Se il reddito del contribuente non rispecchia le spese che sostiene si rischia un controllo fiscale. Come ci si difende legalmente da avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate?
Come difendersi da controlli fiscali con trucchi legali? Un accertamento fiscale può capitare quando l’Agenzia delle Entrate rileva uno scostamento o un’incongruenza tra le spese sostenute dal contribuente e il reddito dichiarato. Per farlo utilizza uno strumento, il redditometro (il cui utilizzo è stato fortemente rivisto nell’ultimo periodo) che può portare controlli fiscali per contribuenti che hanno acquistato determinati beni e servizi considerati incongruenti con il reddito prodotto. Da questi controlli ci si può difendere in modo del tutto legale, provando che non esiste un reddito non dichiarato o maggiore a quelli dichiarato.
Lo strumento che ha preso il posto del redditometro (ma è che del tutto simile), infatti, ha lo scopo di individuare quelle che sono le posizioni contributive che potrebbero essere a rischio evasione con più alta probabilità di avere redditi non dichiarati, ma va ricordato che si tratta di uno strumento che utilizza la maniera induttiva tramite l’accertamento sintetico. Il contribuente può, però, far valere i propri diritti.
Difendersi dai controlli fiscali, i suggerimenti della Cassazione
A rispondere alla domanda “come difendersi dai controlli fiscali” ci pensa la Cassazione con la pronuncia 31844 del 2023 nella quale fornisce una serie di utili indicazioni al contribuente che voglia contestare il controllo dell’Agenzia delle Entrate.
I Supremi Giudici, infatti, sottolineano che il contribuente può difendersi con la cosiddetta prova contraria e dimostrando che l’operazione contestata è sbagliata.
Anche se il redditometro va a sommare i vari redditi e prende in considerazione spese, investimento e risparmio, lo fa in maniera presuntiva utilizzando delle tabelle stabilite dalla legge per classificare beni o servizi. Essendo una presunzione, questa può essere tranquillamente e legalmente superata con la prova contraria.
Difendersi dal controllo fiscale con la prova contraria
Cosa deve dimostrare il contribuente con la prova contraria? In linea generale dovrà fornire le prove concrete che il reddito maggiore presunto non esiste per palesare che il reddito maggiore accertato in modo presuntivo non è disponibile (o lo è in misura minore rispetto a quella presunta).
Cosa deve dimostrare nel concreto? Quali prove vanno fornite? Ad esempio il contribuente potrebbe dimostrare che il pagamento dell’auto di lusso è state eseguito da parenti. Oppure che il reddito maggiore utilizzato per acquisto di beni e servizi derivi da una donazione o che sia stato utilizzato denaro accumulato e risparmiato nel corso degli anni.
Ovviamente il contribuente che non ha evaso il pagamento delle tasse e che è in regola può certamente difendersi dimostrando da dove derivi la disponibilità economica per l’acquisto e il mantenimento dell’auto o per l’acquisto della casa.
I redditi di cui il Fisco non è a conoscenza, infatti, potrebbe derivare da redditi esenti da imposizione fiscale, come quelli di un risarcimento danni, di una prestazione di invalidità, di una donazione da parte di familiari.
Potrebbero, essere, anche redditi con ritenuta alla fonte come eredità o vincite al gioco o, infine, derivare da una vendita di altri beni (un altro veicolo o un immobile).
Come funziona l’evasometro dell’Agenzia delle Entrate?
Anche se ufficialmente il redditometro è stato ufficialmente abolito il reddito può essere ancora ricostruito basandosi sulle spese effettuate. Con il decreto legislativo 108 del 2024 il redditometro viene profondamente trasformato pur permettendo ancora di stanare gli evasori fiscali.
Il meccanismo è lo stesso che si usava con il redditometro: l’accertamento induttivo del reddito che deve scattare, però, solo in presenza di rischio di evasione fiscale. Le spese di cui si terrà conto sono le stesse solo che ora lo strumento è stato chiamato “evasometro”.
L’evasometro scatta quando allo stesso tempo si ha:
- scostamento tra reddito presunto e quello dichiarato di almeno il 20%;
- lo scarto tra reddito dichiarato e quello presunto deve essere superiore a 10 volte l’importo annuo dell’assegno sociale.
Questo significa che il reddito ricostruito deve avere uno scostamento da quello dichiarato di quasi 70mila euro.
Come funziona un accertamento fiscale?
L’Agenzia delle Entrate, solitamente, invia al contribuente un questionario con il quale lo invita a presentarsi presso gli Uffici territorialmente competenti. In questi dovrà, poi, chiarire da dove derivano le disponibilità economiche che gli hanno permetto di acquistare, ad esempio, un’automobile che non può permettersi.
Dovrà anche fornire la documentazione giustificativa di quanto afferma. Perché con l’Agenzia delle Entrate non basta affermare una cosa, bisogna poterla dimostrare. E se si dice, per esempio, di aver comperato l’auto con soldi ricevuti in regalo da parenti, bisogna dimostrare il regalo con, ad esempio, un bonifico bancario ricevuto poco prima dell’acquisto.
Se il contribuente non sa dare una spiegazione soddisfacente, quelli che l’Agenzia delle Entrate considerava redditi presunti si trasformano in redditi accertati. E a quel punto emette un avviso di accertamento in cui chiede il pagamento delle tasse sui redditi non dichiarati. E ovviamente aggiunge alla tassazione anche le sanzioni previste per l’evasione fiscale.
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