Il centrodestra deve essere unito per vincere

Vincenzo Caccioppoli

16/05/2022

La convention itinerante della Lega si apre a Roma: fisco, giustizia e pace fiscale, per invitare il centrodestra a unirsi in vista delle prossime elezioni.

Il centrodestra deve essere unito per vincere

Parte dal cuore di Roma, all’interno della cupola disegnata da Fuksas in via Tomacelli, la convention itinerante della Lega per spiegare il programma del partito.

«L’Italia che vogliamo», questo lo slogan scelto per i 20 appuntamenti che toccheranno tutti i capoluoghi della penisola, per far ripartire il paese. A Roma è presente tutto il gotha del partito: si parla di giustizia, lavoro, fisco, geopolitica, economia in diversi panel con ospiti di eccezione, come gli amministratori delegati di Eni, Enel e Terna o l’ex pm di venezia Carlo Nordio, e con gli interventi in collegamento video di Rudy Giuliani l’ex sindaco di New York e mentore dell’ex presidente Donald Trump, e dell’ambasciatore francese in Italia, Christian Masset.

Flat tax e pace fiscale

Sul fisco la Lega ha le idee ben chiare e ribatte sui suoi cavalli di battaglia: flat tax e pace fiscale. Armando Siri, il vero “king maker” di questa happening, annuncia la prossima uscita di un dossier elaborato da un team di ricercatori della Università Sapienza di Roma, guidato dal professore di diritto tributario Pietro Boria. Il documento smonterebbe l’idea del governo e dell’Agenzia delle Entrate, secondo cui l’evasione fiscale italiana ammonterebbe a 100 miliardi all’anno, bensì a poco più di 15 miliardi all’anno.

«In Italia occorre introdurre una seria riforma fiscale che non può prescindere dalla flat tax», ribadisce poi Siri, «che avrebbe riflessi positivi sui consumi e sulle imprese. Questa tassa vorrebbe dire, considerando un reddito medio di 30.000 euro, 4500 euro in più all’anno, per le famiglie circa 400 euro al mese».

La riforma della giustizia: il ruolo del magistrato e del pm

Sulla giustizia, altro tema forte per la Lega all’indomani della sentenza favorevole del presidente della regione Lombardia Attilio Fontana, a parlare di riforma interviene l’ex pm veneto Carlo Nordio, fresco candidato di bandiera di Fratelli d’Italia alle recenti elezioni per la carica di presidente della Repubblica.

Nordio espone in modo chiaro e preciso il suo pensiero sull’attività del magistrato e su quella del pm: «il magistrato fa un lavoro difficilissimo, perché deve giudicare entrando nella mente del reo e interpretare il suo gesto. Altra attività è quella del pm, invece, che malgrado il suo enorme potere discrezionale non rischia nulla. In nessun paese al mondo esiste un simile sistema che non prevede nessun regime sanzionatorio per i pm che sbagliano».

Secondo l’ex pm, sarebbe giunto il momento di riformare l’articolo 112 della Costituzione, che sancisce appunto l’obbligatorietà dell’azione penale.

«Delle due l’una», ha continuato Nordio, «o si cambia l’articolo della costituzione oppure si introduce meccanismo sanzionatorio per i magistrati inquirenti».

Nordio sostiene che l’azione penale nel nostro paese sia del tutto arbitraria e un pm «può tenere un’inchiesta per anni sulla sua scrivania, per poi magari estrapolare alcuni particolari per colpire una singola persona».

«La riforma Cartabia», afferma l’avvocata Giulia Bongiorno, fresca, insieme a Matteo Salvini, di 12 ore di udienza nella giornata di giovedì a Palermo per il processo che vede coinvolto il segretario della Lega per il caso Open Arms, «È solo l’ultima delle grandi occasioni perse».

Non è il momento delle divisioni: il discorso di Matteo Salvini

Dopo gli interventi degli amministratori delegati di Enel Eni e Terna su materie prime e caro bollette, e un panel che parla di autonomia con Fontana e Zaia, sostenitori della natura divisiva di questa, è la volta dell’attesissimo discorso di chiusura del segretario, che parla di pace e di necessità di fare tutto il possibile per mettere di fronte ad un tavolo i protagonisti di questa assurda guerra.

«Se serve, nel mio piccolo io sono disposto ad andare ovunque per fare qualcosa per la pace, anche a Istanbul e di certo non mi si può definire filo Erdogan», afferma, alludendo nemmeno troppo velatamente alle accuse mosse da più parti di essere troppo “compromesso” con il regime di Putin.

Secondo il segretario, l’esempio da seguire è quello del progetto Iter, un consorzio di scienziati, americani, italiani, francesi, giapponesi, tedeschi, russi e cinesi che insieme studiano come creare un nuovo reattore nucleare per costruire la macchina per la fusione più grande e più sicura al mondo.

«Non è il momento delle divisioni», dice Salvini, e lui non si presta alle provocazioni di tanti che vorrebbero portarlo sul terreno dello scontro anche all’interno della stessa maggioranza.
«Che è una parentesi», tiene a precisare, «necessaria perché molto battaglie come quella sul catasto non sarebbero state nemmeno fatte. Ma alle prossime elezioni torneremo con il centrodestra per governare in maniera più efficace».

E qui Salvini sembra parlare a cuore aperto agli alleati (soprattutto a Giorgia Meloni) invitandoli a mettere da parte incomprensioni e diffidenze e a tornare uniti.

«Solo unito il centrodestra vince», perché per Salvini andare al governo non è un fine, come alcuni suoi attuali alleati di governo, ma solo un mezzo, «per rendere migliore il mio paese». Parla a braccio di famiglia, lavoro, una vera priorità per il futuro, autonomia, giustizia e fisco: «Occorre, in una economia di guerra, un’enorme pace fiscale che fa guadagnare lo Stato e rende 15 milioni cittadini liberi di tornare a una vita normale».

La sfida al 2023 è partita e Salvini sembra molto più attento a non farsi trascinare in polemiche o diatribe che possano sviare da quello che è il suo obiettivo per il prossimo futuro: vincere le elezioni e tornare a governare con un centrodestra di nuovo unito.

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