazione dei contributi previdenziali, perciò ora possiamo facilmente capire quali sono i lavoratori di fatto ’a rischio’ di subirne l’applicazione. Occorre raggiungere il citato minimale altrimenti sarà danneggiata l’intera posizione previdenziale del lavoratore o della lavoratrice

Ed è intuibile che una decurtazione dei contributi riconosciuti allungherà il percorso verso la pensione, perché sposterà in avanti la data di conseguimento del requisito contributivo. Non solo: detto taglio dei contributi avrà inevitabilmente dei riflessi sull’importo futuro dell’assegno pensionistico.

Casi di non applicazione del criterio della contrazione

Anche questa regola contiene delle eccezioni e, pertanto, per specifica disposizione di legge la contrazione non si applica agli operai agricoli, ai lavoratori addetti ai servizi domestici, agli apprendisti e ai periodi di servizio militare o equiparato, e neanche a coloro che lavorano in ambito pubblico.

Inoltre come chiarito da Inps in un messaggio di quest’anno - in tema di pensioni e contributi previdenziali - oggi vi sono nuovi vantaggi per lavoratori e lavoratrici genitori, perché crescono i contributi figurativi riconosciuti nei periodi di astensione (obbligatoria o facoltativa) dal lavoro. Insomma, prendersi cura dei figli non comporta più tagli al trattamento pensionistico per la contrazione contributi previdenziali e anche in questo caso vale dunque una eccezione al principio menzionato.

Il rilievo del messaggio Inps n. 1215 del 2023

In particolare, l’istituto con il recente messaggio n. 1215 ha indicato - recependo le indicazioni del Ministero del Lavoro - il cambiamento del criterio con il quale sono calcolati i contributi riconosciuti nei periodi dei congedi obbligatori e facoltativi dei lavoratori genitori: oggi, per i periodi di fruizione dei congedi di maternità / paternità, il lavoratore/trice ha diritto all’accredito pieno dei contributi validi per il diritto e per la misura della pensione. Non vale dunque il principio della contrazione a discapito del lavoratore o della lavoratrice.

Da notare anche che la novità si applica in modo ampio, sia ai congedi fruiti in costanza sia a quelli al di fuori del rapporto di lavoro - al di là della collocazione temporale.

Concludendo non fanno perciò parte dell’ambito di applicazione della contrazione e del controllo del minimale retributivo, ai fini del diritto e della misura a pensione, non soltanto il congedo di maternità e di paternità, ma anche tutti gli eventi di maternità e paternità per cui vale il riconoscimento dei contributi figurativi.

Chiaramente si tratta di un aggiornamento di grande importanza per i lavoratori e le lavoratrici dipendenti che, avendo una retribuzione imponibile più bassa del minimale, in passato hanno subìto il riconoscimento di un numero di settimane contributive inferiori rispetto al numero di settimane di fatto lavorate. Detto aggiornamento Inps peraltro tiene conto del valore riconosciuto a livello costituzionale alla maternità e al sistema potenziato di tutela approntato dal legislatore, per assicurare alla maternità e alla paternità idonea protezione (anche dal lato previdenziale).

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