Cosa cambia nell’opposizione dopo le elezioni regionali: i nuovi rapporti di forza tra Pd, M5s e Terzo Polo

Stefano Rizzuti

13 Febbraio 2023 - 18:50

Il Pd è il secondo partito sia in Lazio che in Lombardia alle elezioni regionali. Deludono Terzo Polo di Carlo Calenda e M5s di Giuseppe Conte: come cambiano i rapporti di forza nell’opposizione?

Cosa cambia nell’opposizione dopo le elezioni regionali: i nuovi rapporti di forza tra Pd, M5s e Terzo Polo

Le elezioni regionali in Lazio e Lombardia ridefiniscono i rapporti di forza non solo nella maggioranza, ma anche nell’opposizione in Parlamento. Una delle principali sfide di questa tornata elettorale riguardava infatti proprio gli oppositori del governo Meloni: da una parte in Lombardia il Terzo Polo aveva lanciato la sfida al Pd con la candidatura di Letizia Moratti, dall’altra i 5 Stelle hanno deciso di andare da soli, con Donatella Bianchi, contro i dem.

Queste elezioni regionali, quindi, sembravano anche una sfida interna all’opposizione per capire chi avesse più peso elettorale nelle due Regioni più popolose d’Italia. E il risultato, nonostante la netta sconfitta e la vittoria inequivocabile del centrodestra, sembra chiaro: il Pd resta il primo partito d’opposizione, unico ad avvicinarsi (ma non troppo) a Fratelli d’Italia.

La spallata che Carlo Calenda e Giuseppe Conte volevano rifilare al Pd sembra quindi fallita, ma di certo anche i dem - in attesa di eleggere il nuovo segretario con le primarie - non possono sorridere di fronte alle due batoste in Lazio e Lombardia. Come cambieranno i rapporti di forza nell’opposizione?

Nel Lazio Pd respinge assalto M5s

Nel Lazio il primo partito è nettamente Fratelli d’Italia, ma a seguire (con dieci punti di distanza) c’è il Partito Democratico. I dem, nonostante la netta sconfitta, hanno comunque ottenuto un risultato migliore - e non di poco - di tutti gli avversari dell’opposizione. A partire dal Movimento 5 Stelle, che aveva sfidato apertamente il Pd con la candidatura di Bianchi, ma alla fine ha raccolto meno del 10% dei voti di lista.

All’interno della coalizione che sosteneva Alessio D’Amato (candidato Pd) c’era anche il Terzo Polo: Italia Viva e Azione, però, si fermano al di sotto del 5% (i dati non sono definitivi, ma poco dovrebbe cambiare). I dem restano il primo partito della coalizione, inoltre bisogna considerare anche che parte del 3% della lista a sostegno di D’Amato potrebbe rientrare proprio tra gli elettori del Pd.

In Lombardia delude il Terzo Polo, Pd secondo partito

Anche in Lombardia il Pd è il primo partito dell’opposizione, seppur distanziato da Fratelli d’Italia. I dem superano il 20% e dimostrano di essere di gran lunga la prima forza non di centrodestra in Regione. Il Terzo Polo, che aveva lanciato la sua sfida ai dem con la candidatura di Moratti, raccoglie meno del 5% dei voti. Stesso discorso per il Movimento 5 Stelle. Ai voti dem, inoltre, si può aggiungere una parte dei consensi raccolti dalla lista Majorino, che supera nettamente il 3%.

Come cambiano i rapporti di forza nell’opposizione

Una premessa è d’obbligo: il voto delle regionali non può essere considerato uno specchio fedele di quanto avviene a livello nazionale. Sicuramente, giusto per fare un esempio, il peso dei 5 Stelle a livello di elezioni locali (nonostante nel Lazio abbiano ottimi risultati alle spalle) è minore rispetto a quanto avviene a livello nazionale.

Forse lo stesso discorso può valere anche per Azione e Italia Viva. Al contrario, invece, il Pd ha un forte radicamento sul territorio, soprattutto in due Regioni come Lazio e Lombardia. Al netto di tutte queste considerazioni, resta il fatto che il Pd ha consolidato la sua posizione di leader dell’opposizione in Parlamento, già conquistato alle elezioni politiche di settembre.

Anche se i sondaggi nazionali continuano a dare i dem sotto i 5 Stelle, sicuramente ora il partito che sta per eleggere il suo nuovo segretario esce in parte - minima, di certo - rafforzato da questo voto nel suo ruolo di leader dell’opposizione. Ma anche ridimensionato da una destra che è sempre più forte e sempre più lontana nelle urne.

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