Il coronavirus potrebbe diventare resistente al vaccino, proprio come i batteri possono farlo con gli antibiotici secondo due scienziati statunitensi.
Prosegue sostenuta la ricerca sui vaccini, con Pfizer, Moderna e AstraZeneca che fanno da capofila, tuttavia inizia ad aleggiare lo spauracchio che il virus responsabile della Covid-19 possa diventare resistente all’antidoto, rendendolo di fatto meno efficace o del tutto inutile, proprio come può accadere con gli antibiotici.
L’avvertimento arriva da David A. Kennedy ed Andrew F. Read, due scienziati del Center for Infectious Disease Dynamics presso il Dipartimento di Biologia dell’Università Statale della Pennsylvania, secondo i quali è di fondamentale importanza trovare un vaccino in grado di porre fine alla pandemia che sta mettendo in ginocchio il mondo dallo scorso febbraio, ma allo stesso tempo è necessario avere alcune accortezze nel suo sviluppo, affinché continui ad essere efficacenel corso del tempo.
Il coronavirus potrebbe resistere al vaccino
“Come abbiamo visto con altre malattie, come la polmonite, l’evoluzione della resistenza può rendere rapidamente inefficaci i vaccini”, ha dichiarato il professor Kennedy. Quello che preoccupa maggiormente al momento, oltre ai possibili effetti collaterali del vaccino, è il fatto che il virus possa mutare e diventare quindi resistente al vaccino. Per risolvere questo problema è necessario imparare dall “sfide precedenti”, cercando di progettare un antidoto che sia in grado di resistere a lungo termine, ha aggiunto Kennedy.
Per monitore gli effettivi cambiamenti del virus, le aziende farmaceutiche dovrebbero utilizzare i campioni di materiale biologico prelevati, attraverso i tamponi nasali, dai volontari che partecipano alla sperimentazione clinica. In questo modo sarà possibile confrontarli con i campioni dei volontari a cui è stato somministrato il placebo e valutare se c’è stato un cambiamento nel virus che andrebbe ad indicare “il potenziale di resistenza all’evoluzione”.
I due scienziati tuttavia rassicurano che la probabilità di sviluppare resistenza nei confronti del vaccino è un evento molto più raro rispetto ai farmaci. Un esempio lampante sono infatti gli antidoti utilizzati contro la poliomielite, il morbillo o il vaiolo, che sono gli stessi da moltissimi anni.
Al momento è in corso la produzione di diverse tipologie di vaccini, quelli prodotti in Russia e in Cina utilizzano particelle di virus intere, inattivate o attenuate, per innescare una risposta del sistema immunitario, mentre quelli di Pfizer e Moderna, che potrebbero essere disponibili già a dicembre se otterranno l’approvazione da parte della Food and Drug Administration, fanno si che il sistema immunitario reagisca solo a una parte del coronavirus, la cosiddetta proteina Spike.
Nonostante si basino su funzionamenti diversi, il virus potrebbe diventare resistente ad entrambe le proposte, spiega il professor Kennedy, precisando che “abbiamo visto evolvere la resistenza del vaccino contro molti tipi diversi di vaccini”, tuttavia “ci sono anche molti esempi per ognuno di questi in cui la resistenza non è mai emersa”, ha concluso.
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