Le stime di Donald Trump sui morti per coronavirus negli USA sono peggiorate
Donald Trump stima che gli USA i morti per coronavirus potrebbero toccare presto quota 100 mila.
Il numero di decessi da COVID-19 in America, nello specifico, potrebbe oscillare tra 75 e 100 mila unità, secondo le previsioni del presidente degli Stati Uniti, che si è detto fiducioso sull’arrivo di un vaccino entro la fine dell’anno.
A oggi, il coronavirus negli Stati Uniti ha causato oltre 68 mila vittime, un numero molto vicino all’ultima ipotesi lanciata sempre da Trump nei giorni scorsi, che aveva previsto un totale di circa 65.000 morti.
Alla luce dell’andamento dei contagi, però, il tycoon ha deciso di rivedere le sue stime a rialzo. Lo ha fatto sapere durante un incontro virtuale con gli elettori trasmesso da Fox News. Intanto, nel mondo, il numero totale di decessi è vicino ai 247 mila casi.
Donald Trump stima che gli USA toccheranno quota 100 mila morti
Alla fine del mese di marzo, quando il presidente Donald Trump aveva esteso la chiusura nazionale ammettendo finalmente la gravità della situazione, egli aveva altresì annunciato al popolo americano di prepararsi a un imminente aumento di casi di coronavirus.
Le previsioni un mese fa erano più pessimistiche, con una stima tra 100.000 e 240.000 morti e il picco ancora da raggiungere. Evidentemente, le misure intraprese, come distanziamento sociale, attività commerciali e scuole chiuse e la quarantena per la popolazione, hanno contribuito a ridimensionare lo scenario.
Trump, al tempo, aveva persino dichiarato che se il numero di morti in America fosse rimasto sotto quota 100 mila, sarebbe stato il segno di un buon lavoro di contenimento.
Ma se le stime del presidente appaiono oggi meno catastrofiche, si fa per dire, non è lo stesso per il team di medici che assiste la Casa Bianca e che teme ancora numeri vicini alle previsioni meno ottimistiche di un mese fa.
Intanto, il bilancio resta tragico: con oltre 1 milione e 200 mila contagiati, molti più casi di COVID-19 di qualsiasi altro Paese al mondo, e un numero di vittime superiore a quelle causate dalla guerra in Vietnam.
A questo, si aggiungono i primi disordini nelle strade. La popolazione inizia a protestare contro il lockdown in molti Stati, per chiedere a gran voce (e talvolta con le armi) la riapertura del Paese.
Trump si è schierato con i manifestanti, ma nessuna imposizione è prevista nei confronti dei governatori sui piani di riapertura per riavviare la vita pubblica, sociale ed economica, nonostante un’iniziale minaccia di utilizzare “autorità assoluta” per le decisioni relative all’emergenza.
Trump resta ottimista
Anche di fronte al grave scenario appena descritto, in cui Trump stima che gli USA toccheranno quota 100 mila morti (e con i medici che ne temono molti di più) non si è stato scalfito l’ottimismo che pervade le stanze della Casa Bianca.
Trump si è detto fiducioso in merito all’arrivo di un vaccino entro la fine dell’anno, assicurando che l’America sta facendo grandi passi avanti nella ricerca:
“Non mi interessa quale Paese arrivi per primo a sviluppare un vaccino, l’importante è averne uno che funzioni a breve. Se un altro Paese lo svilupperà prima, mi toglierò il cappello”.
Trump ha ribadito anche la necessità di un riavvio dell’economia e di garantire il rientro nelle scuole a settembre, una riapertura che a suo avviso deve avvenire in sicurezza, ma anche più velocemente possibile. Inoltre, ha assicurato la popolazione delle sue intenzioni di mettere a punto ulteriori aiuti per superare le difficoltà del momento.
L’ottimismo del presidente americano riguarda anche il futuro, egli ritiene che gli Stati Uniti vivranno una stagione di grande crescita e prosperità non appena l’emergenza sarà passata. Continuano intanto le polemiche di Trump con la Cina, mentre nel mondo si indaga sulle eventuali responsabilità dietro alla diffusione del virus.
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