Dai primi di maggio in tutta Italia partirà la procedura ufficiale per i test sierologici anti-coronavirus. A chi saranno somministrati?
Dai primi di maggio al via i test sierologici in tutta Italia, una procedura che dovrebbe consentire di stabilire chi è potenzialmente immune al coronavirus. La conferma arriva dal Ministero della salute.
I test sierologici, necessari per determinare chi ha sviluppato gli anticorpi, assumeranno un’importanza sempre più rilevante per avere un quadro più chiaro di chi sia entrato in contatto con la malattia e coadiuvare una ripresa sicura dopo il lockdown.
In attesa del vaccino, le informazioni fornite da queste analisi saranno preziose per poter allentare progressivamente le misure restrittive e gettare le basi per la cosiddetta Fase 2, pianificata dal governo a partire dal prossimo 4 maggio.
Coronavirus, al via i test sierologici in Italia: i dettagli
Secondo quanto riportato da ANSA, Domenico Arcuri, il commissario scelto dal Premier Conte per gestire l’emergenza coronavirus, ha ricevuto dal governo l’incarico di avviare la procedura pubblica per la ricerca e l’acquisto dei kit.
I primi test sierologici verranno somministrati a 150 mila persone e si dovrebbe partire all’inizio del mese prossimo. La prima ondata è destinata a soggetti campione individuati su scala nazionale e suddivisi per sei fasce d’età, profilo lavorativo e genere. Serviranno da apripista per quelli futuri.
“Siamo molto avanti. Il comitato tecnico-scientifico ha già selezionato un certo numero di test su base di criteri che diano il massimo della sicurezza, anche se resta un margine di errore. Sarà il commissario Arcuri a sceglierne uno solo, ne serve un solo tipo per avere uniformità di dati”
ha dichiarato il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa intervistata da Radio Capital.
Obiettivo: esame unico a livello nazionale
Il vicedirettore dell’OMS e membro del Comitato tecnico scientifico Ranieri Guerra ha spiegato che il via ai test sierologici in tutta Italia mira a “stabilire un unico test nazionale”. Si tratta di un elemento importante, poiché l’uso di dispositivi differenti renderebbe troppo difficile la comparazione, falsando i dati.
Sarebbe auspicabile, dunque, uniformare anche le dotazioni a livello regionale. In molte aree d’Italia, infatti, la somministrazione è partita in maniera indipendente.
È accaduto, ad esempio, nel Lazio, ma anche in Toscana - dove 61 laboratori privati effettueranno 400 mila test sierologici - in Lombardia, che a partire dal 21 aprile effettuerà 20mila analisi al giorno e in Sicilia, dove i test sono destinati soprattutto al personale di servizio pubblico.
Non tutti i test sierologici sono uguali. Ciò che conta, in ottica delle prossime fasi di gestione della pandemia, è l’affidabilità di questi esami. Guerra ha sottolineato che il dispositivo ufficiale dovrà garantire “standard minimi di qualità” e, in particolare, un livello di attendibilità superiore al 95%.
Inoltre, saranno presi in considerazione solo i kit che permettono l’analisi del sangue venoso e non di quello periferico. In pratica, servirà un prelievo in provetta e non una goccia raccolta pungendosi il dito, come previsto da molti test in commercio, più rapidi ed economici, ma meno efficaci.
Test sierologico come patente di immunità?
A differenza dei tamponi, ossia gli esami di laboratorio che vengono utilizzati per individuare la presenza del coronavirus attraverso l’analisi delle mucose respiratorie, i test sierologici servono a individuare tutte quelle persone che sono entrate in contatto con il virus.
Tuttavia, un test non esclude l’altro. L’indagine sierologica può dirci se abbiamo avuto un rapporto con il virus e se abbiamo prodotto degli anticorpi, ma non è in grado di stabilire se se siamo positivi in quel momento, poiché la presenza degli anticorpi non lo esclude.
Sarà dunque necessario fare comunque un tampone per stabilire se si possa essere contagiosi o meno. L’esame sierologico rappresenterà un valido aiuto soprattutto per gestire il potenziale rischio di contagio da parte dei pazienti asintomatici. Si stima che circa l’85% degli italiani non abbia mai incrociato il coronavirus, mentre il 15% potrebbe essere già immune.
Come ha spiegato ancora Guerra, non si potrà dunque parlare di patente o certificato di immunità. Il via ai test sierologici in tutta Italia serve soprattutto a capire quanti sono gli italiani certamente negativi, auspicando che il dato sia utile per favorire un post-lockdown più sicuro e celere.
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