Da Pechino potrebbe arrivare molto presto una cura anti-covid a base di anticorpi, grossomodo in contemporanea col primo vaccino. I dettagli
Non c’è solo la corsa al vaccino nel cammino di ricerca che mira a sconfiggere il coronavirus. Dalla Cina infatti il CEO del colosso biotecnologico WuXi Biologics ha dichiarato di aspettarsi l’approvazione per il trattamento con anticorpi contro la Covid-19 “già entro la fine di quest’anno”.
Una tempistica che potrebbe garantire sostanzialmente alla cura di essere disponibile in contemporanea con il primo o i primi vaccini, con Pfizer che al momento mostra lo stadio più avanzato dei lavori.
Chris Chen, amministratore delegato di WuXi Biologics, ha dichiarato alla CNBC che la compagnia ha già firmato diversi accordi per la fornitura dei suoi trattamenti contro il coronavirus, anche se non ha specificato con precisione quali (l’azienda sta lavorando a più possibili soluzioni, tra le quali anche un vaccino).
Coronavirus: da Cina in arrivo cura a base di anticorpi
Con riferimento alla recente autorizzazione all’uso di emergenza del trattamento con anticorpi ottenuta dal colosso di Indianapolis Eli Lilly da parte della FDA, Chen ha affermato che c’è una forte probabilità che uno dei trattamenti con anticorpi che WuXi sta sviluppando riceva una simile approvazione “entro la fine dell’anno o all’inizio del prossimo anno”.
Un’autorizzazione per uso d’emergenza consente l’uso di un trattamento medico altrimenti non approvato durante uno situazione di normalità.
Per Chen sono comunque diverse le strade percorribili dalla sua compagnia, che ha molte soluzioni anti-covid in fase di test:
“Stiamo lavorando su 10 anticorpi neutralizzanti e anche su un vaccino. Vediamo diversi importanti progressi in corso con ognuno di questi trattamenti e ci muoviamo sempre più velocemente”.
Inquadrando poi la grande sfida per l’industria farmaceutica, ha anche spiegato quali potrebbero essere le difficoltà pronte ad emergere da alcuni dei vaccini al momento in fase di studio più avanzata:
“Diversi vaccini hanno un problema di conservazione, perché vanno necessariamente tenuti in congelatore a meno 70 o meno 80 gradi, temperature che in genere non si trovano in nessun ambiente ospedaliero”.
Il pensiero va inevitabilmente al vaccino realizzato della statunitense Pfizer e della tedesca BioNTech, dichiarato efficace al 95% ma che richiede una temperatura di conservazione di -80 gradi centigradi.
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