Quali sono i movimenti che hanno un valore nella presunzione bancaria ai fini fiscali? Va chiarito che questa tipologia di accertamento vale solo per reddito di impresa e di lavoro autonomo.
Cos’è la presunzione bancaria? Le operazioni bancarie, in sede di accertamento fiscale, hanno un valore presuntivo nell’accertamento del reddito, presunzione che, però, in ogni caso, può essere superata dal contribuente dimostrando l’estraneità di ognuna delle operazioni prese in esame.
Cosa si intende per presunzione bancaria? La normativa italiana prevede che i soldi versati sul conto corrente possono essere giudicati come reddito non dichiarato (proventi in nero) se non giustificati. Questo vale per la generalità dei contribuenti. Per i lavoratori autonomi e le imprese, però, oltre ai versamenti, rientrano nella presunzione bancaria anche i prelievi.
Presunzione bancaria da parte del Fisco
Il Fisco ha sempre la possibilità di usare prelievi e versamenti sul conto corrente per provare l’inattendibilità delle scritture contabili di un’impresa, di un professionista o di un lavoratore autonomo. Quanto depositato, infatti, potrebbe provenire da lavoro in nero; quanto prelevato potrebbe essere usato per effettuare acquisti volti ad aumentare il reddito.
La presunzione bancaria, quindi, per autonomi e imprese, opera su diversi fronti, mentre per la generalità dei contribuenti può essere applicata solo sui versamenti.
Per individuare gli eventuali redditi evasi, infatti, uno dei principali strumenti utilizzati dall’Agenzia delle Entrate è l’accertamento bancario sia per le persone fisiche che per imprese e autonomi. L’accertamento bancario è un’indagine finanziaria che l’Agenzia effettua tenendo sotto controllo i movimenti bancari del contribuente per verificare che ogni singola operazione sia effettuata per redditi dichiarati.
Come è ovvio questo avviene per i versamenti: per ogni cifra versata sul conto corrente il contribuente deve avere una giustificazione come stipendio, pensione, regalo, risparmi ed è bene che sia in possesso anche di una prova documentale che serve, appunto, per superare la presunzione.
A chi è rivolto l’accertamento bancario?
Solitamente l’accertamento bancario per il quale entra in gioco la presunzione, è utilizzato dall’Agenzia delle Entrate o dalla Guardia di Finanza nei confronti di:
- imprenditori;
- liberi professionisti;
- lavoratori autonomi;
- imprese.
Nonostante nella maggior parte dei casi siano proprio i soggetti sopra elencati a essere soggetti a un accertamento bancario, non è escluso che in caso di movimenti sospetti possa essere utilizzato anche per le persone fisiche.
Nel caso di imprese e autonomi nell’accertamento bancario, l’Agenzia delle Entrate prende in esame per recuperare la tassazione:
- i versamenti, nel caso che il contribuente non riesca a dimostrare che sono già stati inseriti nella dichiarazione dei redditi o che non dovevano essere inseriti in essa;
- i prelievi per i quali il contribuente non riesca a dimostrare il beneficiario degli importi.
Quali rapporti finiscono nella presunzione bancaria?
Quando un’impresa o un lavoratore autonomo è oggetto di un accertamento bancario, la presunzione investe non solo il suo conto corrente, l’eventuale libretto di risparmio, il conto titoli, ma anche le movimentazioni di altri soggetti o quelle transitate sui conti correnti di soci, amministratore e relativi familiari (ma in questo caso è onere del Fisco provare che il reale intestatario del rapporto bancario è titolare solo formalmente, mentre le movimentazioni sono state disposte da altro contribuente).
Nell’accertamento bancario la presunzione legale è di tipo relativo e questo significa che il contribuente può dimostrare che le movimentazioni in questione, al contrario di quello che pensa l’amministrazione tributaria, non hanno rilevanza ai fini della determinazione del reddito (con prova documentale).
Come difendersi dalla presunzione bancaria?
Quando l’Agenzia delle Entrate procede a un accertamento bancario, in cui entra in campo anche la presunzione, invia al contribuente gli elementi atti a ricostruire le movimentazioni bancarie per le quali deve dimostrare la non costituzione di reddito imponibile a tassazione.
Non sempre, però, l’amministrazione tributaria provvede a questa notifica. Laddove, però, il contribuente la riceve ha la possibilità di presentare un ricorso presso la Commissione Tributaria del territorio in cui dimostrare, appunto, attraverso le prove documentali, la provenienza delle somme depositate e l’utilizzo di quelle prelevate.
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